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Coldplay – Viva La Vida Or Death And All His Friends
(Parlophone)
www.coldplay.com
www.myspace.com/coldplay


The fourth Coldplay album has tried to realize something like a milestone in history of contemporary music. With a great production and a new kind of music-styles. But this attempt has partly failed.

Eccolo qui, uscito il 13 Giugno, l’attesissimo quarto album in studio dei Coldplay. Titolo lunghissimo e alternativo. Nel senso letterale, una vera e propria scelta lasciata agli ascoltatori se optare per Viva la Vida o per il più funereo death and all his friends. La band di Chris Martin ha fatto le cose in grande, in copertina spicca la Liberta che guida il popolo, celeberrima opera di Delacroix, su questa è impressa la scritta Viva la Vida, ripresa da un dipinto di Frida Kahlo, pittrice messicana. Un nuovo omaggio ai ritmi latini che la band ha recentemente scoperto. Alla produzione Mr.Brian Eno.
Dopo tre anni di attesa insomma i Coldplay hanno tentato in ogni modo di lasciare un marchio nella storia della musica.
Impresa tuttavia non riuscita, il disco è impeccabile, e alcune canzoni sono da migliori Coldplay. A tratti tuttavia si perde, anche se, a onor del vero, migliora costantemente con gli ascolti.
Il primo singolo, Violet Hill, aveva fatto pensare a un disco più elettrico dei precedenti, con una decisa virata verso il rock. Il secondo, Viva la Vida, ha invece rappresentato un ritorno allo stilo caratteristico del gruppo, sopra un tappeto incalzante di violini e sintetizzatore l’atmosfera è decisamente più pop.
I Coldplay, in ogni modo, sono arrivati a una fase di maturità artistica che permette loro di spaziare in maniera piuttosto evidente nel campo dell’originalità. Da questo punto di vista l’album ha centrato l’obiettivo.
La prima parte è decisamente la migliore, dopo Life in Technicolor, un pezzo strumentale inedito per Chris Martin e soci, si passa Cemeteries of London e Lost!. Sono forse questi i due pezzi nei quali si sente maggiormente l’influenza di Brian Eno. Entrambi con influenze a tratti latine a tratti world music. Sotto certi aspetti, nei cori e nei ritmi ricordano i Police o gli stessi U2, che con Eno hanno già avuto modo di lavorare.
La stessa 42, che in un progetto iniziale avrebbe dovuto dare il titolo al disco, parte come una classica canzone di Coldplay per poi virare verso uno stile più deciso ed elettrico.
Fino a questo punto assolutamente niente da eccepire, nei pezzi successivi tuttavia il disco si perde un po’ per strada. Lovers in Japan – Reign of love, come tutto il lavoro, presenta un nuovo dualismo, due pezzi in uno, secondo una tradizione un po’ progressive, seguito poi dalla lunga Yes. In totale 14 minuti per due canzoni. Non brutte canzoni, non noiose, ma onestamente per i Coldplay simili tempi sono eccessivi. Non ci sono particolari negatività, ma la sensazione finale è quella di aver sentito qualcosa che non rimarrà, un senso di vuoto permane insomma su questa parte del disco.
Così come per il pezzo di chiusura Death and all his friends, che sfocia poi verso una ghost-track, The Escapist.
Tirando le somme, del quarto album in studio della band Londinese rimarranno le grandi ambizioni, solo in parte realizzate, di proporre un disco completo, che spaziasse dal brit-rock al pop alle influenze world-music. In questo ultimo tentativo i Colplay sono riusciti a proporre delle belle canzoni, quando hanno invece dilatato i tempi, forse con un po’ di presunzione, non sono stati in grado di catturare l’attenzione dell’ascoltatore, nella maniera ipnotica dei loro cavalli di battaglia Clocks, Yellow e via dicendo.

Matteo Vannacci

Track List

Life In Technicolor
Cemeteries Of London
Lost!
42
Lovers In Japan/Reign Of Love
Yes/Chinese Sleep Chant
Viva La Vida
Violet Hill
Strawberry Swing
Death And All His Friends

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