. Janiva Magness - Do I Move You
Janiva Magness - Do I Move You
(Northern Blues Music)
www.northernblues.com
www.janivamagness.com

Brand new white Etta James at her 7th album is (still) keep on trying, just a litle bit harder!!

Janiva Magness è una blues mama di cinquant’anni, senza trucchi e ben portati. Ha sette album all’attivo e l’ultimo di questi - le note che accompagnano il suo più recente, “Do I Move You” ci dicono ha superato le cinquemila copie. Il produttore Colin Linden e Fred Litwin, boss della Northern Blues Music di Toronto, devono credere davvero molto in Janiva per continuare a investire con un margine di recupero così basso. Quale guadagno potranno portare cinquemila copie a un discografico? Ma la Magness ha carisma da vendere, molto appeal, un certo fascino sexy (o almeno così ci vuol dare a vedere) e ti guarda dritto negli occhi giusto per farti capire che, a una così, non gliela mandi davvero a dire.

Ascoltando “Do I Move You” è evidente che per promuovere e lanciare Janiva Magness i tipi della sua scuderia vogliono fare le cose in grande e sul serio. Ecco allora una ottima band ad accompagnarla in studio, fra cui spiccano le tastiere di Richard Bell ( già con altre grandi lady del blues, da Janis Joplin a Bonie Raitt), Stepehn Hodges ( dalla band di John Hammond e sentito anche con Tom Waits), il bravissimo Rick Holstrom ( ex componente della band di Rod Piazza, un nome ben noto nel blues americano) oltre al citato Colin Linden e Jeff Turmes, collaboratore abituale della Magness.

Il brand del disco è semplice: occupare lo spazio che sta fra Bonnie Raitt e Susan Tedeschi, ma in direzione Rythm & Bues, con riferimenti alla tarda Janis Joplin o, tutto al più, Tina Turner. Insomma, diciamolo fuori dai denti per far prima , Janiva Magnesi dovrebbe diventare – secondo produttori e discografici – la nuova Etta James, bianca.

In “ Do I Move You” non manca niente per completare la ricetta che dovrebbe sfornare ciò che al mercato manca, una grintosa e determinata cantante con classe e naturalezza, con energia e potenza ma anche sensualità da vendere. Non ce la sentiamo di dare una risposta in questa sede, però, se potrà farcela o meno, troppe variabili.
Viene però naturale questa riflessione : Se questa mistura esplosiva doveva funzionare, ciò sarebbe dovuto accadere già prima, no ?. Con cinquemiladuecento dischi venduti dietro le spalle del suo più recente disco, l’ottavo per inciso, a cosa si può puntare ? Un raddoppio delle vendite non farebbe certo sentire la presenza della Magness sulle scene più di adesso e in Europa Janiva non ha mai davvero puntato, nonostante le 200 date l’anno, di cui 190 nel Nord d’America, ci auguriamo per lei, a buona ragione.

Si tratta perciò solo di continuare a provarci, provarci, provarci.

In “Do I Move You” ci sono le canzoni, un dream team di musicisti e persone dietro le quinte che funziona davvero e ci sono, per fortuna, anche belle canzoni, alcune più toste altre più intese ed acustiche come” Don’t let your memories” e autori di alta statura come l’intramontabile Delbert McCLinton, texano doc che firma “You were never mine”. Janiva Magness canta sempre bene e con convinzione e “ Bad Blood “ è il brano con il groove migliore e più deep della raccolta .

Un nome quindi da tenere d’occhio ( sigh…., dopo sette album mi immagino come si può sentire una artista, per di più una donna, a sentirsi additare solo come “Un nome da tenere d’occhio” ma tanto è, non saprei dir di più o d’altro, mi dispiace ! ndr) che ci piacerebbe vedere in concerto.

Con l’augurio che l’etichetta e il suo team di produzione non si disinnamorino di lei. Di questo sarà responsabile solo lei. Non la musica che in questo “Do I Move You” è tutta buona, realizzata con cura e con un occhio al mercato. Per una scommessa che tutti paiono intenzionati a vincere.

Ernesto de Pascale

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