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Eagles
live in Rome 27 maggio 2006

Eagles: There are four old kids in town...


Il 27 maggio scorso si è tenuto il concerto degli Eagles, tappa del loro lunghissimo Farewell I tour già documentato con il bel dvd "Live at Melbourne".
La venue, il palalottomatica di Roma, non era certo delle migliori ed è inutile approfittare di questa sede per l'ennesima critica agli organizzatori italiani e l'ennesima lamentela sulla carenza tutta italiana di luoghi da adibire a concerti.
Il primo set comincia con "Take It Easy" e non si contano le emozioni, i ricordi e gli occhi lucidi che hanno pervaso l'intera audience all'ascolto di questa canzone e dell'incredibile numero di hit composti dalla Band durante il periodo d'oro della propria carriera.
Prerogativa e "marchio di fabbrica" degli Eagles live è quella di essere una band incredibilmente precisa e fedele alle incisioni in studio, lasciando sì pochissimo alla improvvisazione ma incantando ugualmente gli spettatori grazie ad una abilità e perizia stupefacenti.
La Band tuttavia ha ben presto mostrato il suo limite che ahimè non veniva dato dalla mancanza di cuore o di voglia di comunicare con il pubblico, caratteristiche essenziali per un buon concerto: nel caso degli Eagles il limite veniva dato da quel dato costante ed immutabile che è il passare del tempo.
Certo, durante il primo set non sono mancate le emozioni. Sfido chiunque abbia un cuore pulsante a non emozionarsi all'ascolto di un concerto che si apre con "Take it easy" e poi prosegue sparando dritto nell'anima canzoni come "New Kid in Town", "I can't tell you why", "One of these nights"... C'era sì la precisione, la perizia e c'era stato anche un gran lavoro per consentire un ascolto decente nonostante l'inadatta struttura, ma la Band è apparsa purtroppo di gran lunga invecchiata rispetto alla loro ultima apparizione in Italia datata 2001 nella quale avevano mostrato ben altro vigore.
Ripeto, il cuore non è mancato. È mancata quella magia che avrebbe fatto la differenza tra un buon concerto ed un concerto degli Eagles. C'erano tutte le buone intenzioni e la voglia di rendere il pubblico romano partecipe di un gran concerto ma la Band era a corto di fiato. Stanchi, forse spossati da un lunghissimo tour, hanno eseguito un intero primo set sottotono, a dispetto della setlist che era invece piena zeppa di successi.
Fortunatamente la musica è cambiata con il secondo set quando Joe Walsh prende per mano la Band e la accompagna lungo una setlist composta da brani tratti dai suoi lavori solisti e di Henley.
Da questo momento le cose son cambiate, Walsh ha dimostrato di avere ancora fiato, ancora cuore, ma soprattutto una gran voglia di divertirsi e di divertire ed i nostri son diventati quei 4 cowboy che tutti noi volevamo ascoltare. Il pubblico, che nel frattempo aveva riempito tutta la struttura, ha saputo rispondere a questa sferzata di energia sciogliendosi davanti alla follia di Walsh ed accompagnando in delirio la Band fino al gran finale con "Hotel California" e "Desperado" che riescono a risollevare le sorti di un intero concerto.
Che dire... tutto sommato un concerto godibile. La band, arricchita da una sezione fiati mai invadente e sempre puntuale, ha percorso una intera carriera di successi proponendoli tutti, senza scontentare nessuno (è mancata solo "Wasted Time").
Una serata di bella musica, ma dagli Eagles, dai cavalieri che meglio di altri hanno saputo prendere la west coast e portarla a Miami, che hanno preso Jackson Browne e lo hanno vestito alla Don Johnson, che hanno fotografato il deserto rendendolo patinato, era doveroso aspettarsi di più sebbene non si debba mai disperare e sempre aver fiducia nell'arrivo dei cowboy.
Lo sappiamo e lo abbiamo imparato negli anni anche grazie agli Eagles: It may be rainin', but there's a rainbow above you.

Giovanni de Liguori

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