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Ray
Regia di Taylor Hackford



Quando il grande Ray Charles se ne è andato, un senso di vuoto incolmabile ha travolto la musica internazionale. Ma come per tutte le grandi conquiste e i grandi personaggi, l’eco di quel che è stato lasciato al mondo continua a vibrare per del tempo. Così succede che un personaggio come Ray Charles sbanchi in via postuma il botteghino dei Grammy Music Awards, portando a casa più di quanto non riesca a fare il luccicante successo di qualunque pop star. L’occasione per tornare a ricordare Ray Charles, in un momento come questo in cui la sua figura sta ottenendo importanti riconoscimenti, ci è offerta dal bel film di Taylor Hackford il cui titolo è, semplicemente, Ray.
Ray racconta e ripercorre la vita di Ray Charles, dagli esordi e dal tentativo di conquistare uno spazio nel mondo della musica suonando nei pub di ultima categoria fino ai dischi di successo e all’affermazione internazionale. Numerosi flashback ci riportano indietro all’Alabama di inizio Novecento, in cui il giovane Ray si trova a dover fronteggiare la miseria e l’emarginazione, la tragica scomparsa del fratello, l’improvvisa perdita della vista, mentre una madre determinata (una eccellente Sharon Warren) cerca di insegnargli a fronteggiare a testa alta le avversità contando sull’autostima e su pochi ma essenziali valori umani. Ray è una biografia, ma le sole vicende biografiche di Ray Charles bastano a conferirgli un tono del tutto eccezionale. Ad essere raccontata è un’autentica sfida alla conquista dei propri diritti e del proprio spazio vitale , vissuta dalla parte di chi è venuto dal basso e da solo, grazie al proprio talento e alla propria convinzione, ha superato l’invalidità e costruito la sua fortuna. Prodotto in collaborazione con lo stesso Ray Charles, che ha contribuito di persona nei suoi ultimi anni di vita alla realizzazione del film, Ray lascia da parte gli eccessivi orpelli ed evita l’autocelebrazione, trovando però, con il massimo del buon gusto, comunque il modo per tornire e rafforzare il mito del grande pianista, il primo a fondere coraggiosamente insieme gospel e rhythm n’ blues. Si concentra sulla citazione di elementi e personaggi concreti ( una fugace menzione del dj Alan Freed ad esempio ), offrendo una ricostruzione che non nega il dovuto spazio ad elementi determinanti nella biografia di Ray come l’incontenibile propensione verso belle donne ed eroina. L’attenzione maggiore è concentrata sul primo ventennio della carriera di Ray, per poi saltare in avanti di quarant’anni ed arrivare alle ultime immagini del vero Ray Charles, lasciando intuire come per tutta la durata della sua carriera il musicista non abbia mai abbandonato il coraggio e la propensione alle sfide, realizzando, ad esempio, dischi di country cantati con lo stile di un cantante di musica nera. Ad interpretare Ray Chrales uno straordinario Jamie Foxx, che cimentandosi come attore, pianista e cantante mette a segno una performance da Oscar.

Giulia Nuti



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