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INTERVIEW

Intervista a Tony Palmer

Uno dei più grandi documentaristi rock (e non solo) d’Inghilterra torna in piazza con  tutta la sua luminosa carriera di iconografie cinematografiche e televisive. Le sue lunghe e dure battaglie combattute da dentro la BBC per più ampi spazi alla musica giovane fin dagli anni settanta hanno però pagato e permesso a più di una generazione di essere testimone indiretta di eventi che sarebbero rimasti altrimenti ad appannaggio di pochi. Un lungo viaggio che la Voiceprint (distribuzione Audioglobe) ripropone.


Tony Palmer on 200 Motels :  “Contrariamente a quanto hanno scritto tanti biografi di FZ quando incontrai Frank la prima volta esisteva solo un sacco di scartoffie senza ordine che contenevano scene dalla vita di FZ”. Zappa mi disse Quello che desidero è che tu riesca a mettere insieme un senso compiuto a tutto ciò con uno script coerente”. A dire il vero - nonostante le fandonie di Frank, fandonie di cui aveva il primato forse universale - non c’era musicalmente molto: un pò di musica, un pò di musica meno buona, un pò di musica scadente, un pò di musica assolutamente geniale. No orchestra, no coro,nessun solista.

Il mio secondo lavoro era quindi organizzare tutto ciò a stretto giro di tempo. Usualmente - tenetene conto per favore - che quando devi chiamare un orchestra - all’epoca - dovevi prenotarla un anno prima. Bene, qui avevo solo tre settimane.”


Tony Palmer on Ginger Baker in Africa :  “Ginger Baker fu uno dei primi musicisti a capire il grande potenziale della musica Africana e nel novembre 1971 decise di mettere su uno studio in Lagos. Pensò altresì che sarebbe stata un invaluable esperienza musicale attraversa il deserto del Sahara in macchina. Così comprò una delle prime Range Rover sul mercato e si rivolse a me per filmare quella che sarebbe diventata una vera odissea. Una odissea ben ripagata perchè quano giungemmo in Nigeria venimmo letteralemente rapiti dalla musica locale. Ridordatevi che stiamo parlando di periodi precedenti alle corruzioni govenativi e alle crisi energetic he, la musica pulsava con libertà incondizionata dai tamburi di Oshogbo alla sità orientale di Calabar che potemmo visitare solo grazie allla nostra nostra guida: lo sconsciuto (all’epoca) Fela Ransome Kuti

Ricordo infatti di aver filmato Fela in uno stadio peino di pazzi scatenati. Ginger, io e il mio cameraman eravamo gli unici bianchi là dentro. Da brividi. Ma mai come quella volta a Calabar dove I muri delle nostre stanza d’hotel ( oddio hotel è una parola grossa!)  erano ricperte da mosche e calabroni, Ginger ed I pens ammo che se fossimo sopravvissuti a quella notte saremmo sopravvvisuti a tutto. Quel documentario è un tributo al senso di libertà che Ginger ed io vivemmo in quel novembre 1971.”


Tony Palmer su Phil Spector,  “Venga alle sette di sera e non ritardi, mi dice una voce senza accenti al telefono. Giunti al suo maniero passo attraverso un body scan antilitteram, cani da guardia minacciosi, guardie di sicuerezza armate fino ai denti. Mi si presenta davti a mezzanotte, dopo 5 ore di ritardo. Ha classe, charme, gentilezza, indossa una assurda parrucca di finti capelli dritti che sotto le luci dei rifelttori del set lo rendono ancora più assurdo di quanto il piccolo uomo già non sia. Poi mi dice una cosa che mi lascia senza fiato “Mio padre si sparò in testa davanti a me, non crede mr Palmer che la cosa non abbia avuto effetto sul mio stile di produzione ?…” 


Tony Palmer su  Sam Philips: “In piedi nel mezzo dello stesso studio in cui trenta anni prima Sam aveva pregistrato un giovane Elvis proprio nel giorno dle compleanno della mamma,  il reclusivo Philips sembra ancora non consapevole del significato di quell’evento. Allo stesso tempo, dalle parole dello stesso Philips, pare che nemmeno Elvis fosse mai stato davvero consapevole di quel che stava seminando. Di solito Sam Philips registrava musica Gospel, hillbilly, country, “ma sempre musica che abbia una certa dose di ritmo ben audible “ mi dice. In quella zuppa Sam infila una voce dalle caratteritiche genuali, e da quel momento in poi la musica popolare non sarebbe stata più la stessa. Ora lo studio originale è un parcheggio. Peccato.”


