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Jeffrey Halford & The Healers - Railbirds
(Shoeless Records)
www.jeffreyhalford.com



The sticker on the cover shows the presence of special guests like Augie Meyers, Chuck the Prophet and Steve Bowman, and Railbirds, the third Jeffrey Halford & The Healers’ work, is a truly good exemple of slide guitar playing and blues.

Railbirds è il terzo episodio discografico di Jeffrey Halford e dei suoi The Healers, band dalla lunga gavetta ma dalla sicura resa musicale. Sulla scia di Sonny Landreth e Colin Linden (tanto per citare i due più illustri predecessori su queste pagine), Jeffrey Halford ha messo in piedi un disco denso di energia da cui traspira tutta la sua sensibilità artistica unita ad un songwriting che spazia dal southern rock ad atmosfere folk-blues, il tutto condito ovviamente dalla sua slide e dalla versatilità dei suoi Healers. Il disco co-prodotto da Adam Rossi, in quasi tutto i brani alle tastiere, vede la presenza di diversi ospiti speciali come Chuck Prophet, alla chitarra elettrica in due brani, Steve Bowman (già con i Counting Crows) ma soprattutto Augie Meyers che con il suo Hammond B3 colora in modo inconfondibile i brani di Halford. Il disco sin dalla prima traccia, Denial, mette in mostra con schiettezza tutte le sue qualità che si concretizzano in definitiva nei brani più elettrici in cui si apprezzano i duelli chitarristici tra la slide di Halford e la chitarra di Rich Goldstein come nel caso di Watching The Train o del sofferto blues Halfway Gone. A questi brani vanno aggiunti inoltre le impennate sonore di Nine Hard Days, il rovente rockabilly di Carmelina e texas blues di Purgatory, tutte e tre caratterizzate da prestazioni magnifiche degli Healers che ci danno dentro alla grandissima. Certamente anche Railbirds non è immune da sensazioni di già sentito tuttavia non si può non apprezzare lo sforzo di ritagliarsi una propria personalità artistica operato da Halford. In questo senso non si possono non citare due ballate, South Of Bakersfield e Vancouver Rain che rispetto ai brani più acustici, piuttosto incolori (vedi la titletrack), sono senza dubbio i brani più poetici e melodici del disco. Ascoltatelo senza preconcetti, questo è uno di quegl’album che crescono ascolto dopo ascolto.

Salvatore Esposito


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