Mother Superior
13 Violets
Fargo




Nonostante una carriera che ormai sfiora il decennio, non si può certo dire che i Mother Superior siano un nome noto, anche se per far drizzare qualche orecchio basterà dire che per qualche tempo sono stati reclutati da Henry Rollins. Pare che Rollins li abbia notati in un locale, chiamandoli subito con se per un tour nel quale i tre hanno avuto il privilegio di assumere nientemeno che il nome della mitica Rollins Band.
In realtà un disco che ha la fortuna di avere Wayne Kramer al bancone del mixer già basta per attirare l’attenzione, se non fosse che la produzione del leggendario chitarrista degli MC5 è poco invasiva, limitandosi a rendere le chitarre sufficientemente robuste (e ci mancherebbe…) e poco altro. 13 Violets, questo il titolo del sesto album del trio losangelino, possiede un suono che riesce ad essere classico ed eclettico, a volte nello spazio dello stesso brano. La band svaria attraverso hard e southern rock, psichedelia (occhio alle splendide linee di chitarra sul finale della title track o su Did You See It?), punk, R&B e soul, dimostrando di non aver timore nel confrontarsi sia con la tradizione bianca che con quella nera. Le venature gospel di Everything is Alright del resto testimoniano inflessioni black che non tutti i gruppi possono permettersi, mentre le potenti Fuel the Fire, Turbulence e What If ricordano con tutto il vigore possibile che comunque di rock stiamo parlando. Il risultato è un disco onesto, rivolto verso il passato senza per questo esservi rinchiuso, che illustra ancora una volta la fertilità dell’underground americano, capace di custodire per anni un segreto tanto valido quanto ben nascosto. Dodici pezzi ben scritti, che non cambieranno la vostra percezione di hard rock né tantomeno la vostra vita, questo viene da se, pur rimanendo un acquisto da non disdegnare. Potrebbero essere la scelta giusta per i molti che non si ritrovano nelle sonorità intraprese dal rock degli ultimi due decenni.

Bernardo Cioci