Tony Palmer su  Leonard Cohen:  “Ci incontriamo in uno squallido café di East Berlin, ancora un paese comunista all‘epoca. Cohen prende improvvisamente in ostaggio una studentessa near e mi chiede di filmare tutto, e inizia a leggere una poesia sui “ killers in nazioni come questa”. fortunatamente quasi nessuno nel caffè capisce coLeonard stia recited ma lo sguardo durissimo di Cohen è impossible da non essere compreso. Fu un gesto coraggioso, rinforzando il punto di vista per cui la musica popolare ha il dovere  di coscienza sociale di una genrezaione altresì castigata nel silenzio dalla ipocrisia della politica e dei politicanti.”


Tony Palmer su  John Lennon “Lo incontro la prima volta nel 1963 quando mi venne chiesto di fargli visitare l’Università di Cambridge. Ci reincontriamo nel 1966 grazie al loro press office Derek Taylor, mio caro amico all epoca, come George Martin. All’epoca lavoravo alla BBC e Derek mi chiamava ogni tanto per scrivere le note ai loro dischi. Lennon si rivolse a me argomentando che i migliori artisti della nuova scena rock non trovavano spazio sui canali della BBC. Fu così che nacque nel 1968 All My Loving con filmati da me girati in esclusiva di  Hendrix, The Who, Frank Zappa, Cream, Pink Floyd, introdotti dalla regale famiglia dei Beatles 

Il mio rapporto con John proseguì e nel 1971 scrissi una bio di John e Yoko su suggerimento di Derek Taylor che però non venne mai pubblicata a causa di dichiarazioni poco carne di John su Yoko (o perlomeno Yoko così ritenne!).

Nel 1973 reincontro John che mi dice che  non sto “svolgendo il mio dovere”. Nasce in quel’occasione l’idea di documentare l’intera musica popolare Americana in un lungo documentario di 17 hore diviso come serie televise: ‘All You Need Is Love. La Apple, nella persona di Neil Aspinall, a nome degli altri, fu grandemenete cooperativa nel proveddere con filmati rari e inedited. Intervistai nuovamente Paul & John così come la mamma e la sorella di Brian Epstein. Quando John lennon morì scrissi un suo ricordo per The Times di Londra.”


Tony palmer su CREAM FAREWELL CONCERT “La tipica occasione in cui devi davvero dire io c’ero !November 26th, 1968, at the Royal Albert Hall – it only seems like yesterday.  E rivedendo il film si può sentire la band pulsare come mai. Ma come accadono certe cose, ti domandi, allora ?

Prima di tutto la magia dei musicisti. Le capacità, l’ispirazione, la loro conoscenza reciproca. Quella sera ci ricordarono che il rock & roll era al Massimo della sua espressione musica semplice . Certo!; Dylan eLenon potevano elevarne il significato con I loro testi. Ma furono Bruce, Baker, e Clapton quella sera a ricordarci che armonicamente e strutturalemnte il rock & roll può essere allo stesso tempo così semplice MA così strutturato come la cosidetta musica classica

Seconda cosa, quella che dà al film tutto il suo potere e la sua autorevolezza, è il risultato di circostanze assolutamente casuali. Ricordatevi di come primitivi erano I sistemi di registrazione dal vivo nel 1968 e, ancor di più, quelli di ripresa. Al posto delle nomarmali 24 mini camere hd di oggi noi avevamo solo 4 telecommute su piedistallo. La televisione a colori era arrivata in Uk da meno di un anno e letting di un videtape era un evento simile al gioco d’azzardo.
Quindi, quello che vedete è tutto “dal vivo”, interviste a parte. No edit!. C’è però tutta l’energia della situazione in corso. Devo anche confessare una cosa con un certo Rogelio: non credo di aver visto MAI unaltered registrazione di un concerto dal vivo in cui l’atmosfera sia così fedelmente riproposta.

Una nota a piè di pagina: il film fu originariamente commissionato dalla BBC per la sua serie “Omnibus”. sarebbe quindi andato in onda fra un documentario su Debussy e uno su Picasso. Questo sarebbe impossible oggi. La BBC ha abbandonato le proprie responsibility in fatto d’arte e cultura. Non considera di certo oggi qualcosa di “crudo” come il rock & roll come arte. 

