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ANTEPRIMA
CocoRosie – Noah’s Ark
(Touch and Go records)
www.touchandgorecords.com



Noah’s Ark: beautiful atmosphere, great acoustic sound but with a certain “sameness” and with the lack of authentic well-written songs

Dopo l’acclamatissimo debutto La Maison de Mon Reve, che ha riscosso entusiastici pareri della critica, le sorelle Casady, (Sierra a chitarra flauto e voce e Bianca a percussioni e voce) si lanciano alla ribalta con un nuovo lavoro discografico, Noah’s Ark. Nato tra un concerto e l’altro, mentre le musiciste vivevano un’ “esistenza nomade” facendo tour in compagnia di artisti come Bright Eyes, Anthony & The Johnsons, Devendra Banhart, Tv on The Radio, l’album raccoglie emozioni, sensazioni e collaborazioni tutte venute alla luce strada facendo. La vena pop delle sorelle Casady è accompagnata da una discreta dose di eclettismo che le porta a sviluppare sonorità particolari, a cercare effetti inaspettati e a sfruttare suoni quotidiani come può essere il pianto di un bambino. L’album è concettualmente quasi un ritorno al passato, alla riscoperta dell’infanzia (durante la quale le due sorelle sono cresciute in stati separati) e delle emozioni più semplici. Notevoli sono le collaborazioni con artisti come Anthony, che presta il suo talento su Beautiful Boyz. L’album è pervaso da una bella e delicata atmosfera e immerso in una confortevole dimensione acustica, e sicuramente è un lavoro che sarà notato a livello internazionale. Ci rimane un po’ l’amaro in bocca perché qualcosa in fondo manca, una marcia in più di comunicativa, un pezzo veramente scritto ad arte. Nonostante la bella atmosfera l’album si mantiene nel suo svilupparsi molto uguale a se stesso, l’impressione che ha un ascoltatore che si avvicina ad esso la prima volta è che il disco sia più lungo dei circa 44 minuti reali. Le CocoRosie, almeno così sembra di percepire, fanno molto leva sull’esoterismo dei loro personaggi , sulla particolarità della loro storia personale. Ma anche essere strani nella musica può essere molto difficile, ti deve proprio venire da dentro senza l’ombra del preponderato. Noah’s Ark insomma è di fatto un buon disco, con diversi aspetti positivi, ma non viene da sbilanciarsi a dire che svetta né che si arriva in fondo con la voglia di ricominciare subito da capo.

Giulia Nuti


Intervista a Sierra delle Cocorosie

Nonostante siate solo al secondo album avete già un piccolo seguito in Italia. È un evento curioso, no?
L’Italia è stata uno dei primi paesi europei ad interessarsi di noi. Dopo essere stati da voi la prima volta, abbiamo spinto i nostri discografici a tenere l’Italia fra le priorità. Amiamo la vostra terra e il vostro vino.
Il vostro nuovo album è ancora più intimo del precedente. È solo una impressione del recensore?
No, è la verità. Esprime il nostro lato oscuro.
Quale è il luogo perfetto per la vostra musica ?
Direi in fondo al mare ma se non riuscite a raggiungerlo provate a fare una passeggiata all’alba, quando la vostra mente è ancora confusa dal sonno e dai sogni, e l’atmosfera è magica. La natura farà il resto
Qual’ è la vostra maggior fonte di ispirazione?
Fonte di ispirazione?… francamente nessuna. Non abbiamo ispirazione. Siamo letteralmente investite dalle canzoni. Noi non facciamo altro che metterci a disposizione e ricevere creatività dal di fuori. E quando cerchiamo di scrivere delle canzoni non ci riusciamo quasi mai. Oserei dire che la situazione è fuori controllo ormai, siamo come delle medium
Se doveste scegliere della musica da suonare prima e dopo un vostro brano cosa scegliereste in scaletta?
Inizierei una terzina con i Wu Tang Clan che, pur se apparentemente così lontani da noi, hanno in comune con noi due il messaggio e un carattere spirituale speciale e concluderei con un brano di musica antica. Magari un brano di musica sacra.
Avete la percezione che ci sia più attenzione verso di voi in Europa che in America ?
Non proprio una percezione, per adesso un presentimento, direi. L’Europa ha maggiori cognizioni musicali per comprenderci. Ha una cultura più ricca ed onesta. Noi, da parte nostra siamo consapevoli che qui in Europa parliamo a un pubblico più…erudito.
Ritieni che vi sia un nuovo movimento folk e di musica acustica o solo un gruppo di artisti che si trovano al momento giusto nel posto giusto?
Devandra Barnhart, Antony, Joanna Newson e altri, Cococrosie comprese, non hanno un suono in comune ma sono accomunati da una grand’amicizia…
…certo che suonando tutti voi una musica molto intimista più siete e meglio vi difendete l’un con l’altro?…
…infatti collaboriamo spesso e suoniamo insieme per avere un pubblico che ci ascolti con attenzione.
Adesso aspettiamo con trepidazione una bella serata al festival jazz di Montreux l’undici luglio (www.montreuxjazz.com). Quella sera sul palcoscenico della Stravinski Hall saliremo noi, Devendra Bernhart, Joanna Newson, Billy Boy Prince e ci sarà una sorpresa che non vogliamo però svelare adesso. Veniteci a trovare!

Ernesto de Pascale 7.6.05

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