. Bruce Springsteen - We Shall Overcome: The Seeger Sessions
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Bring it all back home
Bruce Springsteen - We Shall Overcome: The Seeger Sessions
(Columbia Records/Sony BMG)
www.brucespringsteen.net

In 1997 Bruce Springsteen recorded a track for the tribute album Where Have All The Flowers Gone: The Songs Of Pete Seeger. After nine years he decided to relase an intere album dedicated to the songs of Pete Seeger and now we can listen to a little encyclopedia of American Folk Music.

“Molto di ciò che scrivo, soprattutto quando compongo canzoni acustiche, attinge direttamente dalla tradizione folk e realizzare quest'album ha rappresentato per me un cammino liberatorio a livello creativo, perché tutte le diverse sonorità delle origini mi appassionano perchè hanno il dono di riuscire a rievocare un intero universo con semplici note e poche parole”, così Bruce Sprinsteen ha spiegato i motivi che lo hanno spinto a recuperare un progetto che trova le sue origini nel 1997 quando gli fu chiesto di registrare una canzone per il tributo Where Have All The Flowers Gone: The Songs Of Pete Seeger. All’epoca grazie a Soozie Tyrell, la violinista della E Street Band, Bruce Springsteen, conobbe un folto gruppo di musicisti di New York City, composta da musicisti che suonavano strumenti tipicamente tradizionali come il mandolino, la washboard (la lavapanni), il banjo, e vari fiati, e con loro incise una toccante versione di We Shall Overcome.


Quell’esperienza, come dimostrano le parole di Springsteen era destinata a non chiudersi lì. Se artisticamente parlando la culla di Springsteen furono i dischi della svolta elettrica di Dylan, i dischi di Phil Spector e il rock degl’anni 50, la sua carriera da Nebraska ha visto un lento e progressivo avvicinamento alla musica tradizionale. Due partecipazioni ad altrettanti tributi a Woody Guthrie e il già citato tributo a Pete Seeger, hanno senza dubbio contribuito al suo percorso nel tempo alla riscoperta delle radici della musica americana.

Era successo già a Dylan con i due album acustici dei primi anni novanta, anche se fare un parallelo tra le due esperienze è arduo nonché impossibile ma nonostante l’approccio sia nettamente diverso lo spirito sembra essere lo stesso. Già Devils & Dust e il relativo tour acustico, che lo ha visto protagonista di memorabili concerti solo acoustic, lasciavano che la strada di Springsteen stava proseguendo alla riscoperta della musica tradizionale. Non è un caso nemmeno che a differenza del tour di The Gost Of Tom Jod (disco fortemente influenzato da Woody Guthrie), sul palco del tour di Devils & Dust, oltre alla chitarra c’erano strumenti come il banjo (memorabile a riguardo le versioni di I’m On Fire), il pump organ, e l’ukulele. Così memore dell’atmosfera gioiosa e semplice delle session per Where Have All The Flowers Gone, Bruce Springsteen ha riconvocato a casa sua i musicisti che lo accompagnarono all’epoca e dopo aver chiesto loro di suonare come fossero ad una festa in poco più di due settimane, tra la fine del 2005 e l’inzio del 2006 ha inciso questo nuovo album.


