. Jules Shears - Dreams don’t count
Jules Shears - Dreams don’t count
(Mad Dragon / ryko)
www.maddragonrecords.com

Serious music, serious songs for serious people who deserve such a songwriters ’gem

Una atmosfera pacata ed intensa accompagna il nuovo album di Jules Shears, cantautore non noto al grande pubblico ma la cui media compositiva resta invariabilmente alta sin dai suoi esordi, nei tardi anni settanta, coni losangelini Funky Kings, attraverso i più ruvidi Jules & The Polar Bears, una sorpresa se ascoltati oggi, e i moltissimi dischi da solista, puntati qui e là da successi per altri, come “If She Knew What She Wants”, canzoni per Susanna Hoffs delle The Bangles e per la Cindy Lauper dei tempi d’oro.
Jules Shears però, personalità angolare e le cui problematicità vengono facilmente a galla ascoltando le canzoni più belle di questo “Dreams don’t count”, è un vero talento della canzone e questo basta a inserirlo di diritto fra quel ristretto giro di “eroi” minori ai quali non è toccato il conforto e l’abbraccio della ovazione popolare.
I riferimenti di Jules, per quanti non lo avessero mai ascoltati (affrettatevi!), sono pochi e semplici : ne citiamo uno solo, quello che viene fuori tutto d’un tratto durante l’ascolto di “Dreams don’t count “ con più chiarezza, il Jackson Browne degli esordi che fa capolino in “ Accustomed to Clearness “, confessione su come nella vita si possa anche non avere le idee chiare e provare a farcela ed ad essere rispettati e stimati per ciò che si è.
Shears, che ama Pete Seeger, il Rythm & Blues, il Reggae quanto il rock, che in “Sinners who believed “ ricorda il migliore James Taylor, e che a suoi idoli ha dedicato un intero disco ha – questo il suo pregio – una pasta e un intercalare ritmico nello scrivere le frasi che è assolutamente unico e che lo caratterizza. Ascoltato uno volta, è impossibile dimenticare la voce di Jules Shears. Siamo sicuri che il singer/songwriter sia perfettamente conscio di questa sua caratteristica e che scriva esasperando l’intersecarsi di parole e musica secondo il proprio stile.
Una sensazione agrodolce, morbida come una coperta di Linus, avvolgente come un focolare, sono le armi strategiche di un artista che sa davvero scrivere belle canzoni con semplicità ed originalità, senza aver bisogno di avvitarsi in chissà quali elucubrazioni.
Sopravvivranno con l’andare del tempo artisti come Jules Sheras? Ci auguriamo di sì e speriamo che un pubblico sempre più appassionato e partecipe possa tenerli in vita. Dallo sguardo di Jules, dubbioso e un po’ fuori fuco in tutte le foto che lo ritraggono (tre) pare che sia proprio lui ad avere dubbi sul proprio futuro e pare che stia pensando ad altro ma basta poi far girare il cd nel letore per capire che Jules Sheras fa sul serio e che “Dreams don’ t Count” è un altro bella raccolta di 12 canzoni originali che faranno la loro bela figura per tanto tempo e non temono confronti nel cantautorato attuale.
Straordinaria “An Important Part“, due minuti e cinquantanove secondi di pura commozione su come la forza di una persona e della mente possa farsi sentire anche quando si è voluto cancellare le cose migliori ed abdicare dal resto del mondo.
Un brano che da solo merita “Dreams don’t count“ e che va riascoltato molte volte per riflettere sul come e sul perché è importante andare controcorrente e lentamente.

Ernsto de Pascale

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