Lascio ai lettori ogni considerazione”.


Tony Palmer on All My Loving series (16 episodes): “Attraversammo l’America dal Nord, sud, Est, Ovest, e poi Sahara, su fino a Salzburg per cercare le origini delloperetta, e poi in Galles per incontrare Mike Oldfield; Liverpool, Irlanda del Nord dove circondati da uomini armati mentre filavano i Provos cantare “The Troubles”. Abbiamo guidato per ore nel deserto del Avaro e filmare Bo Diddley che ci aveva promesso di sparare a chiunque fosse bianco di pelle. Ad Harlem il nostro anfitrione fu John Hammond sr, l’uomo che aveva scoperto Billie Holiday, Earl Fatha Hines ci spiegò cosa era un “arnese” per Al capone, erci Calpton ci suonò una version strappalacrime di Layla, Lonnie Donegan suonò per noi”Rock Island Line” come se la avesse composta un minuto prima, Bill Wyman, in lacrime ci descrisse per filo e per segno il funerale di Brian Jones, Paul (Mc Cartney) imbracciò la chitarra per Yesterday esclamando “Volevo fare qualcosa di speciale per te suscitando il mio famoso paragone fra lui e Schubert ( era il 1968) un èaragone che apre al mondo ancora calzante. Mentre filmavamo ebbi qualche volta l’impressione di fermare un evento eccezionale. A Chicago, solo per caso scoprii che Muddy Waters suonava nel southside. Trovammo un numero di telefono, gli farfugliai qualcosa. Lui si mise a nsotra completa disposizione. Terrorizzato dall‘idea che il club si sarebbe riempito presto preparammo il set molto presto. Allo show c’erano più tecnici che pubblico. Ecco - mi dissi - una icona della musica più o meno dimenticato ( era il 1975). Lo stesso accade con BB King che non avrebbe più smesso di ringraziarmi. Saper di essere riuscito a fare qualcosa per loro fermandoli su pellicola mi rende ancora oggi felice.”


Tony Palmer su Richard Burton : “ Ebbi il privilegio di conoscerlo bene poco prima che morisse e per farla breve mi “rubò” la mia migliore assistente per “trasformarla” nella sua ultima moglie, la donna che lo rasserenerò negli ultimi anni della sua tempestosa e tormentata vita. Ero intenzionato a fare un film su di lui mentre i suoi fratelli e sorelle erano tutti ancora in vita ( dodicesimo su tredici figli) , persone che non dimenticò mai. A un certo punto della sua vita aveva ben 30 persone della sua famiglia pagate dal suo ufficio. Mi confessò che odiava tutto di se stesso: la voce, il viso. Curiosamente per un uomo che aveva vissuto la sua vita nell’occhio del pubblico, Burton era timido, deferente, ortese e assurdamente generoso. Allo Stesso tempo era selvaggio, appassionato, profondo conoscitore di sheakspeare, capace di recitare a memoria tutti i sonetti. Era i personaggi che interpretava perché  li sceglieva come se dovessero raccontare davvero la sua vita privata. L’ombra del grande attore non lo lasciava mai.”


Tony Palmer su Wigan Casino: Wigan casino, fuori Manchester, non era il solito luogo di giocatori d’azzardo né una sala bingo. Il Wigan Casino era la sala da ballo che lanciò nella metà degli ani settanta la moda del cosiddetto Northern Soul, posta al certo di un’area una volta prosperosa in una citta manifatturiera oggi sull’orlo del collasso. Dal Sabato notte alla domenica, senza pausa, si riempiva di ragazzi che giungevano da ogni parte d’Inghilterra per divertirsi con la loro musica, senza intralci né interferneze dei parenti né della polizia. Quest’ultima settimana dopo settimana si convince che Wigan Casino era una kasbah per drogati e pur senza nessuna evidente prova ( e con la scusa di un piccolo incendio) chiuse il locale nel 1981. Ma quello che non poterono fermare fu il suono del Northern Soul e, ancora più incredibilmente, uno syile di ballo inventato sul posto che sarebbe stato internazionalmente riconosciuto con il nome di breakdance. In netto contrasto con l’oscuro sfondo del degrado industriale, della disoccupazione e della depravazione sociale, questo stile di ballo e questa musica espressero gioia e piacere lì dove quotidianamente gioia e piacere erano del tutto assenti.”


Intervista di Ernesto de Pascale





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