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INTERVIEW

Intervista a Kenny White


Kenny White non poteva sfuggirci così con un recensione. C’era bisogno di tirar fuori il personaggio, la sua intima fragilità e la sua rigorosa visione opinionata sulle cose della musica e della scrittura. Lo abbiamo fatto alle porte di un suo tour europeo (in parte con Judy Collins, in parte da solista) per scoprire un piacevole conversatore e un artista con una visione ben organica della musica “per non ragazzini” come da qualche parte mi dirà, raccontandosi. È un viaggio ben organizzato nelle riflessioni di un artista serio e dalla mano scorrevole che sa fermare le emozioni e non ha paura di esporsi e mettersi a nudo.

GN: Vorrei iniziare con una breve introduzione personale del tuo mondo musicale. 

Kenny White: non c'è niente di così breve riguardo al mio mondo...il bravo bambino va a finir male, compra un organo per suonarlo con il gruppo della scuola superiore, poi molla il college, diventa un emarginato. Così l’ex bravo bambino si trasferisce a NYC e diventa un grande scrittore musicale di successo per la TV e la radio commerciale, realizza poi un giorno che non sta facendo ciò che vuole fare veramente. Allora…sostanzialmentericomincia a registrare, diventa cantante/scrittore di canzoni. Meglio tardi che mai!!! Sto ancora producendo qualcosa, ma il mio cuore è per la scrittura di canzoni originali da cantare e da rischiare sulla mia pelle.

GN: I tuoi album sono molto densi; ricchi di significati e riflessioni. Sembra che tu li abbia tenuti per troppo/tanto tempo dentro di te e adesso hai bisogno di liberartene dandoli agli ascoltatori. E'giusto o sbagliato?

KW: Non ho mai tentato di rinchiudere dentro di me tante cose,e questa è la ragione per cui scrivo. Mi pare la via di comunicazione sentimentale più diretta. Quando dici denso, spero che tu non intenda pesante o scoraggiante. Io cerco di trovare la luce anche nei momenti più cupi. Non sempre però con successo! Ma spesso trovo dello humor anche in alcuni frangenti seri e formali.

GN: Le tue composizioni e il tuo cantare sono nella migliore tradizione cantautorale. Hai qualche influenza,ammesso che tu ne abbia? Son benvenute/ben accette sia le prime che le più nebulose influenze!

KW: Grazie per il complimento. Ho ascoltato attentamente per anni diversi artisti. E' un dono riuscire a dire molto con poche parole. Anche quando non ho scelto quella sentiero,come puoi intuire dalla moltitudine di cose che scrivo ci provo!! Ma credo che ultimamente c'e' bisogno di descrivere i  sentimenti più veri, poi non importa come cerchi di esprimerli. Sono stato influenzato da persone come Randy Newman, Paul Simon, Tom Waits,alcuni scrittori,un poeta di nome August Kleinzahler. Crescendo ho trovato che era meglio per me sentire qualcosa che mi potesse scuotere invece di qualcosa che mi catturava i miei interessi.

A questo punto della mia vita il cuore vince e va oltre la mente.

GN: Ti sei addentrato con successo in un'attività musicale più solida e commerciale e solo dopo verso la tua musica. La tua carriera è iniziata relativamente tardi. È stato per via di una tua necessità?

KW: Non mi sono veramente spinto così tanto avanti come dici tu. Quando ho fatto brani commerciali e produzioni di pubblicità, si è trattato principalmente di lavoro che mi permettesse di acquisire la libertà di cui avevo bisogno per fare la mia musica. Prima avevo provato a scrivere le mie canzoni e registrarle, poi ho pensato che avevo altro buon materiale. Comunque, guardando al passato, è stata una necessità per me aspettare così a lungo. Mi ci è voluto molto tempo per capire come scrivere ciò che sentivo, invece di buttar giù solo i pensieri. Quando ci sono riuscito qquesto ha rappresentato una  soddisfazione e una grande traguardo!

GN: Comfort in the Static è un titolo molto arguto.Che significato c'è dietro? Si tratta di un uomo arrivato alla mezza età?

KW: Proviene da una frase che si trova nella prima canzone del cd dallo stesso titolo. Ma ha un doppio significato per me…“When I heard that old radio in the song”…. Quando ho sentito quella vecchia canzone alla radio, ho sentito che c'era qualcosa di molto risonante per me nell'ascoltare il non digitale,lo statico. Letteralmente! Da ragazzo ero abituato a dover lavorare per sintonizzare una stazione in modo adeguato. Ho trovato che fosse paragonabile ad una piccola parte del microcosmo e di come le nostre vite sono cambiate. Il titolo riflette anche il mio tentativo di trovare un ordine nel caos che riscontriamo nel mondo di oggi giorno.

GN: Adesso vediamo il tuo lavoro come produttore. Quando una registrazione è buona è merito dell'artista e se va male è colpa del produttore. Giusto o sbagliato? “Tutti i diritti tutelati artisti/tutt   rieratsul produttore“. Corretto?  Andiamo in profondità a questa tua esperienza.

KW: La prima responsabilità del produttore è quella di uscire,andare fuori! Trovare il modo migliore per focalizzare la luce sul cantante e sulla canzone.

