.

Fantastic Plastic Machine - FPM
(AvexEntertainment) 
www.fpmnet.com

The 6th album from the ex Shibuiya-Kei artist Tanaka Tomoyouki its the natural evolution of the previous work "Imaginations", trying to find new ways of expression giving into downtempo, house and ambient.

La prima volta che ho ascoltato Tanaka Yomoyuki, alias Fantastic Plastic Machine (nome tratto dal film ‘Lostiano’ del 1969 dei Fratelli Blum) è stato nel 1997 con l'inevitabile innamoramento per l'album  The Fantastic Plastic Machine, edito dall'etichetta consorzio Readymade Records.
L'album d'esordio ha contribuito a plasmare e identificare il suono del movimento abstract-pop orientale noto come Shibuiya-Kei, le cui primarie fonti di ispirazioni erano legate ad una rivisitazione in chiave avanguardistica di campionamenti di ricercata lounge music, Burt Bacarach e tropicalia. L'album divenne un'icona rock snob talmente marcata da fare la sua apparizione anche tra i vinili del Championship Records, nel film ‘Alta Fedeltà’ tratto dall'omonimo romanzo di Nick Hornby.
Passano gli anni, anche per un genere di musica che più di ogni altro, con l'approssimarsi della fine di un millennio, sembra imporsi come colonna sonora retrofuturibile prospettando aspettative di un'evoluzione in suoni e manierismi rimaste invece inattese.
Con la pubblicazione del quinto album dei Pizzicato 5 per la Matador Records e la 250sima uscita per Trattoria Records, si ha l'addio definitivo al genere Shibuiya nei primi anni 2000, con la dismissione di tanti progetti musicali a segnare la fine del coloratissimo movimento musicale. 
Il cataclisma epocale non sembra tangere Tanaka Tomoyuki, diventato ormai un gotha nel jetset dei più richiesti DJ internazionali, un ricco produttore che allarga il suo catalogo di brani e campioni, esponendoli nelle infinite e impeccabili raccolte Sound Conciergie e remixando in chiave house alcuni temi classici della Disney.
Già nel 2003, con l'album Too, il progetto Fantastic Plastic Machine prende le distanze da un mondo di citazionismi lounge e samples alla lunga diventati sterili e fuori moda anche come revival, e cerca nuove strade in un sound che riesca a mantenersi innovativo, futuribile, cristallino, in perfetto equilibrio tra musica d'ambiente e una dance da club per very important persons.
L'ultimo lavoro, PFM, chiude in modo virtuale la triologia che coinvolge anche il precedente Immagiations, rischiando di diventare il lavoro di Tanaka più riuscito del ventunesimo secolo.
Proseguono le collaborazioni, e ad affiancare Fantastic Plastic Machine troviamo tanti ospiti un po' come accadeva per il Ryuichi Sakamoto più pop di Sweet Revenge: Blaise & Maynard,  delle star nipponiche Monkey Magic, Jonas dei Kissogram, il bowiano Benjamin Diamond, Robbie Danzie, Mona Yamamoto e Loki Napator dei TRIOL.
L'inizio del nuovo PFM è veramente entusiasmante, tanto che l'adrenalitico remix del pomposo Sir Edward Elgar in chiave Parodius fa quasi gridare al miracolo, tanto da fare sospettare che Tanaka Tomoyuki si sia soffermato due anni solo su questo brano occupandosi sbrigativamente delle tracce successive.
Purtroppo invece non abbiamo un nuovo Fantasma di Cornelius, anche se i suoni glaciali e ipnoticamente elettronici che si innestano in incessanti crescendo di sequenze armoniche incastonate su un beat potente da apprezzare esclusivamente riprodotto da cd originale è in grado di fare ringiovanire gli ascoltatori più maturi di una buona ventina d'anni.
Lo strumentale Dafrpunkiano "Sex", con il suo crescendo simbolico e non proprio originalissimo, considerando epigoni di altri colleghi nipponici come l'insuperato "Theme" delle Cibo Matto, e la snervante attesa del manierismo house-art di "Telephone & Whisky", sono funzionali all'album come gli annoiati tentativi degli sceneggiatori di Lost di allungare la serie per riempire un altro paio di stagioni.
"Hey Ladies" rimane un graditissimo refuso di tutte quelle sonorità che hanno reso celebre Fantastic Plastic Machine, un piccolo zuccherino per non scontentare i fan della vecchia guardia.
L'album si chiude con l'esotica "Ai No Yume", la neve dell'amore, un richiamo ai classicismi dell'apertura. Il sassofono  su piano remixato e ipnotico synthbass suggella con eleganza retrò un album che mette in evidenza luci ed ombre del nostro, in un fluido sfarfallio di sfumature e repentini virtuosismi, simili alla fiamma di una candela che continua ad esitare prima di spegnersi definitivamente. La buona notte dopo un rumoroso weekend trascorso nella più rumorosa discoteca di Tokyo.

Mark Zonda

If you do I do
Without You
I Think
Hey Ladies
Can't you feel it?
Madness
Sex
Alphabet
Telephone & Whisky
No Matter What Other Say
Ai no yume

tutte le recensioni

Home - Il Popolo del Blues

NEWSLETTER

.
.
eXTReMe Tracker