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Eels – Hombre Lobo: 12 Songs Of Desire
(E Works / Vagrant)
www.eelstheband.com

Between desire and refusal, between man and wolves, between soft and hard rock, the Eels are back with a new album, a good work for the band lead by Mark Everett AKA “E”.

Era dal 2005 che gli Eels, guidati dal carisma di Mark Oliver Everett, produttore, compositore e voce del gruppo, non sfornavano un nuovo disco. In formazione ridotta, solo tre membri per una band che ha sempre lanciato nuovi musicisti, gli Eels sono riusciti a produrre un buon album che spazia su vari generi tutti intorno ad un unico tema, come suggerisce il titolo: il desiderio.
Dodici canzoni per un sentimento. Si parte con il sapore rock tipicamente americano di Prizefighter, una cosa alla Springsteen o all’ultimo Tom Morello per intendersi. Segue immediatamente quello che forse è il miglior pezzo del disco e di sicuro il più passato in radio, su alcune emittenti quasi in heavy rotation: That Look You Gave That Guy, una splendida ballata incentrata su una delusione amorosa che traccia la strada per una serie di “lenti” e pezzi introspettivi che non si scostano troppo dal modello: In My Dreams, The Longing aggiungono poco al disco, molto meglio My Timing Is Off grazie a un bel giro di chitarra e ad una melodia avvolgente, All The Beautiful Things sembra presa da qualche fiaba un moderno principe cerca la sua anima gemella, chiude infine il disco Ordinary Man, questa volta con molta malinconia.
Dall’altra parte stanno i pezzi più elettrici, a formare una separazione dell’album che un tempo sarebbe stata tra lato A e B. Separazione solo ideale in quanto i pezzi elettrici e le ballate sono intervallate con una scansione 1-2 quasi perfetta. Comunque; dopo la già citata Prizefighter, spiccano l’infuocata Tremendous Dynamite, brano quasi hard rock e il singolo Fresh Blood portato in video da Jesse Dylan (figlio del Dylan più famoso), progressione elettrica con tanto di ululati che permettono di capire il titolo, l’hombre lobo, l’uomo lupo.
Grazie a questa alternanza, il nuovo album degli Eels è un lavoro gradevole da ascoltare, mai stancante, fatto di ottime canzoni, soprattutto nella parte “soft” e da buoni riempitivi che testimoniano la vena creativa di Everett e un talento che dopo quattro anni di silenzio è riemerso nel grande mare della musica statunitense, anche se, va detto, gli Eels piacciono di più in Europa.

Matteo Vannacci

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