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On The Road: riflessioni su un mito ancora vivo.
In viaggio tra la società americana e la scena letteraria contemporanea si chiude l’ultimo incontro del Blues Joint.

PISTOIA – 27 Aprile, là dove sorgevano gli stabilimenti della vecchia azienda meccanica Breda oggi c’è una modernissima biblioteca, tra le più grandi in Toscana, simbolo positivo di rinascita culturale. Quale miglior sede per ospitare un’incontro letterario che celebri il cinquantenario di On The Road di Jack Kerouac. A presentare la serata, Ernesto De Pascale, del Popolo del Blues, e Stefano Loria, critico letterario de L’Unità.
Sulla Strada è un capolavoro fuori dal tempo, così l’applauso a Jack Kerouac, oltre a dare il via all’incontro, unisce più che simbolicamente la platea con quell’autore che ebbe il coraggio di tentare un nuovo percorso stilistico, di offrire un riferimento a quella gioventù che, dall’America del 1957, era soffocata.
Da queste considerazioni inizia la riflessione che De Pascale fa sul clima generazionale americano, quello di una gioventù che, mezzo secolo fa, praticamente non esisteva, che venne letteralmente plasmata dai primi esperimenti culturali rivolti esclusivamente ai giovani, dal blues, al rock a quell’innovazione letteraria che poi prese il nome di Beat. Risulta quindi semplice comprendere come la musica e le parole si siano fuse insieme in uno stile assolutamente rivoluzionario.
Non solo lo stile è, però, un elemento del successo di Kerouac; se On The Road è così fuori dal tempo, se è arrivato intatto a noi, il merito è dell’atmosfera del romanzo, che, come chiarisce Stefano Loria, crea un clima sognatore, spensierato, estremamente giovanile, adatto a un pubblico di lettori vasto, ma prevalentemente in età adolescenziale.
Oggi è forse difficile comprendere come un prodotto di una cultura che risulta inevitabilmente lontana nel tempo e nello spazio possa essere ancora così attuale. Partendo da questo spunto si sviluppa una delle riflessioni principali della serata. Il mercato letterario, come del resto quello discografico, è andato incontro ad una naturale evoluzione che ha però portato ad una pubblicazione di prodotti estremamente commerciali e appetibili al consumatore medio. Se il 2007 fosse la data di uscita di un nuovo On The Road, questo forse si perderebbe per qualche mercatino underground, o verrebbe stravolto secondo certi standard attuali; la violenza, la spettacolarizzazione.
La dedica ideale dell’incontro, infine, è ad uno scrittore grossetano, tra i primi traduttori di Jack
Kerouac: Luciano Bianciardi. Egli è stato forse il più beat degli autori nostrani del secondo dopoguerra e, con La Vita Agra, ha saputo rappresentare e criticare il miracolo economico italiano, in maniera anche profetica per i nostri tempi.
In chiusura una raccomandazione al pubblico, rileggersi On The Road a voce alta e addirittura in lingua originale, per cogliere pienamente quella musicalità che completa l’opera di Kerouac.

Matteo Vannacci

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