. Lynwood Slim - Last call
ANTEPRIMA
L'armonica swing della Bassa California
Lynwood Slim - Last call
(groove productions)
www.deltagrooveproductions.com

Great album by a solitary hero fo the lonely blu harp world


Nonostante la lunga carriera musicale, le occasioni per ascoltare Lynwood Slim, al secolo Richard Duran, non sono poi così tante. A ben guardare, l’ultimo lavoro segnava il passo già da alcuni anni ed era in pratica un collage antologico che riportava una serie di session registrate negli Stai Uniti ed in Europa . La Delta Groove, pone rimedio a simil misfatto, mettendo in circolazione l’ultima fatica profeticamente ribattezzata “Last call” DGPCD 1108. Diciamo subito, che il titolo, preceduto dalla dizione “The mellow sound of …” ci catapulta immediatamente a tempi e immagini del tempo che furono. Va da se, che Slim non ha mai nascosto l’amore per le grandi orchestre e quel suono per così dire morbido e ricco di swing. A lui sembra riuscire tutto semplice. Invidiabile il lavoro di assemblaggio che riesce a realizzare. Innanzitutto la sezione ritmica. Tutto funziona a meraviglia. Al basso con licenza Blasters si piazza John Bazz , che a turno fa il paio con le bacchette di Richard Innes e Ron Felton. Sistemato il motore, la rifinitura della carrozzeria passa attraverso le mani di Kid Ramos e Kirk Fletcher, quanto mai abili sia nelle funzioni di sostegno che in quelle soliste. Se c’è bisogno di calarsi ancor di più nell’atmosfera, all’intera sezione fiati provvede Ron Dziubla. Messi a posto tutti i pezzi e ben oliato il tutto, si parte a spron battuto sulla strada maestra. In breve tempo vengono toccati Pete Johnson & Big Joe Turner, “Wee baby blues”, Duke Ellington, “Nothin’ but the blues”, addirittura Billie Holiday via Gordon/Kaufman, “Me, myself & I“, Mickey Baker, “I’m tired” e Clifton Chenier, “All night long”, caratterizzata dalla presenza del bravissimo mandolinista Rich Delgrosso. Lo stesso Slim, si destreggia assai bene nel terreno compositivo, portanto a tre le sue fatiche. Oltre a “You’are a pain” e “Across the sea” chiude con la bella “You never cried for me”, dove il flauto la fa da padrone. Ottimo cantante, all’ armonica si disimpegna con disinvoltura, dividendosi fra diatonica e cromatica. La lunga attesa non ha tradito le aspettative. Disco molto bello, che scivola via veloce e swingante, con grandi lezioni di chitarra. Un atteso ritorno.

Fabrizio Berti

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