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A 60 anni dalla nascita Fiesole regala una serata al mito di Nick Drake.

Omaggio a Nick Drake
Teatro Romano, Fiesole
Estate fiesolana, 19 Giugno 2008


60 anni. Sono quelli che Nick Drake avrebbe compiuto in questo giorno, se il genio, incatenato dal male di vivere, non lo avesse portato via a ventisei anni. Oggi del cantautore inglese rimane la memoria, viva, e le tante persone anche molto giovani, che scoprono l’eccezionale talento dell’artista. Un pubblico radunato per l’occasione nella splendida cornice del Teatro Romano di Fiesole, per un evento clou dell’Estate fiesolana 2008. Robert Kirby, arrangiatore dei primi due album di Nick, è sceso in Italia per rendere omaggio ad un amico, ed ha splendidamente diretto l’Orchestra da camera “I nostri tempi” creando un tappeto di archi emozionante per tutta la durata del concerto.
Il difficilissimo compito di rendere la voce di Drake è spettato invece al cantautore Marco Parente, il quale ha cercato, con un buon successo, di conferire ai pezzi eseguiti uno stile proprio, senza rincorrere il mito, ma rielaborando, secondo la propria voce, le canzoni. Ci ha messo insomma personalità. Alla chitarra acustica, strumento essenziale nella breve carriera dell’artista inglese, un bravissimo Roberto Angelini.
Come cornice del concerto sono stati eseguiti Schönberg e Bach. Merito dell’orchestra che, veramente, si è rivelata per come l’aveva definita Kirby; un ottimo insieme di musicisti, senza mele marce, una grande “macchina” musicale.



Lo spazio, poi, è stato inevitabilmente per i grandi pezzi della carriera di Drake; da ‘Cello Song, che porta il nome dello strumento che ha poi reso celebre il brano, fino a River Man. Da Day Is Done a Fruit Tree alla dolce e splendida Thoughts Of Mary Jane. Canzone per canzone gli album eseguiti sono stati i primi due; Five Leaves Left e Bryter Layter. Con grande emozione per il pubblico, strumentalmente impeccabili, con la voce di Parente a restituire alla contemporaneità i pezzi, ricordando, con un po’ di amarezza, che sul palco, Nick Drake, non è più possibile trovarlo.
Nel toccante documentario “A skin too few”, che ripercorre la breve vita del songwriter, proiettato al termine di un incontro che si è tenuto prima del concerto al quale ha partecipato lo stesso Kirby, viene pronunciata una frase emblematica. Chiunque conosca Nick Drake sente il bisogno, immediatamente, di farlo ascoltare ad altre persone, dando vita ad una catena che dura nel tempo. Non ci potrebbe essere una frase più vera per riassumere ciò che Drake è oggi per il pubblico. Una splendida gemma nel panorama musicale passato. Un piccolo tesoro che non è facile sentire in radio e tanto meno dal vivo eseguito da altri. Qualcosa che si scopre per caso, per passaparola, spulciando nella tradizione folk britannica o trovando il nome scritto da qualche parte. Quando però con questa gemma si viene a contatto, il desiderio di trasmettere la conoscenza è il sentimento più forte. Quello che tiene ancora oggi, vivo, Nick Drake.

Matteo Vannacci

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