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It Ain't Me, Babe

Bob Dylan
DatchForum, Milano 27 Aprile 2007

A pochi mesi dal tour estivo che dal 15 al 20 luglio scorso ha toccato cinque città italiane, Bob Dylan torna in Italia per promuovere il recentissimo Modern Times. L’attesa di ascoltare i brani nuovi dal vivo è alta, ma come succede ormai da molto tempo, seguire un concerto di Bob Dylan è come assistere ad un rito pagano. Una sorta di rito rock impedibile a cui dovrebbero prendere parte, almeno una volta nella vita, tutti gli appassionati di questo genere. L’atmosfera è quella delle più classiche, gli hard-core fans nelle prime file, i culturi poco dietro e in fine tutti gli altri a riempire per metà un DatchForum privato da un telo nero dell’ultimo anello, quasi a mascherare i posti vuoti. Bob Dylan, sale sul palco puntualissimo come sempre insieme alla sua band composta dal capobanda Tony Garnier al basso, dal polistrumentista Donnie Herron, dal batterista George Receli e dai due chitarristi Danny Freeman e Stu Kimball. La sorpresa annunciata della serata, è il ritorno di Bob Dylan alla chitarra, dopo cinque anni di testarda preferenza per la tastiera. Ad aprire il concerto è Cat’s In The Well, brano piuttosto incolore su Under The Red Sky ma che nel NET si è trasformato in un accattivante rock-blues su cui la chitarra di Freeman detta i tempi e Bob Dylan ricama qualche piccola perla chitarristica. Si prosegue con It Ain’t Me, Babe in una versione rilassatamente rock in cui brilla l’ottimo cantato di Bob Dylan e la bella linea melodica disegnata dalla pedal steel di Donnie Herron. Si passa poi al blues con una rugginosa Just Like Tom Thumb's Blues, cantata da Bob con il giusto piglio e suonata egregiamente dalla band che negl’ultimi tempi si sta lentamente affrancando dalla nomea di “musicanti senza cuore”.


Se It's Alright, Ma (I'm Only Bleeding) è cantata da Bob quasi stancamente, la seguente To Ramona, riletta in chiave country-waltz brilla per passione ed intensità. Bob si sposta poi alla tastiera ed arriva un ottimo uno-due da Modern Times, prima con il rock blues di Rollin' And Tumblin' e poi con la dolce ballata Spirit On The Water. Si torna ai 60s con una travolgente Stuck Inside Of Mobile With The Memphis Blues Again con Donnie Herron in gran spolvero alla pedal steel, seguita dall’highlight della serata ovvero una splendida Desolation Row baciata da un cantato ispiratissimo di Bob Dylan e da un eccezionale assolo di Freeman. Una simpatica I’ll Be Your Baby Tonight versione simil-reggae rock introduce When The Deal Goes Down, altro brano estratto da Modern Times che riscuote un bel consenso del pubblico. Most Likely You Go Your Way (And I'll Go Mine) è tesa e vibrante mentre la successiva Nettie Moore è un concentrato di poesia con Donnie Herron al violino a tessere una avvolgente trama Sonora.


Sul finale arrivano poi i due super classici, Highway 61 Revisited e una corale Like A Rolling Stone con il pubblico trascinato dall’ottimo impatto del brano e da un Bob in forma smagliante al cantato. Dopo una breve pausa, Bob e la band tornano sul palco per i bis finali, ovvero una travolgente Thunder On The Mountain e la superclassica All Along The Watchtower, in una versione piuttosto incolore e confusionaria. A Bob Dylan però si perdona tutto, infondo l’importante era esserci, sarebbe stato un peccato perdersi le sue movenze goffe e i suoi balletti chapliniane, la sua buffa presentazione della band e il suo imbarazzo di fronte al suo pubblico in adorazione.

Salvatore Esposito

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