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Robert Plant & The Strange Sensation
Robert Plant & The Strange Sensation
P.zza Del Duomo – Pistoia
14 luglio 2006

Sono le 21.20 quando Robert Plant fa il suo ingresso sul palco che lo ha visto suonare tre volte negli ultimi 10 anni. Il pubblico è già stato riscaldato a dovere da uno scoppiettante set di Rudy Rotta che ha presentato il suo ultimo Cd ‘Winds Of Louisiana’. Lo show del biondo cantante sarà perfettamente bilanciato tra canzoni tratte del suo ultimo Cd ‘Mighty Rearranger’ e dal song book dei Led Zeppelin. All’ipnotica ‘Tin Pan Alley’ cui fa seguito una poderosa versione di ‘Seven Is Seven’ dei Love (una delle band californiane da sempre adorate dal nostro) fa da contr’ altare ‘Black Dog’, completamente riarrangiata nel riff quasi a voler riconoscere a Jimmy Page, l’altra metà dei Led Zeppelin, l’esclusiva del suo guitar work.
Il gruppo è compatto, grazie ad una perfetta scelta di suoni e di ruoli specialmente tra i due chitarristi: Justin Adams, il riff maker e direttore d’orchestra, l’uomo che è riuscito ad unire il folk inglese con i suoni marocchini e “Skin”, l’anima psichedelica della band, il creatore di mille suoni e colori. Robert Plant nella prima parte del concerto sembra non aver ancora trovato la giusta sintonia sul palco: la sua voce e la sua carica emotiva è fortissima, ma è palpabile il suo desiderio di aspettarsi di più da sé e dalla band. Il pubblico è fin dall’inizio come ipnotizzato e pronto ad urlare e saltare ogni volta che il cantante lo incita.



E’ con la versione della dolce ‘Going To California’ e con la monolitica ‘Four Sticks’ che la band spicca letteralmente il “volo” per feeling ed intensità. Plant sorride e chiede al pubblico: “Can you feel it?” a cui segue un boato: “Yeah!!!” che da il via a ‘Gallows Pole’ che si tinge dei colori e dei profumi di un mercato di Marrakech.
Lo spirito di ‘When The Levee Breaks’ rivive in ‘The Enchantner’ che fa da preludio per ‘Whole lotta Love’ preceduta da un breve intro di ‘I Need Love’ di Willie Dixon, il blues man a cui Page e Plant presero “in prestito” il testo della canzone. Allo scoppiare del riff, la piazza risponde con un boato ed è come assistere ad un baccanale: tutti saltano, ballano e ed urlano il ritornello mentre Robert Plant si riappropria della sua veste di “Dio Dorato” amato dalle donne di mezzo mondo.
Con gli Strange Sansation, Robert Plant ha trovato l’equilibrio che da tempo ricercava, il veicolo per riuscire a dare forma e sostanza alla sua musica che vive della contaminazione tra i due emisferi.

Jacopo Meille

foto di Frank Wolf

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