.


Lester Bangs: Guida ragionevole al frastuono più atroce
(Minimum Fax)
www.minimumfax.com/libro.asp?libroID=262



Finalmente arriva, anche se in grandissimo ritardo, il libro rock per eccellenza. C’è un momento, in questa raccolta postuma, che più di altri spiega la grandezza dello scrittore, giornalista, agitatore Lester Bangs.
E’ quando Lester si trova faccia a faccia con Lou Reed ed inizia un duello verbale fatto di battutacce e colpi bassi, dove entrambe le parti godono da morire nello scorticarsi a vicenda. Alla fine è Bangs a portare il punto a casa, perché la sua prosa riusciva sempre a mettere a nudo l’uomo prima ancora che l’artista, demitizzandolo con una precisione chirurgica. C’è da dire che, fra tutti, Reed era il suo bersaglio preferito (memorabile anche l’articolo dedicato a quella gran presa di culo che è Metal Machine Music…), ma solo perché proprio i Velvet Underground, folgorandolo, furono fra i principali responsabili di quella sua strana missione. Bangs in fondo era così, non aveva paura dei suoi eroi, li amava e disprezzava in egual modo, arrivando primo fra tutti nel descrivere lo spasmodico egocentrismo, la vacuità e i capricci che attraversavano quel carrozzone sferragliante chiamato rock’n’roll. Ed è il distacco la chiave per capirne la scrittura. Lester conduceva una vita relativamente solitaria, fermamente convinto che non si dovessero mantenere relazioni amicali con i musicisti, e dalla postazione che si era creato, una specie di palchetto lontano dalle luci della ribalta, riusciva a commentare lo strano stato delle cose, infondendo l’allora giovane “scrittura rock” di riferimenti letterari e culturali che ne hanno ampliato di molto la portata. Influenzato tanto dai beat quanto da un altro grande come Hunter S. Thompson, Lester era un cane sciolto che non piaceva ai direttori delle riviste, semplicemente perché aveva il coraggio di scrivere se un disco faceva schifo. E scusate se è poco. Imperdibili, quindi, gli scritti tratti da Creem, la storica rivista di Detroit che per qualche anno fu rifugio ideale per la sua prosa più selvaggia ed irriverente (quelli di Rolling Stone l’avevano buttato fuori perché nelle recensioni insultava gli artisti), mentre gli articoli posteriori, quelli del trasferimento a New York, la città in cui morirà nel 1982, ci raccontano un uomo più posato, desideroso di esplorare altri argomenti, forse addirittura annoiato dalla musica. Comunque sia, nessuno è riuscito a raccontare il rock meglio di lui, nessuno è stato in grado di entrarvi fra le pieghe con la stessa forza espressiva. Ma in fondo Lester Bangs non era un giornalista musicale, e di certo non era “solo” uno scrittore. Lester Bangs era una vera rockstar.

Bernardo Cioci


tutte le recensioni

Home - Il Popolo del Blues

NEWSLETTER

.
.

eXTReMe Tracker