. Great Crusades – Four Thirty
The hard boiled blues of Great Crusades
Great Crusades – Four Thirty
(Glitterhouse Records/Venus)
www.glitterhouse.com

One year after Welcome to the Hiawatha Inn, the dirty old “midwestern gangster” comes back with a powerful album that represents the band at the crossroads where the electric blues of Chicago meets their tipical hard boiled style.

A poco più di un anno di distanza dall’ottimo Welcome To The Hiawatha Inn, i Great Crusades, band guidata dall’istrionico Brian Krumm torna sul mercato con Four thirty, il loro quinto album, nato sotto la produzione di Blaise Burton, già al lavoro con Bob Dylan e Liz Phair. Se il lavoro precedente era caratterizzato da un blues sofferto dai toni dark, in questo nuovo disco il tutto sembra essersi indirizzato ancor di più verso i toni elettrici. Registrato a Chicago, Four Thirty, cattura il sound tipico di questa città mescolandolo con le loro istante elettriche e noir che già emergevano nel loro approccio live hard boiled. Liberato il freno alla loro carica rock, Krumm e i suoi fedelissimi confermano a pieno l’appellativo di Midwestern Gangsters che gli affibbiò con successo un certo Grail Marcus, un immagine che ci viene ricordata anche sulla copertina, piuttosto brutta per la verità. La potenza degli arrangiamenti arriva diretta, forte e carica di energia, ma a volte si disperde nel vuoto senza dare i frutti sperati finendo per essere fine a se stessa. Insomma il disco viaggia come un treno ad alta velocità ma senza una guida sicura. Tuttavia l’iniziale Are we having fun anymore? rapisce come un vortice sonoro, e scaraventa l’ascoltatore in un fumoso locale notturno di Chicago, non da meno è anche la tesissima Porch Song, sulle ali del boogie rock più cald con tanto di slide in bella evidenza. Grandiosa è poi Hollywood Bungalow, un orgia sonora blues benedetta dallo spirito guida di Bo Diddley. Meno riuscita è Raw dove si indugia su strutture e arrangiamenti già noti, attraverso le più prestigiose firme di Rory Gallagher, Otis Rush, e George Thorogood. Qualche rimando al passato arriva dalla ballata She Walked Alone, ma che resta l’ultimo baluardo di un loro vero marchio di fabbrica. Un disco a fasi alterne, con momenti geniali ed altri meno, e che soprattutto deve essere valutato per quello che è ovvero un disco di transizione. Per capire meglio di che pasta sono fatti i Great Crusades, sarebbe molto più indicato comunque il precedente, Welcome To The Hiawatha Inn.

Salvatore Esposito

Track list

1.Are we having fun anymore?
2.Porch song
3.Hollywood bungalow
4.I got away
5.She walked alone
6.Heathers will haunt you
7.Billy smashes it up
8.Downtown
9.Rawl
10.Boom boom
11. Where are you now?

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