.



Sandy Denny

Deve essere stato difficile starle a fianco.
Questa è la prima impressione che si trae sentendo parlare oggi quanti conobbero di persona Sandy Denny, la bionda, frizzante e straordinaria cantante inglese ricca di talento e passione scomparsa il 21 Aprile 1978 a soli 31 anni, il cui nome è legato indelebilmente ad alcuni dei più grandi dischi di folk rock realizzati in terra d’Albione. La ristampa dei suoi quattro album solisti ci danno moto di raccontare la sua storia. Una storia dove la tristezza prevale sulla gioia di una gioventù vissuta sulla cresta dell’onda.

Londra, 1966. Sandy è già facilmente riconoscibile sulla scena musicale londinese per il suo talento. A questo la diciannovenne di Wimbledon aggiunge una riservatezza sul palcoscenico quasi irritante ma anche una determinazione che appartiene solo ai più grandi. La ragazza pare abbia scoperto le sue capacità intuitive allora ma è un comportamento profondamente erratico ciò che più la distingue dalle sue coetanee sulla scena (pochissime, peraltro…).

Il primo a suscitare in lei un serio interesse musicale è il cantautore americano Jackson C.Frank, che viveva in quel periodo in una casa di Kensington assieme Paul Simon e Al Stewart, del quale era accanita seguace. Con lui, Sandy intraprese una dolorosissima storia d’amore che avrebbe lasciato molte ferite aperte nella cantante. Quando la Denny lasciò Jackson C. Frank portata all’esasperazione dal comportamento paranoico di lui non abbandonò mai di cantare almeno una sua canzone nel proprio repertorio, “Blues Run The Game “. Frank sarebbe presto stato internato per schizofrenia.

La ricerca della sua personalità artistica ma soprattutto vocale si concretizzò nei mesi passati assieme ad uno dei più famosi folksinger britannici, Alex Campbell. Nei due album “Alex Campbell & friends“ e “Sandy & Johnny” con il Johnny Silvo Folk Group non è difficile intuire il tono di ricerca. Importante è piuttosto sottolineare a che tipo di canzoni attingeva il folk britannico dell’epoca, in special modo, individuarne il seme di così forte cambiamento che in soli 3 anni avrebbe sovvertito il genere.


Firenze, primavera 2003. Dave Cousins, fondatore degli Strawbs siede davanti me a quasi 40 anni di distanza dal primo incontro con Sandy. Mantiene l’aria sorridente che caratterizza l’epoca di “Sandy & The Strawbs“ (conosciuto anche come “All our Work“) l’album registrato a Copenhagen. Il gruppo è ancora in attività, il recente impulso intorno al genere e alla figura della Denny e dei Fairport Convention ha creato un indotto per quelli che – a ragione o a torto – sono oggi indicati come “minori” o, piuttosto, sono solo stati meno incidenti nei cambiamenti. “Mi imbattei in lei un martedì sera – ricorda con precisione il leader degli Strawbs, stringendo in mano una copia del loro capolavoro, “Brave New World “ – e non ci furono dubbi che eravamo davanti a un talento naturale. Quando le chiesi, ma non ero molto convinto che potesse essere interessato a me, di unirsi al mio trio, lei, con nostro immenso stupore, disse sì“. Cousins, la cui reputazione era alta nel circuito folk, le fece da mentore non richiesto. “Era chiaro che – canzoni a parte – il nostro trio le stava stretto - continua Dave Cousins – bastava entrare in un locale con lei ed era facile capire. La conoscevano tutti e lei era amica d’ ogni singola persona presente. Tutti avevano una bottiglia per lei!. Poi andò a vivere con il contrabbassista Danny Thompson, che suonava negli appena nati Pentangle ed io capì che quella ragazza sceglieva solo chi era un gradino più in su e chi aveva maggiori potenzialità da esprimere. Era facile intuire che negli anni a venire avrebbe fatto coincidere spesso il privato e il pubblico… Ebbi un periodo di crisi e mi dovetti fermare un attimo per ricominciare. Solo a quel punto mi ero accorto che Sandy aveva lasciato il segno anche su di me che mi ritenevo immune…”.


L’esperienza discografica con Cousins e gli Strawbs pur passando quasi inosservata è importantissima per Sandy Denny e per chi la vedrà, da lì a poco, con altri occhi. L’album contiene, infatti, il suo debutto compositivo, niente meno che “Who knows where the time goes”, il brano che marcherà per sempre la sua carriera. E’ qui che entra in scena Joe Boyd, il 24 enne produttore bostoniano mandato “in missione“ dalla Elektra Records di Jac Holzmann per “investigare” la scena locale e che non sarebbe mai più tornato indietro.

