. The Tyde - Three Co’s
The Tyde - Three Co’s
(Rough Trade )
www.thetyde.com

80’s Paisley Underground’s echoes in Beachwood’s favourite The Tyde. Just Another Band from L.A.

36 minuti per ridefinire la canzone pop vigorosa ma sempre melodica, con un piede nei settanta e uno negli ottanta. Ecco The Tyde al loro secondo album ufficiale(ne deve esistere un primissimo da qualche parte ), ultima propaggine di quei Beachwood Sparks, dall’omonimo quartiere East di Hollywood, che non son più, se non nel cuore dei fans che pullulano in internet.
Impossibile scambiarli per altri: questione di un attimo e capisci subito che sono americani, che vengono della West Coast, che sono di Los Angeles, anzi di Hollywood, anzi di Beachwood. Un po’ goffi i tentativi di nascondersi dietro espedienti come in “Brock landers” in cui Darren Rademaker canta amplificato da un microfono distorto o l’incipit di “Separete Cars” con il piano verticale very english, ma che potrebbe essere poi una ballata dei Cars ( appunto…). La bella e fulminante stagione del Paisley Underground riaffiora e fa riflettere sulla circolarità della musica: losangelini nati con il sole negli occhi che vorrebbero essere venuti fuori dalle brumose Midlands. Nessuno è mai contento di ciò che ha e vive di altrui fascinazioni. Appaiono allora i fantasmi di Echo & the Bunnymen in “Glassbottom Lights “, una band a cui Kelly Stoltz di San Francisco due anni fa dedicò addirittura la rilettura completa del primo disco dei liverpooliani, “Crocodiles”.
The Tyde, tentati qui e lì di essere una copia dei mille cd acquistati negli scaffali usati di Ameba Records su Sunset Boulevard angolo La Brea Avenue, alla fine si devono accontentare di essere Just Another Band from L.A. come ben dimostra la suggestiva “Ltd. Appeal”, “County Line “mix di The Knack, early Sparks, The Seeds con The Beach Boys nel ruolo di coristi, “Aloha Breeze”, variazione armonica della celebre “Don’t make me over” di bacharachiana memoria, la più rockegiante “The Pilot”, la conclusiva “Don’t nead a Leash” che più di ogni altro brano deve qualcosa ai Beachwood Sparks con il suo tono da Great American Cosmic Music.
Il quintetto della famiglia Rademaker ne deve fare ancora un pò di strada prima di definire la propria originalità ma lo sforzo iniziato dai seminali Beachwood Sparks non andrà certo vanificato. Quella formazione ha seminato bands come Mystic Chord of Memory, All Night Radio, Frausdots, The Tyde e chissà quanti esperimenti durati il tempo di una sola settimana.
Un’aria di eccitazione però traspare chiara nelle 11 canzoni in 36 minuti di questo cd; di voglia di fare contro il tempo, contro le avversità esterne, contro l’imposizione del sistema musicale integrato. The Tyde sono per ora un tassello di una piccola, grande, scena e poco più. Provate a mettere insieme i mattoncini, le band sopra citate, e vi accorgerete di essere entrati in un vero e proprio piccolo mondo artistico. Potreste essere fra i primi a scoprilo qui da noi e non c’è cosa più bella, nella musica ma più in generale nella vita, che la sensazione di scoperta. The Tyde, nel loro essere ancora acerbi e un po’ naif, questa sensazione la offrono chiara all’ascoltatore. Che può goderne o passar oltre.
Ernesto de Pascale

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