With her impeccable musicianship and consummate taste, Alison Brown released a great mostly instrumental album with self-writing songs and some great cover like Angel by Jimi Hendrix and Homeward Bound by Paul Simon.

Sin dai suoi esordi nel 1987 al fianco di Alison Krauss, Alison Brown, una tra le più apprezzate banjoiste della New Acoustic Music, si è sempre distinta per il suo stile molto personale che a tratti lascia credere ad una versione al femminile di Béla Fleck. A rendere testimonianza di una carriera sempre su alti livelli ci sono i tanti premi collezionati, uno su tutti il Grammy nel 2000 ma anche una infinita serie di partecipazioni speciali in dischi di tanti suoi colleghi. In questo non va frainteso il suo legame con le radici in quanto Alison ha portato alla tradizione una ventata di novità sia nella tecnica stuementale ma soprattutto a livello di arrangiamenti sempre curatissimi in ogni dettaglio.
Stolen Moments, il suo ultimo lavoro è un disco splendido. Composto essenzialmente da brani scritti con l’aiuto di John Doyle e Garry West, rispettivamente il chitarrista e il bassista della sua band, il disco è quasi interamente strumentale a cui si aggiungono alcune cover che evidenziano il suo immenso eclettismo musicale. Si passa dal Paul Simon di Homeward Bound al Jimi Hendrix di Angel, insomma sperimentazione sonora allo stato puro. Nell’economia generale del disco molto fortunata è la scelta di lasciare ampio campo d’azione ai suoi musicisti ed in particolare a John R. Burr al piano che contribuisce a dare un’impronta ancor più jazzistica, raffinata alla sua musica. Tra i brani più riusciti ci sono sicuramente il magnifico medley è (I’m Naked And I’m) Going To Glasgow, un susseguirsi di irresistibili emozioni, e Prayer Wheel con le Boomchick ovvero Mary Chapin Carpenter, Andrea Zonn, Sally Van Meter e Sally Truitt. Un disco magico, godibilissimo in ogni sua sfumatura ben lontano dai tecnicismi fine a se stessi.

Salvatore Esposito