La prima registrazione che ho notato fu quella di Simon, “Still Crazy After All These Years.” Solo dopo la quinta o sesta volta che l'ascoltavo capii come fosse profonda e lussuosa la registrazione. Tutto ciò che avevo sentito fino ad allora erano canzoni. E solo dopo realizzai quanto tutto in quella canzone fosse vitale... ma in modo  sottile, sfumato, pacato. Ci sono stati produttori,come Brian Eno e Daniel Lanois, che hanno lasciato la loro impronta digitale sopra tutta la musica e questo si percepisce tutt'ora. Ma io penso che questi siano dell' eccezioni. La sovraproduzione è un grande errore in molto circostanze. Si deve produrre una canzone, non l'ultima tendenza.

GN: Puoi raccontare del tuo rapporto con  Marc Cohn, Shawn Colvin e Peter Wolf (J. Geils Band). Ho capito che questi 3 rapporti sono più profondi che altri come Gladys Knight, Linda Ronstadt, Dwight Yoakam, Ricky Skaggs, Kim Carnes, Felix Cavaliere, Dobie Gray and Aaron Neville, giusto per citare alcuni artisti con sui hai lavorato.

KW: Sì, assolutamente. I primi sono amici di amici e persone con cui ho lavorato per molti anni. Ho incontrato Marc e Shawn mentre stavo facendo pubblicità. Entrambi venivano chiamati per cantare di tanto in tanto. Sono due artisti molto profondi che meritano tutto il successo che hanno avuto. Sono veramente fiero del lavoro che ho fatto con Peter Wolf della J Geils band. I tre album che abbiamo fatto insieme sono esattamente il tipo di registrazioni che avrei voluto sempre ascoltare.

Questi sono artisti sono sguarniti, gente che va giù diretta, fuori dal lessico classico  del Blues, Country & Western . Peter è l’amalgama di così tante cose grandiose, di forti influenze ed è stato un piacere e un profondo insegnamento essere lì per fare queste tre registrazioni. Lui è un talento gravemente sottovalutato nel panorama attuale. 

GN: Capisco che hai un rapporto speciale con Judy Collins, Wild Flower è la sua etichetta. Puoi dirmi cosa è scattato fra voi due?

KW: Judy Collins è stata una delle più grandi fautrice della musica folk degli anni sessanta, elevandola a massima potenza espressiva, prima di gente come Joni Mitchell che senza di lei non sarebbe potuta esistere. Judy ha sempre trovato spazio per me durante le sue tournèe, nelle sue interviste e nella sua etichetta. L'ho trovata piena di inesauribile ricchezza e di energia per la sua arte al mondo d’oggi proprio quando altri dormivano sui loro allori prendendola alla leggera. Lei non è un'artista nostalgica. Guardarla è un'ispirazione, notte dopo notte, dona al pubblico tutto ciò che ha. Con stile e grazia.

GN: Hai avuto una carriera fluente scrivendo anche musica. Puoi raccontarmi qualcosa a riguardo?

KW: “The black body”, del 2008, è' stato il mio primo tentativo nello scrivere qualcosa di non musicale, e averlo pubblicato è stato molto emozionante. Ho chiesto un contributo all'editore , Meri Nana-Ama Danquah, che è una competente, che apprezza la mia musica e le mie parole. Prima di scriverlo stavo proprio chiedendomi se non avevo qualcosa di più da dire se non avevo qualcosa dietro la musica che stavo nascondendo.  Tutti i miei anni di lavoro con alcune delle voci migliori afroamericane mi hanno influenzato così profondamente che non è stato difficile trovare l'entusiasmo per scriverne a riguardo.Spero di rifare qualcosa di simile!

GN: altri interessi personali?

KW: Ho scoperto solo da dulto di essere un casinista organizzato, e non in grado di un alto livello di concentrazione - si chiama attention deficit disorder, ADD  - che mi preclude letture a lunga durata per esempio. Infatti, per combatterlo,scrivo. Ho rispolverato i miei vinili: Nigh Beat di Sam Coke è uno dei miei preferiti e poi amo il country: George Jones, Merle Haggard. Quello di una volta non quello di oggi di chi si professa alternativo. Essere alternativi è una cosa diversa, ragazzi! Ho amato I Grateflu Dead alla follia e vi consiglio due nuovi srtisti newyorchesi:Jonathan Spottiswoode e Amy Correia. Vivo al Village a NYC e ogni volta che penso che sia un posto rumoroso o che altro mi soffermo a riflettere se potessi vivere altrove. Solo in Italia, naturalmente, in Chianti! E se Sarah Palin dovesse tornare all’attacco mi propongo come pianista per cerimnie, feste e matrimoni lì da voi!

GN: Sei relativamente nuovo sulle scene internazionali e queste sono oggi alla ricerca di artisti più maturi e profondi di quelli di una volta. Quale è a tua opinione?

KW: Penso che dipenda dalla frustrazione di esserci infilati nelle orecchie per troppo a lungo cose insulse e senza un minimo di spessore. Potrei farti una lista interminabile di artisti ai quali non interessa minimamente essere originali. Basta che ascolti quante canzoni di successo hanno la stessa melodia, gli stessi accordi, la stesa struttura,lo stesso stile di interpretazione la parte peggiore del processo è però che alcuni dei maggiori artisti degli ultimi decenni, e parlo di quelli in grado di cambiare il corso della musica, oggi non possono neanche avvicinarsi alla porta di una casa discografica perché sono immediatamente rifiutati, a priori. In altre parole è vietata la sperimentazione, i giovani discografici hanno paura che la creatività abbia il sopravvento su di loro ! Allora ben venga il mercato indipendente e gestito da chi ha esperienza sul campo 


Giulia Nuti



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