Al suo fianco dunque una sorta di big band country-folk che vede oltre alla già citata E-Streeter Soozy Tyrell (l’unica della band insieme alla moglie Patti Scialfa), la partecipazione di: Sam Bardfeld (violino), Art Baron (tuba) Frank Bruno (chitarra), Jeremy Chatzy (contrabbasso), Mark Clifford (banjo), Larry Eagle (batteria e percussioni), Charles Giordano (organo B3, pianoforte e fisarmonica), Ed Manion (sassofono), Mark Pender (tromba) e Richie “La Bamba” Rosenberg (trombone). Tutti insieme così in uno studio improvvisato nel soggiorno, hanno registrato completamente in presa diretta, un disco che ha tutta l’aria di essere una guida pratica (ma sarebbe meglio dire una piccola enciclopedia) della musica tradizionale americana. Sul perché della scelta del repertorio di Pete Seeger, è facile capirlo, Bruce Springsteen, con questo disco ha voluto offrire al suo pubblico un messaggio di incoraggiamento e speranza per un futuro migliore proprio come nel corso della sua intera carriera fece il vecchio folksinger dalla barba bianca. Sarà dunque un bel regalo di compleanno per Seeger, pronto il prossimo 3 maggio a festeggiare i suoi ottantasette anni, ma allo stesso tempo, è un magnifico regalo per il suo grande pubblico, che avrà l’occasione di confrontarsi con una musica che forse non è mai passata in radio. Ha fatto davvero un certo effetto, ascoltare le anteprime sulle radio italiane, e a questo punto verrebbe da chiedersi chi se non Sprinsteen sarebbe riuscito in questa missione impossibile, ovvero portare in radio canzoni senza tempo. Una cosa che non è successo nemmeno al grande Dylan. Certo non dobbiamo aspettarci, che una Jesse James diventi una nuova Born To Run, ma senza dubbio gli va dato il merito di aver infranto la barriera delle strategie commerciali. Andando al disco in se, non tutte le canzoni sono state composte da Seeger ma buona parte pescano nel suo repertorio senza fine di brani tradizionali. Molte di queste derivano da canti le cui origini si perdono nella notte dei tempi, altre risalgono a cento anni fa, altre appena a cinquant’anni fa. Tutte però raccontano una storia, quella dell’America, quella storia che Bruce continua a raccontare nelle sue canzoni e che ora ha deciso di affidare alla voce del passato.
Così tra square dances, minstrel songs , dustbowl ballads e canzoni di protesta riarrangiante, a costo di venir meno del rispetto filologico, mescolando bluegrass, jazz, gospel, old time music, dixieland e irish-folk, scorrono davanti ai nostri occhi immagini senza tempo. Si comincia con la travolgente Old Dan Tucker, riarrangiata come fosse una pub song, con tanto di violini in primo piano, si passa poi alla outlaw song Jesse James, anche questa dal forte sapore irish e caratterizzata da un cantato particolarmente ispirato. Sulla stessa scia di intensità è anche Mrs.McGrath, ballata di epoca napoleonica, che apre al vero capolavoro di questo disco Oh, Mary don’t you weep riletta da Springsteen in una chiave che mescola il sound delle jug band, al jazz, passando per la musica klezmer. Seguono poi John Henry, Erie Canal, e la magnifica My Oklahoma Home, a comporre un trio di canzoni che insieme potrebbero formare un libro di novelle. Emozionano anche i grandi classici del folk come Eyes on the prize meglio nota come Gospel Plow nella versione di Bob Dylan, che rievoca i cortei studenteschi e i sit-in degl’anni 60 e Shenandoah, che ci riporta alla memoria la altrettanto bella versione di Van Morrison con i Chieftains. Se il sound della Louisiana contamina Pay me my money down con tanto di fisarmonica cajun in bella evidenza, molto riuscite sono anche le riletture di We Shall Overcome e della ballata cinquecentesca Froggie went a-courtin’. Chiudono il disco due bonus tracks Buffalo Gals e How Can I Keep From Singing, per la verità leggermente più casuali nel sound, ma non meno efficacy nella riuscita. Il disco è stato stampato in Europa in formato Cd più Dvd, con quest’ultimo contenente materiale video, mentre in america sarà diffuso in DualDisc. Non resta ora che attenderlo sul palco di Milano, con la sua band di diciassette elementi, pronto a regalarci non solo i brani estratti da Seeger Session ma anche alcuni suoi classici, ovviamente riletti e conditi dalla buona vechia old time music.

Salvatore Esposito

Track list
1. Old Dan Tucker
2. Jessie James
3. Mrs. McGrath
4. Oh, Mary, Don't You Weep
5. John Henry
6. Erie Canal
7. Jacob's Ladder
8. My Oklahoma Home
9. Eyes On The Prize
10. Shenandoah
11. Pay Me My Money Down
12. We Shall Overcome
13. Froggie Went A-Courtin'
14. Buffalo Gals (Bonus Track)
15. How Can I Keep From Singing (Bonus Track)

Il concerto di Bologna 1.10.2006

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