Joe ha l’aria intellettuale e confidenza in se stesso. Ha classe e capacità. In pochi mesi ha rivoluzionato la scena. Ha fondato il club UFO presso cui hanno debuttato i Pink Floyd, poi li portati in studio per il loro primo singolo, intanto ha fatto firmare una formazione di maghi, zingari, santi e cialtroni con la Elektra. Si chiamano Incredible String Band. Ma è altrove che Joe punta. Il suo vero segreto sarà sempre “guardare oltre “.
“E’ vero – mi confessa nell’intervista esclusiva che mi concede per questa inchiesta e che si somma ai molti altri nostri incontri – cercavo di andare ad immaginare come far funzionare questa “scena“ così incandescente. A Londra, come in tutta la cultura europea rispetto a quell’ americana, c’è maggior frammentazione di interessi e così era anche nell’ underground. Cercai di mettere ordine “.


Joe Boyd
Boyd è molto modesto ma fece ben altro, diciamolo pure: non aveva solo talento ma aveva anche metodo e le basiche cognizioni per far funzionare le cose. Boyd, inoltre, compì una operazione personale non dissimile da quella che stava compiendo Sendy Denny: entrò nelle pieghe della controcultura attraverso le più belle ragazze sulla scena (mica bischero!…) esattamente come Sandy stava facendo attraverso i propri flirt. Impossibile non incontrarsi!

“ La incontro in un locale, una sera. Mi si mette davanti con questo disco (quello con gli Strawbs) e mi attacca un lunghissimo discorso sul folk contemporaneo, su noi americani, su loro inglesi e sulle nuove tendenze. Era evidentemente alticcia. Impossibile che ti potesse rimanere antipatica! Aveva una forza di comunicare, una gioia e gli occhi chi deve vedere ancora molto. M’invitò a vederla suonare dal vivo. Fu una esperienza quasi imbarazzante”, confessa Boyd. “ Mi trovo davanti la ragazza tutta energia di pochi giorni prima completamente chiusa a guscio sulla chitarra, che, pur cantando benissimo, ha un repertorio obsoleto ma che tenta di farsi amico il pubblico con delle battute senza senso. Me n’andai prima di potermi imbattere in lei e salutarla a fine serata ma poi, a casa, ripensai al coraggio che aveva avuto e misi su il disco e rimasi folgorato. C’erano almeno un paio di cose bellissime che non aveva, naturalmente, suonato quella sera”. Continua il produttore : “ La invitai a venirmi a trovare a Bayswater, dove abitavo. In mezzo alla sua caotica intelligenza riuscì a spiegarmi quello che aveva in mente. Non potevi non restar colpito da una ragazza del genere. Penso – riflette oggi Joe – che Sandy cercasse soprattutto confidenza: non la ricordo come una ragazza sicura di se nonostante che negli anni a venire sarebbe diventata piuttosto sfacciata. Non si piaceva e i rapporti che ebbe con molti uomini hanno più il sapore della conferma che vero amore, anche se Sandy era una ragazza che dava moltissimo. Nei mesi che passammo insieme non accennò mai al suo rapporto con Danny Thompson anche se tutti sapevano. Questa forma di “split personality “ più avanti sarebbe aumentata a dismisura”.

Non è un caso che proprio durante l’avventura “estiva“ con Joe Boyd, Sandy Denny diventa la migliore amica di Linda Peters (poi Thompson), futura fidanzata di Boyd. “Fu Sandy a “propormi“ Joe – mi confessò candidamente Linda durante la nostra intervista realizzata in esclusiva per Jam e pubblicata sul n. ………– io all’epoca stavo con un certo Paul McNeill con il quale anche Sandy aveva avuto una storia. Avevamo cose in comune, insomma!. Sandy, candidamente, mi disse che dovevo in tutti i modi provare con Joe. Why not?”. Linda al telefono scoppia in una risata. “ Perché lo fece? conoscendo Sandy piuttosto bene, devo dire oggi che aveva le sue idee ma non faceva piani o strategie, almeno non nell’estate 1967!. Le piaceva vedere la gente entrare e uscire dai letti (letterale “ jump in and out “ n.d.r).

In pochi mesi Sandy Denny era diventata un’ autorità del folk britannico, grazie anche alle entusiastiche recensioni di Karl Dallas su NME. Con quale consapevolezza? “Difficile dirlo“ afferma oggi Boyd.

