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Roy Orbison - live from Australia, 1972
(Sony/bmg)
www.royorbison.com



Rare tv footage from downunder,weird and curious but not essential

Nel 1972 il mondo non era il posto giusto dove risiedere per Roy Orbison: troppo giovane per un revival ma per tropo anziano per andare a trovarsi un nuovo pubblico il cantante triste dovette ripiegare su mercati “marginali “ come l’Australia presso cui la onda lunga della nuova musica (progressive, jazz rock, hard rock) avevano attecchito molto meno che altrove. Proprio in Australia Roy scoprì invece che un folto pubblico di affezionati ancora esisteva e la venerazione si trasformò in realtà, un po’ come Las Vegas e le Hawaii erano stato il cavallo di troia in quei primi anni settanta per Elvis Presley.
In questo show televisivo dove Orbison è accompagnato non solo dal suo gruppo (una combriccola di imbalsamati) ma da una intera orchestra il cantante di "Crying", “Blue Bayou“, “Dream Baby“, “In dreams“, “Running Scared “ e " Oh, Pretty Woman “ (qui ci sono tutte…) è sempre in perfetto controllo dietro il suo paio di inseparabili occhiali neri. Incredibile che sia in vita, in certi momenti ! Eppure qualcosa di straordinario accade perché le canzoni di Orbison (venerato da Costello, Waits, Bono, Springsteen e molti altri) prendono vita anche quando stai per dire che sono melense e stagnanti. Sarà la voce agrodolce e rotta da una malinconia che lo fece grande, sarà il suo essere così “cool “ certo è che Roy Orbison seppe per moltissime stagioni l’ambasciatore dei cuori spezzati e – in qualche modo – seppe portare questo compito a termine a testa alta, senza mai cedere. Un vero country boy, insomma, fedele alla parola data!: Con una vita terribile dietro e avanti a se (la morte del fratello, della madre, di un figlio, l’incendio di tutti i suoi averi) Roy Orbison non cambiò mai una volta espressione e seppe far sognare più di una generazione fino al trionfo finale con “Mistery Girl“ e un intero album realizzato grazie a Bono e the Edge. La sua musica è il suono di una stazione radio che non esiste più, l’America di quella musica country che è più pop del pop perché popolar dentro, fino al più profondo. La voce di Roy orbison, i suoi arrangiamenti – qui eseguiti in modo quasi pedissequo – furono in insegnamento per le tecniche di registrazione in Italia e il suo stile vocale un riferimento per molti. Fosse rimasto vivo fino ad oggi avrebbe avuto il trattamento che è stato riservato a Johnny Cash, ma non è andata così e Roy se ne è andato come era venuto, un po’ in sordina. Rispettando il suo stile di sempre; forse doveva essere così.

Ernesto de Pascale

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