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The end - introspection
(Decca / universal)



A understated minor english psychdelic classic from 1969 reissued for the first time and for good reasons!

Pubblicato nel novembre 1969, ma prodotto 18 mesi prima e rimasto in stand by per così tanto tempo, l’unico album del gruppo del Surrey The End si fece notare per la produzione del Rollig Stones Bill Wyman. Purtroppo l’album non ebbe il successo desiderato e dopo pochi mesi venne messo fuori catalogo, entrando così d’ufficio nella mitologia del rock britannico di fine anni sessanta. Il profilo soffice di certa psychedelia in voga fra il 1967 e il 1968, che affondava le radici nei Beatles, nel beat e nel rhythm & blues, aveva, infatti, ceduto il posto a un più aggressivo hard rock, a una struttura musicale più complessa e più in generale – in così pochi mesi – a nuovi gruppi pronti ad emergere da università e cantine. Affiliati al lavoro di Bill Wyman come talent scout sin dal 1965 The End erano nel 1969 già dei veterani la cui carriera affondava le proprie radici nei sessanta con numerosi cambi di formazione alle spalle, singoli oltremanica e quant’altro.
I lavori di preparazione dell’album “introspection” iniziarono nel luglio 1967 per The End; essi abbracciarono in pieno la tesi di Wyman, secondo il quale il gruppo si sarebbe dovuto dedicare a completare un album piuttosto che continuare a cercare fortuna sul mercato dei singoli. Le session proseguirono per ben nove mesi e assorbirono pienamente l’atmosfera di “Their Satanic Majesties Request” e il primo singolo tratto dall’album furono proprio due composizioni di Bill Wyman. Tutto l’entourage degli Stones partecipò, in un modo o nell’altro, al completamento del disco. Bill decise, per dare un tono più britannico al disco, di inserire alcuni surreali dialoghi del suo giardiniere, George Kenset. Il tecnico e produttore tecnico delle session si portò l’idea appresso quando, pochi mesi dopo, supervisionò le sedute di registrazione di”Odgen Nut’s Gone Falke “ degli Small Faces che infarcì con dialoghi ugualmente surreali. Ascoltate, comparate ed esprimete il vostro parere!.
Affidato alle mani del manager dei Rolling, Allein Klein, il disco non trovò subito l’attesa pubblicazione e venne pubblicato in Inghilterra solo perché l’americana London lo aveva immesso precedentemente su quel mercato. Il ritardò evidenziò le differenze fra i membri del gruppo e – come spesso accade – i cinque intrapresero strade differenti. Tre di loro formarono la band Tucky Buzzard che registrò un album su Capitol e si legò poi, per due album, alla Purple, l’etichetta dei Deep purple. Uno dei componenti del gruppo, Terry Taylor continua ancora oggi al fianco di Wyman, nei Rhythm Kings. Nel 1999 i cinque si ritrovarono per un unico concerto, in un festival, in Spagna.
The End avrebbero trovato vita più facile solo pochi mesi prima se l’album avesse trovato una immediata pubblicazione e la fortuna di certo non girò positivamente per loro. “Introspection” è un ottimo album; un pò come dischi di gruppi quali i Locomotive, ristampati dall Ecletic, rappresentavano più flower power della british psichedelia e, dotati come erano di una ottima qualità tecnica, all’ascolto ancora oggi brillano per efficacia. E’ merito da ascrivere alle riviste di settore come Record Collector la rivalutazione di questi gruppi nell’ambito di un più vasto ed attento lavoro sulla psichedelia britannica che ha esaltato i connotati di tante band minori dell’epoca che erano oramai date per disperse a tutti gli effetti. Al resto ci ha pensato l’affiatato team composto da Joe Black della Universal, da Pascal Byrne in postproduzione e da Mark Powell nel ruolo del giornalista-ricercatore-autore delle note di copertina a rendere merito a The End, mettendo di nuovo in distribuzione un ottimo disco che veniva venduto alle fiere di dischi rari per cifre che toccavano i cinquecento pound.

Ernesto de Pascale



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