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Luciano Ceri - Giancarlo Cesaroni

Il prezioso archivio del folkstudio finalmente fruibile
grazie all'accordo raggiunto con la discoteca di stato:
Ce ne parla Luciano Ceri,
Studioso, custode ed archivista
del tesoro che Giancarlo Cesaroni ci ha lasciato


Ci troviamo alla Discoteca di Stato, in via Caetani a Roma, nel bellissimo palazzo Antici Mattei che si trova in pieno centro,dietro Piazza Venezia tra via delle Botteghe Oscure e piazza del Gesù in una strada tristemente nota alla fine degli anni ’70 per il ritrovamento del corpo del presidente Aldo Moro. Il caso o uno strano destino mediatico hanno voluto che fosse il luogo dove vengono conservati tutti i documenti e produzioni audiovisive del nostro paese ma che verrà presto mantenuto solo come sede ufficiale dopo il trasloco nella ben più grande e moderna collocazione del Palazzo della Civiltà e del Lavoro all'Eur. Siamo qui con Luciano Ceri che posso definire uno dei massimi esperti della canzone popolare e d'autore nel nostro paese (fondamentale il suo libro del 1996 su Lucio Battisti “Pensieri e parole. L.B. Una discografia commentata” ed.Tarab e altrettanto lo è il suo lavoro sull'archivio del Folkstudio che mi ha portato qui), apprezzato conduttore radiofonico, musicista e musicologo oltrechè caro amico.

D. Vorrei innanzitutto che tu spiegassi cos'è la Discoteca di Stato e quale è il suo compito dato che non molte persone ne hanno sentito parlare. E' un luogo frequentato da studiosi e appassionati ma non dalla gente "comune".

R. La Discoteca di Stato è un istituto del Ministero dei Beni Culturali che ha la funzione di raccogliere i materiali fonografici che sono apparsi nel nostro paese. E' stata fondata negli anni '30 e nacque soprattutto per raccogliere e conservare le voci importanti e celebri della scena italiana culturale e politica. In un secondo momento Rodolfo De Angelis,considerato il cantautore ante litteram e autore della canzone "Ma cos'è questa crisi?" diventata popolare nel corso degli anni, fece in modo di far comprendere nei compiti della discoteca anche la raccolta del materiale fonografico che costituisce con fondi e donazioni l'archivio dei 78 giri. Questa consuetudine continua e non soltanto per il materiale fonografico. Alla Discoteca di Stato c'è una vastissima raccolta di materiale su musica e tradizione popolare registrato sul campo in varie occasioni soprattutto grazie al lavoro che fecero Carpitella e Lomax alla fine degli anni '50.

D. Da un certo punto in poi la Discoteca di Stato diventa anche museo dell'audiovisivo

R. Si,durante il ministero Veltroni è stata approvata la legge che ampliava la materia di competenza. Del Museo dell'Audiovisivo è in corso di realizzazione la sede all'Eur nel Palazzo della Civiltà e del Lavoro dove la discoteca trasferirà i suoi magazzini,gli archivi, le sale di consultazione ed ascolto per il pubblico ma soprattutto verrà di molto ampliato lo spazio dei magazzini poichè con la legge sul deposito legale che impegna tutti i produttori di fonografici e audiovisivi a donare una copia del cd o del filmato alla discoteca, dovrebbero arrivare al 100% tutte le realizzazioni che si pubblicano in Italia. La legge sul deposito legale esisteva già da prima ma non è stata mai applicata completamente, riguardava i libri e non la musica. La Discoteca di Stato e il Museo dell'Audiovisivo sono i principali enti a cui verranno consegnate tutte le produzioni su qualsiasi supporto, dato che cambiano ormai così in fretta.

D. Spiegati il luogo e la sua funzione parliamo invece del tuo lavoro qui,sei il depositario dell'archivio del Folkstudio la cui lista è on line sul sito www.dds.it. Cosa è e perchè ne sei custode?

R. Ho curato l'archivio del Folkstudio perchè all'indomani della scomparsa di Giancarlo Cesaroni si pose il problema di cosa fare dei nastri, dischi, manifesti e di tutto il materiale riguardante il Folkstudio che era conservato in parte nel locale ed in parte a casa sua. Questo fu possibile grazie al fatto che l'Associazione Folkstudio '88 che aveva la paternità del locale, con la scomparsa di Cesaroni era ridotta ad un unico membro che non poteva, da solo, andare avanti. Per cui alla presenza di un notaio è stata fatta un'estensione dei membri dell'associazione ad altre persone tra le quali io e l'assemblea dei soci ha deciso che tutto il materiale dell'archivio fosse donato alla Discoteca di Stato. Questo perchè era l'unico modo per rendere una funzione pubblica e gratuita del materiale di Cesaroni. La parte più importante dell'Archivio del Folkstudio è costituita dai nastri sui quali erano stati registrati alcuni dei concerti,non tutti dato che l'attività iniziò nel 1960 e attraverso varie sedi è arrivata fino al 1998,dalle audiocassette che però presentano delle difficoltà di recupero delle informazioni. Lo stato di conservazione dei nastri si è dimostrato buono se non ottimo e solo in pochissimi casi non è stato così. La scelta che Cesaroni ha lasciato di questi nastri combaciava perfettamente con le tre linee d'azione sulle quali il Folkstudio muoveva la sua attività di ricerca e di proposta,vale a dire: la musica popolare,il jazz e la canzone di qualità o d'autore come la vogliamo chiamare. All'inizio sicuramente era più il jazz e la musica popolare intesa come americana, il gospel o lo spiritual, subito dopo, a cominciare dal 1964, il Folkstudio cominciò ad ospitare tutti quelli che facevano ricerca nell'ambito della musica popolare e contemporaneamente ospitava anche chi cercava un modo diverso di fare canzoni a cominciare da Paolo Pietrangeli, Giovanna Marini e poi Guccini, De Gregori, Venditti, la scuola romana e tutti quelli che sono passati da lì.

