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Tra Pinocchio e Holden, un Filo ribelle. Intervista a Filippo Timi

Molti artisti, come attori e cantanti, si avvicinano alla scrittura. Eri qualcosa che avevi dentro da prima oppure è stata una vocazione improvvisa?
«Mi è sempre piaciuto scrivere, anche se prima lo utilizzavo prevalentemente come sfogo. Inoltre quando ho lavorato in teatro con Corsetti, lui ci faceva scrivere preparando i testi dei personaggi che dovevamo interpretare. Poi alla fine tutta insieme è venuta la voglia di raccogliere le pagine che erano sparse qua e là nel computer».
Ed è arrivato Tuttalpiù muoio per la Fandango. Come è stato il lavoro con Edoardo Albinati?
«Più che una collaborazione una vera e propria simbiosi. Ha capito il testo, è entrato nella falsariga della mia vita. Anche nei momenti in cui lavoravamo separatamente era come se fossimo sempre insieme».
Il protagonista del libro, Filo, sembra più che un ribelle un anticonformista come il giovane Holden o Huck Finn di Mark Twain. E’ una sensazione corretta?
«E’ esatto. Filo è un ribelle non tanto perché combatte, ma in quanto si sente diverso dalla società che lo circonda e nella quale non si riconosce. Un po' come Pinocchio. I suoi atti sono in questa direzione».
Il romanzo è ambientato a Ponte S.Giovanni di Perugia, nella tua Umbria che viene considerata un’isola felice, spesso con un'immagine bucolia...
«Lo era fino agli anni ’50. Poi accanto a Perugia con il suo centro storico e i suoi splendidi scorci, è cresciuta la periferia. E anche Ponte S.Giovanni con le sue case orribili e i centri commerciali. Più in là c’è la splendida Assisi e il Monte Subasio e si ritorna all’immagine dell’Umbria bucolica e storica. Non scordiamoci anche il periodo della contestazione e gli anni di piombo che compaiono nel testo».
Hai già citato Giorgio Barberio Corsetti, considerato uno dei maggiori esponenti del nostro teatro. Tra i tanti insegnamenti, quali quelli che ritieni più importanti?
«Innanzitutto quello della corporeità dello stare in scena, il lavoro sul corpo al di fuori degli elementi psicologici. Poi quello della concretezza, anche se in scena interpreti Satana o Percisvalle devi essere concreto e quindi credibile nei confronti del pubblico. Quindi, dato che Corsetti è anche un poeta, quello della poesia, ovvero di mettere degli elementi poetici per far risaltare il personaggio che interpretiamo e caratterizzarlo a modo nostro».
Ti è stato utile anche per la l’esperienza da regista?
«Corsetti tende a focalizzare l’individuo che interpreta più che il testo. Lavora molto sulle persone ed è un metodologia di lavoro che ho utilizzato anch’io».
Dal teatro al cinema. Concludiamo con un tuo parere su Saturno Contro, che ti ha dato una maggiore notorietà...
«Una bella esperienza, perché mi aspettavo ritmi diversi, più scanditi dal ‘ciak si gira’ e da rapporti formali. Invece mi sono trovato molto bene con colleghi più famosi di me. Ozpetek è molto professionale, ma anche gentile. Poi c’è stato un bellissimo feeling con l’attrice turca Serra Yilmaz che lavora sempre con lui. C’era un tale clima di armonia che non sembrava di essere sul set di un film».

Michele Manzotti

Filippo Timi allo Spazio Fandango di Lastra a Signa

www.filippotimi.com
www.fandango.it

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