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FESTIVAL

Seconda serata


La seconda serata del festival blues di Bellinzona è illuminata dalla forza e dal talento di uno degl’ultimi grandi nomi del Chicago Blues, il più volubile ed enigmatico chitarrista delle 12 battute: Buddy Guy, che molti considerano, storicamente parlando, anche più importante di B.B. King. Se quest’ultimo s’è da tempo, soprattutto a causa dell’età, risolto a fare apparizioni sporadiche basate sui fasti che furono, Buddy Guy propone un’esplosiva miscela di suoni che col Blues hanno, almeno in questa forma, poco da spartire. Senza soluzione dsi continuità si passa da “Hoochie Koochie Man” a “Foxy Lady”, attraverso “Sunshine of your Love”, in una specie di best of del Rock’n’Blues di sempre. E’ una miscela, con molte canzoni appena accennate, per piacere al grande pubblico americano, incluso lancio di plettri e asciugamano, e l’ormai inevitabile passeggiata tra gl’astanti, che ormai serve solo a testare la professionalità della Security. L’uomo alla chitarra, Buddy Guy, resta al di là degl’artefizi un musicista che lascia dietro di sè, lontani miglia e miglia, i suoi epigoni anche più dotati. Peccato non poterlo apprezzare in uno contesto più congeniale al suo talento.

Prima di Guy si sono esibiti Sam Baker & Blues Culture, e Cedric Burnside e Malcom Lighnin. Steve Baker, armonicista, accompagnato da chitarra e percussioni ha uno stile personale, buona attitudine alla costruzione dei pezzi e abbastanta versatilità per fare uno spettacolo godibile, forse più adatto ad un club che agli spazi aperti, ma la passione supplisce alla mancanza di watt e il pubblico apprezza. Il batterista Cedric Burnside, nipote del compianto R.L. Burnside, e il chitarrista Malcom Lightnin, nonostante la loro giovane età, sono ormai gl’alfieri del Mississippi High Hills Blues, il genere che ha dominato gl’ultimi 15/20 anni. I grandi interpreti di questo Blues scarno, quasi monolitico, ma al tempo stesso profondamente malinconico, sono quasi tutti morti; da Junior Kimborough a R.L. Burnside, a Willie King, resta di questa corrente di grandi, ultimi veri Bluesmen, solo il ricordo.
Cedric Burnside e Malcom Lighnin onorano l’impegno con un suono rudimentale, con voci strappate quasi a viva forza dalla gola: sono solo in due ma sembrano molti di più, e il pubblico apprezza questa formula e la spontaneità con la quale è proposta.

Last but not least, e in giusto equilibrio con il resto della serata lo swing e l’ironia contagiosa di Rick Estrin & the Nightcats. Estrin non è solo un grande showman ma anche un talentuoso armonicista pieno di feeling, accompagnato da un gruppo che spacca il cronometro nonostante il vorticoso swingare. Nei momenti più distesi ci si abbandona all’ironia, un pò dolente, un pò prosaica di “My next ex wife” e “Wrap it Up”, sempre storie d’unioni brevi e tempestose, di divorzi. Il chitarrista Kid Anderson funge da ottimo contraltare al leader con assoli talvolta spettacolari ma di grande sostanza. Una grande serata, questa seconda del Piazza Blues di Bellinzona, con artisti molto diversi tra loro.

Luca Lupoli


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