D. Vogliamo citare qualche concerto particolarmente attrattivo?

R. I più interessanti che riguardano artisti conosciuti al grande pubblico sono quelli di Guccini, Giovanna Marini, Paolo Pietrangeli, Mario Schiano, tanti altri cantautori che appartengono alla canzone politica come Ivan Della Mea, ma anche Lucio Dalla, Maria Monti, Mimmo Locasciulli, formazioni di jazz tradizionale come quella di Carlo Loffredo, la Testaccio Blues Band. Formazioni o solisti che Cesaroni ospitava, da noi sconosciuti, ma notissimi in America come Odetta.

D. Ecco,questa è parte dell'Archivio del Folkstudio. E',come dicevamo,fruibile in rete ma in che modo?

R. Collegandosi al sito della Discoteca di Stato www.dds.it sulla home page c'è un link (cataloghi),aprendo quello se ne trovano altri tra cui "Archivio Folkstudio" dove,oltre ad una breve descrizione del fondo,c'è una lista di artisti ai quali corrisponde una scheda che registra e relaziona del concerto registrato. Dopodichè l'interessato può venire qui e richiederne l'ascolto.

D. Dicevamo all'inizio che questo è un luogo frequentato da studiosi,come fare ad allargare la cerchia delle persone che potrebbero fruire di tutti i documenti contenuti nei magazzini? A parte le motivazioni di studio o particolare passione non potrebbero crearsene delle altre più...terrene,come ad esempio poter rivedere o ascoltare programmi radiofonici vecchie interviste,documentari sui più svariati argomenti o semplicemente guardare una puntata della fiction preferita che magari ci è sfuggita? La creazione del Museo dell'Audiovisivo ha anche questo di obbiettivo?

R. C'è stato in questo senso un contatto con le Teche Rai che sono le principali depositarie del materiale di cui parli. Per ora abbiamo stipulato una convenzione che istituisce qui un fondo riguardante tutto il materiale audiovisivo che loro conservano sul Folkstudio. Sono previste nel nuovo museo una serie di postazioni libere,anche dalla prassi burocratica,per l'ascolto del materiale fonografico dato che si sta procedendo alla digitalizzazione dei supporti più a rischio (78 giri e dischi in vinile) che quindi saranno disponibili con facilità. Per quanto riguarda la totalità del materiale che Teche Rai ha è più complicato anche se stanno pensando seriamente di delegare questa parte del servizio che riguarda il pubblico per evidenti motivi di struttura e di funzione,dirottando su un altro punto le moltissime richieste di ascolto e visione. Non è facile attualmente consultare questo materiale poichè la funzione delle Teche è quella di fornirlo alle produzioni,alle trasmissioni e ai tg,insomma un uso interno. Qualora si arrivasse ad un risultato verrebbe istituito presso il museo un punto di consultazione di tutto l'archivio delle Teche Rai,realizzando quello che dicevi poco fa. Tutto questo è a parte dalla convenzione per l'Archivio del Folkstudio che è già in atto e a buon punto. A proposito,volevo ricordare che un'altra parte importante del fondo Cesaroni è quella dei manifesti e delle fotografie,sono documenti che danno il sapore del tempo che passa e testimoniano un'epoca. Se pensiamo che la prima rassegna organica sulla nuova canzone al Folkstudio durata tre settimane con una serie di appuntamenti a lei dedicati ci fu nella primavera del 1974, per farti capire l'aria e che tipo di sintonia ci fosse tra i due personaggi, Amilcare Rambaldi fa la prima rassegna del Club Tenco nel settembre dello stesso anno. Questo testimonia che tra Cesaroni e Rambaldi esisteva una sintonia comune. Rambaldi era completamente dedicato alla canzone d'autore,Cesaroni spaziava di più ma entrambi avevano capito che quello che stava succedendo era importante. Fare una rassegna significava ufficializzare una tendenza che si era andata affermando grazie ai dischi di Guccini, De Gregori, Venditti. Però se calcoliamo che De Gregori il grosso boom lo ha con "Rimmel" nel 1975 capiamo che da lì è cambiato tutto, infatti non può più venire a suonare al Folkstudio che non sarebbe stato in grado di contenere tutta la folla che ormai lo seguiva. Da questo capiamo quanto fossero innovatrici riguardo alla musica popolare le scelte di Cesaroni e Rambaldi. Il primo festival di musica celtica Cesaroni lo organizza a Roma in Villa Pamphili nel 1979, quando quella musica era veramente un oggetto non identificato. Da lì in poi c'è un fiorire di gruppi anche italiani che iniziano a studiare la musica irlandese, la celtica, gallese eccetera.

