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Angelique Kidjo – Djin Djin
(emi)
www.kidjo.com

Nominata quattro volte ai Grammy, Angelique Kidjo ha cominciato la sua carriera a sei anni nel porto del villaggio beninese di Cotonou, per approdare poi a Parigi e in seguito a New York, dove vive adesso. Mixando origini e tradizioni delle sue zone di nascita con le influenze occidentali, Angelique regala un bellissimo collage di musica etnica, popolare, africana, rock e pop.
L’album, prodotto da Tony Visconti, è un progetto veramente ad alto profilo, con un appeal da major e un cast di ospiti stellari che spaziano da Carlos Santana a Peter Gabriel, da Alicia Keys a Joss Stone. Ma la purezza e la genuinità musicali sono garantite da una Kidjo che è autrice di molti dei brani dell’album, da un nucleo musicale che va a pescare direttamente nelle origini della musica del Benin, dalla presenza di musicisti africani che portano nelle registrazioni tutta l’essenza ritmica ed emotiva della loro terra
Dietro l’angolo si cela quella che se non è la perfezione, di certo ci va molto vicino: oltre alla lista degli ospiti d’eccezione troviamo dietro le quinte un cast di musicisti che sono dei super ospiti in incognita, da Amp Fiddler alle tastiere a Larry Campbell alla chitarra.
Alicia Keys e Brandon Marsalis si uniscono alla Kidjo sulla bella title track, un brano dai toni popolari così come “Salala”, a cui partecipa invece Peter Gabriel. Angelique duetta con Joss Stone in una versione personale e molto soul di “Gimme Shelter” degli Stones, mentre è riservato ad un'altra cover, “Pearl” di Sade, uno dei momenti più emotivamente intensi del disco.
Alla chitarra in “Pearl” troviamo Carols Santana, che fa gemere e piangere lo strumento con uno dei suoi sound più tipici, mentre la Kidjo intona dal testo in duetto con Josh Groban “She cries to the Heaven above” con la forza di una preghiera. La canzone segna uno dei momenti più belli anche perché è capace di contrastare con il resto del disco, e offrire nel momento opportuno la giusta apertura melodica. Tra gli ospiti troviamo anche Ziggy Marley, che tinge di raggae le note di “Sedjedo”.
L’album è praticamente il lavoro di un “dream team” , della squadra musicale “perfetta”, e più esattamente “perfetta per questo genere”. Facile allora far bene con queste carte in mano, si potrebbe pensare. E invece non era così scontato, perché la difficoltà stava nello stare con un piede dentro in massimi vertici della discografia e della musica internazionale, ma tenere l’altro immerso fino alla caviglia nella real thing, nella genuinità della musica dei luoghi della Kidjo. Proprio nell’aver raggiunto questo equilibrio sta la forza e la riuscita di questo bell’album .

Giulia Nuti

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