Il rapporto con Boyd portò Denny a diventare la cantante del giovane e promettente gruppo scoperto da Joe in un club di Fulham, i Fairport Convention. La celebre “audizione” del maggio 1968 fece aprire le ali al gruppo il cui primo album (con July Dyble alla voce) non era ancora in commercio. L’autorevolezza vocale, la confidenza nella vita notturna mondana della ragazza, un approccio alla vita da “one of the boys” modellò sicuramente il gruppo.


Linda Thompson


“ Richard (Thompson) aveva solo 18 anni e noi altri troppo occupati a capire chi eravamo e cosa stavamo facendo, dove stavamo andando – mi dice Ashley Hutchings, fondatore del gruppo ed eminenza del folk britannico – con Sandy fu chiaro che magari avremmo continuato a non sapere dove andavamo ma che di certo da qualche parte stavamo già andando“.

Entrare a far parte dei Fairport Convention prima dell’uscita del disco fu una mossa importantissima nella percezione del gruppo, “permise di non dare a nessuno, se non a pochi, l’impressione di essere una unità stabile, anche se non fu quasi mai così“ osserva oggi Ashley.

Nel breve periodo con i Fairport, Sandy Denny solidificò la sua immagine futura e quella di un gruppo che stava ancora cercandosi. Bastò però l’impeto, e la voglia di riscossa, di “Liege & Lief“ a legare il suo nome indelebilmente a quello del gruppo. Il disco, considerato dalla critica britannica “ il più importante album di folk rock della storia della musica”, mai fuori catalogo, mostrò in maniera tangibile cinque giovani musicisti che volevano a tutti i costi risollevarsi dalle tragedie della vita quotidiana (in un incidente il 12 Maggio 1969 avevano perso la vita il batterista Martin Lamble e la fidanzata di Richard Thompson, la stilista emergente Jeannie Franklyn alla quale Jack Bruce dedicò l’album “Song for a Tailor “). In una impennata di orgoglio e rigore nacque un disco indimenticabile ma “impossibile da eguagliare“ (Ashley Hutchings).

La Denny, dopo quell’incidente, si prese spavento. Linda Thompson la reincontrò cambiata, diversa, desiderosa di fermarsi. Ma non solo : la storia d’amore con l’australiano Trevor Lucas – già elemento degli Eclection – avrebbe dimostrato che l’accaduto aveva lasciato una lunga ombra sulla ragazza appena 23enne.

L’attico di Gloucester Road dove Lucas e la Denny vivevano insieme divenne una fortezza; Sandy questionava sempre con Trevor sulla vita “on the road “, sulle donne che lui incontrava e si portava a letto, vero o falso che ciò fosse. Trevor Lucas, da parte sua, non eccelse mai in personalità. Come si dice a Firenze “stò coi frati e zappo l’orto“.

Denny lasciò i Fairport mentre arrivavano proposte dall’America e mentre il violinista Dave Swarbrick – prima ospite, poi nuovo elemento del gruppo – stava prendendo il sopravvento su tutto e tutti dentro l’entourage della band.
“Me ne andai“ mi confessa Hutchings – e cercai di convincere anche Richard ad andarsene ma lui aveva bisogno di un gruppo come di una famiglia e si sentiva edificato dell’interesse intorno alla band”.

Quello che Ashley Hutchings non dice è che la decisione di Sandy Denny di andarsene dal gruppo se la legò al dito. Tyger Hutchings aveva, infatti, capito da Joe Boyd che per ottenere un grande contratto in America con la A &M, Sandy era la persona che faceva la differenza.

Joe Boyd “Le parlai, cercai di spiegarle la situazione dopo la dipartita dai Fairport, le prospettai una carriera solista con molti soldi come anticipo. Ma al mio ritorno dagli Stati Uniti la ritrovo con un gruppo a proteggerla, i Fotheringay di cui, come mi aspettavo, faceva parte anche Trevor. Una vera follia!“. continua il produttore americano. “Lei e Trevor si erano comprati una Bentley e la band aveva acquistato un intero impianto voce che chiamavano Stonehenge, dalla difficoltà di spostarlo. Sandy voleva Trevor affinché la proteggesse ma Lucas era poco più che un bon viveur fricchettone ed hippy che prendeva tutto il buono che gli capitava sotto mano. Questo Sandy non lo capì mai o forse lo aveva sempre saputo… “ Certo è che intervistata pochi giorni dopo la scomparsa di Janis Joplin la ragazza si descrive con le seguenti parole “ i’m a coward “, sono una codarda…

Sandy Denny aveva, insomma, lasciato molti nella merda in poco tempo. Boyd sudò le famose sette camicie per non restituire l’anticipo di 40.000 dollari agli americani ed Ashley, appena sposatosi con la cantante Shirley Collins, migrò versi altri lidi. Negli anni a venire il bassista di Muswell Hill dovette fare buon viso a cattivo gioco più volte, ma fra i due i rapporti rimasero algidi fino alla fine.