D. Una domanda che può apparire scontata: l'Archivio del Folkstudio o la sua storia,interessano anche un pubblico giovane?

R. Devo dire che le cose si muovono. C'è una studentessa per esempio che sta facendo la tesi sul Folkstudio e il suo Archivio. Evidentemente,nonostante i media non ne parlino molto,grazie al passaparola il fascino di questo posto è ancora molto forte. Molti ne parlano e molti vogliono saperne di più.

D. Adesso parliamo un pò di te. Ho una domanda da farti...ci parli del tuo recente viaggio a Liverpool? E' un modo per dare una risposta all'annosa domanda meglio Beatles o Rolling Stones o è un viaggio dell’anima?

R. E' un vecchio sogno che si è realizzato.Andare nel luogo dove,non dico tutto ma molto è cominciato è stato un omaggio alla musica che ha cambiato la mia vita e penso quella di molti altri. L'occasione è stato il quarantennale dei concerti dei Beatles in Italia,a uno di quelli romani ho avuto la fortuna di assistere. Con due amici di lunga data altrettanto beatlesiani abbiamo deciso che quello era il momento di prendere l’aereo. E' stato un viaggio molto bello e lo consiglio a tutti quelli che amano la musica e i Fab Four anche senza essere fan sfegatati perchè intanto è interessante vedere una città dove la loro musica esce da qualsiasi porta,locale,negozio o pub e poi se,come noi,scegliete per andare l'ultima settimana di agosto troverete l'annuale "Beatles Week". E' una manifestazione che coinvolge tantissimi gruppi da tutto il mondo che suonano le canzoni dei Beatles (ma non solo) nei pub e in vari luoghi della città. Visitare le case dove vivevano o il "Cavern" dove hanno suonato la prima volta (è stato spostato ma mantenuto integro) o andare a bere una birra al pub di fronte dove anche loro andavano nell'intervallo tra il concerto del pomeriggio e quello della sera fa ancora effetto. Come andare al museo dove è raccolto tantissimo materiale che li riguarda. E' interessante cercar di capire come mai in quella città si è verificato un fenomeno così globale. Non è Parigi o Londra ma ha un suo fascino,il Mersey per esempio. Un grande fiume che passa proprio lì,lo ricordiamo in titoli di canzoni e definizioni come "Merseybeat",si getta nel mare del Nord col suo ampio estuario dove da sempre attraccano le grandi navi ci fa capire quale sia stata la porta da cui la musica nuova americana è sempre arrivata da quelle parti in anticipo: grazie ai dischi portati dai marinai. Era l'attracco principale per le grandi navi insieme a Bristol,passavano tutti di là. Il rapporto con il rock poi è molto diverso,faccio un esempio: una delle manifestazioni collaterali alla "Beatles Week" era una rassegna di gruppi al porto dove c'è un grande parco e i monumenti più importanti,mentre passavo stava suonando (erano le 10 e 30!) un gruppo punk di ragazzi quindicenni devastanti. Ora,in Italia non avrebbero mai avuto modo di suonare su un palco lungo cinquanta metri,ma soprattutto ad ascoltarli ci sarebbero state non più di dieci persone,probabilmente i loro amici; lì invece c'era un pubblico di persone non solo giovani,non necessariamente punk che ascoltava quello che i ragazzi facevano. Nel pomeriggio era prevista una cover band argentina dei Queen con costumi e tutto. Il pubblico ascoltava in piedi con la consueta dose di birre al seguito senza che ci fosse nessun tipo di incidente,davanti a noi c'era un gruppo di ragazzi sedicenni che,finita la birra la gettavano nei cassonetti da cui sarebbero spesso passati gli inservienti per non farli riempire e loro gli davano una mano,questo per dire l'aspetto civile della questione. Ma la cosa bella è che tutti,dico tutti,cantavano le canzoni dei Queen,i teenagers e le coppie di cinquantenni allo stesso modo. Per loro quella è la vera musica popolare,la pop music è il rock,non necessariamente dei Queen intendo dire. Qui non è così,la nostra musica è altra...e noi siamo sempre in minoranza.

D. E diciamolo che siamo il paese della canzonetta!

R. Si, certamente. Comunque per le persone che amano il rock come noi è bello ogni tanto essere in vantaggio,perdipiù in trasferta!

Alessandro Mannozzi

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