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Al Kooper takes it all

Al Kooper takes it all
Naima, 29 04 2006

Al Kooper, per la prima volta in Italia, ha concluso la stagione 2005-2006 del Naima di Forlì, un locale caro a Il Popolo del Blues, con una bella programmazione, che ha saputo creare nella propria clientela una stabile abitudine all’ascolto.
Al Kooper è in forma come non mai: Il grande organista di Highway 61 Revisited, fondatore dei Blues Project e Blood, Sweat & Tears, istigatore musicale, talent scout per tantissimi artisti, dall’orchestra di Don Ellis alla cantante nera della Bay Area Linda Tillery ( gia con The Loading Zone ), da pericolosi Lynyrd Skynyrd a The Tubes, fiero combattente dell’indipendenza artistica e docente al Music Institute of Technology di Boston, ha presentato un set con i brani che più hanno colpito l’immaginario di una intera generazione che fra i sessanta e i settanta lo scoprì, anello insostituibile di un percorso che guardando avanti, affondava le proprie radici prepotentemente nel blues.
Ecco allora la Al e la sua ottima band lanciarsi in tributi a Ray Charles, Billy Boy Arnold prima di passare in rassegna i classi del repertorio di Kooper: “Flute Thing “ da quello dei Blues Project, “I love you more than you ever know” dai Blood, Sweet & Tears, “ Season of the Witch” di Donovan dalla celebre Superssesion con Stephen Stills e Mike Bloomfield, introdotta quest’ultima da “You can’t always get what you what”dei Rolling Stones a cui originale lui contribuì in maniera determinante con il proprio intramontabile marchio personale, quell’organo Hammond suonato con più come sottofondo, copertura, riempitivo, ma concepito come strumento d’arrangiamento.

Nel corso delle due ore Kooper ha suonato anche brani dal suo ultimo “Black Coffee”, ricordandoci che il suo stato di grazia non è passato, “My hands are tied” è un bellissimo brano in cui blues e reggae si incastrano e appartiene alla categoria dei brani radio friendly che Al conosce bene, avendo lui, in prima persona, per anni, svolto la funzione di A & R alla ricerca di successi.

Successo annunciato e la conferma di trovarsi davanti a un innovatore, che porta in tournee la sua arte, che viene da lontano ma che, visto il tutto esaurito ovunque in Europa, ha una sua ragion d’essere, ancora attuale. Con un nuovo disco in cantiere e la ristampa in ponte della divertente, illuminante ed istruttiva biografia “Backstage Passes “, Al Kooper è un uomo con ancora tante cose da dire.


A volte ci si lamenta di tante ingiustizie pensando che grandi nomi della musica non siano passati sotto certe forche caudine ma Al Kooper è la impersonificazione delle ingiustizie della discografia e di chi le ha superate e va ancora in giro a testa alta.
Attendiamo ora solo che la Sony ( proprietaria di tanti suoi master Columbia e di lavori da lui svolti) metta a disposizione la molte ore di inediti che Al Kooper ha confessato giacere negli archivi, facendo pubblica ammenda dei propri errori, che Bob Dylan lo richiami al suo fianco.

E che i Lynyrd Skynyrd si vergognino di non aver speso neanche una parola per lui, alla recente premiazione presso la Rock & Roll Hal of Fame, che più di loro avrebbe meriterebbe quel premio.
Ernesto de Pascale

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