I Fotheringay, il cui unico disco è stato ristampato con inediti e brani live dalla Fledg’ling records, è uno di quei capolavori una tantum come molti altri il mondo della musica annovera. Accolto molto bene dalla critica, la sensibilità erratica di Denny venne, però, con un gruppo così poco solido, allo scoperto in poco tempo. Sandy era cambiata definitivamente, non era più la ragazza di solo due anni prima, quella che incontravi nella vita notturna londinese, a El Cousins o al The Speakeasy, era semplicemente un talento senza nessuna certezza. Joe Boyd, a detta degli altri elementi del gruppo, affondò la band definitivamente accelerando il processo di trasformare la Denny in una solista.

L’autore Clinton Heylin nella biografia di Sandy Denny “ No more sad refrains “ (Helter Skelter) evidenzia il ruolo distruttivo di Joe, durante l’esperienza dei Fotheringay. “ Io ero in studio 24 ore al giorno – dice oggi Boyd in propria difesa – ma dovevo anche seguire l’andamento della mia società la “ Witchseason “ che stavo vendendo alla Island e avevo da considerare un’offerta dalla Warner troppo interessante per essere rifiutata”. Ubi Major, Minor Cessat, insomma, come dicevano i latini.

I Fotheringay si saluteranno ufficialmente il 31 Gennaio 1971 sul palcoscenico della Queen Festival Hall in una serata a cui parteciperanno anche Martin Crathy, Long John Baldry e Ashley Hutchings. “Una rivincita per te, Ash? “
“ No, Ernesto, solo una grande occasione persa…”.
Sandy, motivata da chissà quale impulso emotivo e riflessione, quella sera suonerà da sola al piano “Let it Be “. Elaborate voi…
Sono passati solo 14 mesi dalla sua dipartita dai Fairport Convention.

I rapporti fra Sandy e Joe non sarebbero stati più gli stessi negli anni a venire ma, a più breve tempo, il problema più tangibile era riuscire a conservare la percezione di successo trasmessa al pubblico con la vittoria del Poll di MM, sull’onda della partecipazione a “The Battle of Evermore “ in Led Zeppelin IV.

Il primo album solista “The North Star Grassman and the Ravens “ viene affidato così a Richard Thompson, la cui statura e autorevolezza è intanto cresciuta, raggiungendo un livello già “cult “. La Denny si dimostra ottima compositrice, in grado di sostenere il peso di un intero disco, con la capacità di allontanarsi dal folk e spaziare in altri generi musicali come rock e blues.
Il bellissimo pezzo di apertura “ Late November “(l’auto analisi dell’aver abbandonato i Fairport, messa in musica e spadellata in faccia Richard?…), è il chiaro segnale che il percorso della Denny sarebbe stato all’insegna della qualità. Ma Sandy è confusa.

John Wood: “ in studio cercava di far di tutto per ritardare il momento in cui doveva cantare. Era inoltre poco interessata a ripetere –tentando di migliorarla - una performance, ottima per una qualsiasi cantante ma solo buona per i suoi standard. Più volte mi sono chiesto dove saremmo andati a finire…”

Il fratello David lascia il lavoro sicuro e diventa manager di Sandy. Capisce che sua sorella è in pericolo mentre Trevor la colpevolizza portandole ad esempio Joni Mitchell, Carly Simon, Carole King e le loro vendite. La Denny, nonostante tutto è altrove; nonostante le pressioni, la solitudine, un gruppo sciolto a malincuore, un rapporto andato a male con Boyd (molti pensano che se Boyd fosse rimasto al suo fianco le cose sarebbero andate in un’altra maniera…), un marito capace solo di teorizzare, gli amici rockstar che la adorano.

