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John Martyn - On The Cobbles
(Independiente/Sony)



Giunto con “On The Cobbles” (Independiente/Sony) al suo ventiduesimo album, John Martyn, un cantautore che ai profani vorremmo indicare come “rivoluzionario” per il modernissimo uso degli strumenti acustici e della vocalità, rivoluzionario almeno quanto Tim Buckley, avrebbe potuto turare i remi in barca. Ma per Martyn la vita è sempre stata una salita ancor più dura da percorrere oggi che gli è stata amputata una gamba. Come altri artisti che- a contatto con problemi fisiologici- hanno prodotto il proprio miglior disco in anni ( Bob Dylan “Time out of Mind”, Paddy Mc Aloon dei Prefab Sprout”in Trawl the Megahertz”) così Martyn mette insieme una raccolta che i suoi fans si auguravano da anni di ascoltare e che potrebbe davvero fargli fare bella figura presso un nuovo pubblico. Ci vuole molto coraggio per tutto ciò; innanzitutto perchè l’amputazione è l’effetto di 30 anni di solido alcolismo e perchè per tirare avanti la baracca John adesso ha bisogno del doppio delle energie. Ma l’artista scozzese ha una reputazione forte e in questo album ci pensano a dargli una mano Paul Weller, i bassisti John Giblin e Danny Thompson, Peter Erskine, Nick McCabe dei Curve e molti altri ancora. Essi si stringono intorno a John Martyn per rendergli meno sofferta la fuga da questo inferno ( il cantante chitarrista è sobrio dal 1998 e si dedica da allora alle pratiche Zen) e quando con la grande Mavis Staples intona “Goodnight Irene” di Leadbelly arriva la conferma che tutto quel che hai ascoltato fino a quel momento si ricongiunga idealmente nel classico folk blues di tanti tanti anni fa. E’ in questo ultimo brano che appare, per giunta fuori fuoco, l’unico riferimento all’amputazione in un disco che affronta ben altri temi( “one for the road” è un inno alla vita!)e che ha un tono generalmente filosofico ma pervaso da sottile autoironia che gioverebbe molto a certi artisti ben più giovani di lui. John Martyn per essere un uomo che di fantasmi se ne è visto passare davanti – ne citiamo due: gli amici anch’essi musicisti Nick Drake e Paul Kossoff ( Free) – pare avere ancora pieno possesso della sua attività e della sua vita. E’ un bluesman stilisticamente unico e il suo approccio alla chitarra acustica non ha pari. E questo è un album in cui la chitarra parla davvero una lingua propria originale, ancora attuale, come ai tempi degli esordi di “London Conversation” o come ai tempi dell’immenso “Solid Air”, benedetta dalle belle composizioni che la voce sgranata di John firma. Piacerà quindi agli adulti questo “On the Cobbles” ma i giovani che lo scopriranno ne resteranno affascinati e, siamo pronti a giurarci, inizieranno a riscoprire l’arte del grande John Martyn. Uno che si merita il plauso di un pubblico ben più vasto di quello attuale.

Ernesto de Pascale




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