.


Fiery Furnaces: The Fiery Furnaces EP
(Rough Trade)
www.thefieryfurnaces.com
www.roughtraderecords.com



The most eclectic duo in Oak Park is back only few months after their latest album with an extraordinary brend new ten-songs-EP. Don’t miss their magic blend of psychedelic pop and space rock!

Sono passati solo pochi mesi dall’ultima volta che abbiamo sentito parlare dei Fiery Fournaces e del loro Blueberry Boat (Roug Trade, 2004 - uno dei dischi dell’anno a detta di chi scrive) , eppure ecco questo straordinario duo di Oak Park presentarsi di nuovo sulle scene con un’uscita discografica. A prima analisi questo EP sembrerebbe un corollario al materiale pubblicato nel loro disco precedente. La particolarità è che le tracce dell’EP non sono quattro o cinque, ma dieci ! Sotto falso nome in altre parole, ecco un nuovo album dei Fiery Furnaces. Un’uscita così ravvicinata, che forse in pochi si aspettavano, non fa altro che ribadire e rafforzare l’immagine di sé che già con i lavori precedenti il gruppo aveva trasmesso, ovvero quella di far forza soprattutto su una creatività imprevedibile e dirompente. Questa volta oltre a far leva sulla creatività, che anche in questo lavoro fluisce copiosamente, i Fiery Furnaces giocano di scaltrezza. Il loro disco precedente si era fatto apprezzare soprattutto per una linea di “prog-pop” per cui ai testi stravaganti si associavano commenti sonori montati tra loro tramite un uso spasmodico della tecnica del cut-up che molto rimandava, se pur facendo leva su un genere musicale completamente diverso, a certi esperimenti già noti negli anni ’70. Brani lunghi e stravaganti, spesso confusionali e depistanti, caratterizzati da sonorità effettate e sintetiche. Tutte queste particolarità, che avevano costituito la forza di Blueberry Boat, in qualche modo in The Fiery Furnaces EP rimangono. Le sonorità ad esempio sono inconfondibilmente le stesse. Ma se la pecca dell’album precedente poteva essere una divertente ma latente dispersività, questa volta i Fiery Furnaces sintetizzano la loro creatività al meglio per dirigerla dritta verso l’obiettivo. Nella prima parte dell’album troviamo così una sequenza di autentici e ottimi singoli radiofonici, frutto di una personale metabilizzazione dei canoni del pop. Single Again è il primo della serie, ed unisce riff techno-ballabili ad un minimalismo melodico e ad un testo di estrazione genuinamente rock n’ roll ( I married a man/ he was the plague of my life/ I wish was single again). Space pop minimale per Here Comes the summer, mentre il testo racconta di una paradossale e insensata attesa dell’estate che non arriva mai. Ben organizzata ed efficace anche Evergreen, giusto per tenere alto il tenore di questo incipit fino all’arrivo del vero capolavoro del disco, Sing for me, ballata beat psichedelica che trasporta direttamente indietro ai colossi del beat inglese o ai Pink Floyd di See Emily play, e che da sola vale tutto l’album. Con Tropical Iceland abbiamo un altro brano con i connotati da singolo, questa volta dai toni e dalle melodie ironiche, che lascia il posto ad una seconda parte con strutture più libere e simili a quelle del lavoro precedente. Se i Fiery Furnaces si sono conquistati un paragone con i Pink Floyd di Barret, forse adesso ci starebbe bene un colpo basso veramente alla Barret, con un prossimo disco veramente di fuori e veramente depistante per il mercato discografico, alla luce del fatto che il duo – perché fin ora lo ha dimostrato mettendo a segno un disco più bello dell’altro – conosce bene sia le regole del difuorismo che del pop.

Giulia Nuti



tutte le recensioni

Home - Il Popolo del Blues

NEWSLETTER

.
.

eXTReMe Tracker