Lowell George vuole lavorare con lei, Don Henley la insegue per Londra durante le registrazioni del disco d’esordio, Zappa le dà appuntamento a notte fonda, mama Cass la cerca e si confida con lei come se fosse una sorella, Pete Townshend (uno che Sandy aveva sempre trattato come uno straccione dal giorno in cui rifiutò le sue avanches..) le offre la parte della Nurse nella versione teatrale di “Tommy”.
L’album doppio tratto da quella messa in scena sarà l’ unico disco d’oro della sua carriera.

“Sandy “, suo secondo album solista – da molti considerato il migliore – mostra una straordinaria varietà, l’intensità espressiva e l’ecletticità tipica di un periodo in cui anche gli artisti già noti per le loro esperienze di gruppo si imponevano per i loro album solisti, intraprendendo le più impensabili direzioni. Produce Trevor Lucas che, nella sua normalità, riporta a fuoco la finalità del disco, più concentrate su Sandy che nel disco precedente, dove forte era la mano del musicista di maggior talento


Trevor Lucas

Imbarcatasi in una breve ma intensa tournée solista in America Sandy Denny rivive. Si accorge che laggiù c’è spazio per lei, che è amata da chi non ha mai conosciuto di persona, che potrebbe ricostruirsi una vita senza mostrare le sue ferite, le sue debolezze. Inizia a pensare un nuovo album componendo la canzone che aprirà “Like an old fashioned waltz “, un manifesto di chi è Sandy Denny in quel 1973, “Solo “: “ Ho sempre vissuto in una casa sull’altro lato della luna/ ho sempre tenuto con me un talismano, non ho mai stonato cantando/ non posso comunicare con te e penso che non ci riuscirò mai/ we’ve all gone solo”.

Solitudine o claustrofobia? Joe Boyd: “ entrambe le cose “. John Wood (sempre il più reticente a esporsi) “Non saprei”. Ashley Hutchings “ vivevo troppo lontano da lei e da tutti gli altri Fairport per capire come stesse Sandy in quel momento, di certo posso dire che l’America la aveva allontanata dalle sue radici folk e dal lavoro che i Fairport si erano prefissati“.

Hutchings dice la verità. E’ anche vero però che il terzo album di Sandy è quello che conferisce alla Denny per la prima volta una certa sfarzosità positiva alla sua grana vocale. Incredibile a dirsi l’album verrà pubblicato in ritardo, quasi un anno dopo la realizzazione.
Sandy, per curare ulteriori insicurezze, sposa Trevor. Il padre, un detrattore del nuovo marito, non partecipa al matrimonio della figlia per sdegno.

Pur trasferiti nella regione del Northamptonshire la nuova coppia continuava a non funzionare. Intorno a Cropedy viveva anche Dave Swarbrick e moglie (i primi a trasferirsi in quella zone) e la coppia Dave e Christine Pegg (lui era il sostituto di Ashley nei Fairport, lei sarebbe diventata la promotrice del celebre festival): riunirsi tutti insieme era uno scherzo, pochi minuti, ubriacarsi normale. Le droghe iniziarono a girare pesantemente e far sentire altri effetti come qualche sintomo di disconnessione sinapsica. Trevor e Sandy litigavano sempre e parevano fermarsi solo quando entrambi s’ impegnavano a fondo in relazioni extra coniugali che, entrambi n’ erano consapevoli – dicono gli amici - non avrebbero lenito le ferite. L’unica soluzione era ritrovare un gruppo, una famiglia, un senso di sollievo. E, per Sandy, chi meglio dei Fairport stessi? Certamente! ma con Trevor dentro la band….

1974. “Rising for the Moon” fu un album miracoloso a detta di Dave Pegg “Il merito è tutto del produttore Glyn Johns i cui metodi rigidi ci permisero di portarlo a termine, noi non ne eravamo certo in grado “. Sandy torna, infatti, nel “suo” gruppo proprio quando questo va a rotoli, quando la band capisce che sta per essere mollata dalla Island, affaticata da due tour americani e senza motivazioni. Nonostante questo la Denny firma un piccolo grande capolavoro “ One more chance “ in cui si domanda se ci sarà ancora una chance per ricominciare.

La possibilità di ricominciare praticamente però non esiste. La Denny è sull’orlo della paranoia e confessa a Linda Thompson che ritiene Trevor Lucas le stia accanto solo per portare avanti la sua carriera (la Thompson non mi ha confermato questa affermazione durante la mia intervista). Il gruppo, scaricato dalla casa discografica a cui ha dato tanto se non tutto, si sgretola. Sandy Danny torna a essere un’ artista solista suo malgrado. E inizia a scrivere le canzoni di quello che sarà inconsapevolmente il suo ultimo album, “ Randevouz”. Intanto Sandy resta incinta.

