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The Double Pumpers: II
TDP/Socan
www.doublepumpers.com



The second Double Pumpers’ work, II, is a hard boiled rock n’ roll album, ten song where they mixed punk, blues and garage music. This Canadian power trio made a good stuff and they confirmed all their quality that showed on their first album Do It To It. We gotta stay in touch with they because they aren’t a simply next big thing.

Ad ascoltarli difficilmente resisti a star fermo sulla sedia, i Double Pumpers infatti sembrano avere energia da vendere e sopratutto hanno le carte giuste per ritagliarsi un posto d’onore nella scena indipendente canadese, che ormai sforna una next big thing dopo l’altra. II, è il secondo disco di questo potentissimo power trio e segue a due anni di distanza il già promettente Do It To It. La miscela è quella già collaudata nel disco di esordio, ovvero un po' grunge, un po' punk, un po' garage, e forse nulla di tutto ciò, quello che si prova ascoltando la loro musica, è semplicemente una scarica adrenalinica che si muove sulla scia di influenze che vanno dalla psichedelica fino al delta blues. Registrato da Michael Hanlan presso lo Yogi's Meat Locker, II è un disco da ascoltare fuckin’ loud, un po’ per la notevole sfacciataggine delle loro canzoni, un po’ per il gusto di lasciarsi trascinare dall’incedere indomito della chitarra di Martindale. Aperto dalla sferragliante Waiting, II cavalca un onda elettrica che si materializza lungo tutto il disco come nel caso di Woman Of Mine o Oh Lord, quest’ultima una vera ode al sound garage seventies. Non meno interessanti sono i brani successivi come la pulsante Wasting Time, dominata dal basso di Damian, la rovente Dyin’ To Smile e la riscrittura del classico blues On The Road Again, quest’ultima di gran lunga il miglior brano del lotto. Sul finale il disco si mantiene saldissimo, nonostante il piccolo passo falso di Yellow Fingers, abbastanza scontata nell’incedere. Un disco da ascoltare con grande attenzione perché prima o poi ce li ritroveremo in giro a spaccare il mondo con il loro rock travolgente.

Salvatore Esposito



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