.


The British Blues Quintet
Torrita Blues Festival, 27 giugno 2008

The British Blues Quintet: un nome troppo anonimo per identificare cinque tra le figure più influenti della seconda generazione della cosiddetta “british blues invasion”. Stasera a Torrita è come rivivere una serata al ‘Flamingo’ senza le luci soffuse e con un caldo che non lascia indifferenti i cinque musicisti abituati, da buoni inglesi, a ben altro clima.

Zoot Money sorride e si lascia andare a battute tra un brano e l’altro facendo ridere gli altri della band che si ritrovano spesso a guardarlo divertiti e anche per capire le strutture dei brani. C’è un’aria rilassata sul palco, di quelle stesse che si avvertono durante una serate di jam. L’unico che sembra più preoccupato è Miller Anderson, chitarrista “claptoniano” e sornione dalla voce profonda a cui spetta il compito di cantare alcuni brani originali e che vorrebbe un maggiore rigore d’esecuzione dei suoi colleghi e che ben presto si dovrà arrendere ai fatti sorseggiando una birra gelata.

Che dire poi di Colin Hodgkinson con le sue gambe lunghe e magre e il suo basso mancino: i baffi non ci sono più, ma le mani scorrono ancora veloci e sicure sulla tastiera del basso quando, in solitudine si lancia in ‘San Francisco Bay Blues’. La sua voce è fresca e suadente così come quella della “regina” della serata: Maggie Bell. Era salita i punta di piedi sul palco dell’O2 lo scorso dicembre al concerto tributo a Ahmet Ertegun prima dei Led Zeppelin e la ritroviamo invecchiata nel fisico ma non nella tempra. Con un vestito a fantasia floreale, dei fuseaux neri e i capelli biondi ricci che la fanno assomigliare ad una tenutaria di un pub di provincia, Maggie affronta il pubblico ammiccando mentre canta ‘What You Got Is So Good’, il lento blues ‘As The Years Go Passing’ By’ e il classico dei Free ‘Wishing Well’. Nei suoi occhi sembra che gli anni lentamente tornino indietro tanto che in ‘I Just Wanna Make Love To You’ sembra sia pronta a dare appuntamento nel backstage algi uomini più prestanti tra il pubblico.

Nel bis, richiesto a gran voce però, l’incanto si rompe e sulle note di ‘Respect Yourself’ – curiosa coincidenza – Magie scivola e cade rovinosamente di schiena. Panico tra il pubblico e organizzatori mentre la band continua a suonare. Lentamente la cantante si rialza e i suoi occhi non brillano più: il presente sembra averla raggiunta e lascia il palco dolorante aiutata da Hodgkinson.

“Ho settan’anni e non posso suonare così tardi” - affermerà il batterista Colin Allen dopo il concerto – “Noi dobbiamo suonare nel tardo pomeriggio e andare a letto presto”. È proprio vero, con l’andare avanti degli anni si torna bambini: pomeriggio al parco a divertirsi, poi cena e a letto felici e soddisfatti.

Jacopo Meille


tutte le recensioni

Home - Il Popolo del Blues

NEWSLETTER

.
.

eXTReMe Tracker

Leslie Feist