“Randezvous” non è un successo nonostante grandi brani come “i’m a dreamer “ (registrata in un solo take) o “no more sad refrains “.Il quarto album di Sandy Denny è ben lontano dalla cantante folk piena di originalità di soli dieci anni prima. ”Randezvous” è un album smaccatamente pop e con una sponda fortemente americana. Il punk è già esploso e Sandy è – apparentemente – vecchia sul mercato della musica inglese. L’intenzione di lasciarsi il passato dietro le spalle – come da alcune sue lettere autografe – è evidente; con Trevor Lucas parlano di andare a vivere negli Stati Uniti ma Georgia Rose nasce prematuramente il 12 Luglio 1977. Non se ne fa di nulla.

“ Incredibile a dirsi “ mi dirà Linda Thompson che non abbandonò mai Sandy “ Quello fu forse il periodo più …concreto della sua vita e, parzialmente, il più felice. Ma durò poco…”.
Il 13 Aprile 1978 Trevor Lucas con in mano un biglietto di sola andata per l’Australia si imbarca su un volo di linea. Ha con se la piccola Georgia Rose di soli nove mesi. Nessuno sa niente eccetto il batterista Bruce Rowland, già con i Fairport Convention. E’ Miranda Ward, amica e braccio destro di Sandy a scoprire il piano e a comunicarlo alla cantante. Sandy stoicamente risponde con sprezzo e fermezza al gesto dell’altro genitore. Nel corso del wekend le due amiche programmano il futuro.

Per l’intero fine settimana Sandy ha dei terribili mal di testa. Miranda le fissa una visita di controllo alle 13.30 di Lunedì ma quella mattina la lascia sola per dirigersi al suo lavoro. Per qualche oscuro motivo della mente affida però un paio di seconde chiavi a Jon Barnes, un giovane musicista che abita nelle vicinanze.

Alle14.30 di quel Lunedì 17 Aprile 1978 Jon Barnes entra in casa Lucas e trova Denny riversa in fondo alle scale. Chiama un’ ambulanza poi – sicuro che tutto si sarebbe risolto per il meglio – si prepara un tè. Alle tre di quel pomeriggio Miranda Ward è avvertita dall’ospedale di Regina Maria in Roehampton che Sandy Denny è in coma. Le viene diagnosticata una emorragia cerebrale. I genitori giungono dalla Cornovaglia. Il Fratello David rientra dagli Stati Uniti. Trevor Lucas sarà convinto a rientrare in Gran Bretagna solo da Bruce Rowland. Le parole di Miranda non erano, evidentemente, bastate.

Il mercoledì 19 aprile 1978 una operazione per asportare l’emorragia non ha successo. Linda Thompson vede Sandy per l’ultima volta in vita quel giorno stesso. “Signora Thompson come le parve Sandy l’ultima volta che la vide?“ “Era bellissima“. Dopo quest’ osservazione la mia conversazione con Linda non riuscirà ad andare molto oltre quel giorno. Ho pensato spesso di essermi azzardato troppo oltre con quella domanda…

La troupe medica è chiara e categorica. Non si può fare altro. Si decide di spegnere le macchine che la tengono in vita Venerdì 21 Aprile 1978 alle otto di sera ma Sandy se ne andrà da sola, dieci minuti prima. Il verdetto è: morte accidentale.

Joe Boyd non è sentimentale né nostalgico sulle dipartite: “non puoi mai sapere… – dice con tono fatalista, fa una pausa, e poi aggiunge cambiando ritmo – era semplicemente straordinaria…” Ashley, con la saggezza del sessantenne che ne ha viste accadere tante non si scompone ma l’incedere si fa più profondo ed intimo. “ Era una ragazza fantastica ma non ebbe indietro l’energia che stava dando. E non incontrò sempre le persone giuste“. John Wood: “litigavamo spesso, io volevo solo che diventasse consapevole. Ma lei non voleva crescere…”. Ma le parole più intense sono quelle di Linda Kelis (ex signora Thompson): “…ascolta la sua versione di “Candle in the Wind” di Elton John …vuoi sapere perché la scelse? Semplicemente perché riteneva che parlasse di se”…
…who knows where the time goes? who knows…”.

Ernesto de Pascale
Firenze 8.6/05

tutte le recensioni

Home - Il Popolo del Blues

NEWSLETTER

.
.

eXTReMe Tracker