. Edgar Broughton Band

Edgar Broughton Band
Quando blues e psichedelia si fondono allo spirito ribelle.


Talento e fortuna. Il percorso di una band ruota intorno a questi due sostantivi. Difficile stabilire quale dei due sia preminente: entrambi sono fondamentali per poter raggiungere e consolidare il successo di un gruppo. Entrambi possono essere stimolati e favoriti, ma mantengono sempre una componente di imponderabilità.

La Edgar Broughton Band aveva talento, ed in nome di quest’ultimo, ha anche preso decisioni coraggiose nel corso della propria carriera. Ha avuto anche fortuna, perché ha potuto esprimere tutto il suo potenziale artistico senza alcun freno o pressione da parte del music business, ma, al tempo stesso, si è trovata a vivere la sua stagione migliore in un periodo in cui la scena rock inglese poteva vantare una concorrenza spietata.

È il 1968. I fratelli Broughton, Edgar e Steve, nativi di Warwick, decidono, e come tanti altri musicisti coevi, di tentare il tutto per tutto trasferendosi a Londra. La capitale inglese pur essendosi spogliata dell’appellativo di ‘swinging’, era ancora il luogo nella quale il fermento artistico/musicale riusciva a coinvolgere non solo gli artisti ma anche case discografiche come la Charisma di Tony Stratton-Smith, la Island di Chris Blackwell, la Vertigo e la Harvest, sussidiaria della Emi. La band sigla per quest’ultima e nel 1969 esce ‘Wasa Wasa’, a cui fa seguito, nel 1970, ‘Sing Brother Sing’ album che viene preceduto dal singolo ‘Out Demons Out’ che entra nella top inglese, così come il successivo ‘Apache Drop-Out’ (curioso mix ‘Apache’ degli Shadow e ‘Dropout Boogie’ di Captain Beefheart). L’entrata in classifica permette alla band di avere maggiore visibilità e di essere invitata a show televisivi come il David Jacobs Juke Box Jury.

La notorietà della band cresce sempre più grazie all’intensa attività live che, allora, era il miglior modo per tenere viva l’attenzione sul gruppo. Lo spirito ribelle dei fratelli Broughton porta però la band a non sfruttare il momento di fama conquistato: nel 1970 la band decide di non partecipare al Isle Of Wight Festival, ma di suonare in uno spazio adiacente in segno di protesta per il prezzo del biglietto considerato troppo alto. Il gruppo diventa così il principale promotore dei free festival partecipando alla prima edizione del Glastonbury Fayre Festival nel 1971 al fianco di Traffic, David Bowie, Pink Floyd, Terry Reid, Hawkwind, Arthur Brown e molti altri nomi della scena inglese. Edgar Broughton si professa pubblicamente anarchico e contro l’establishment ed inizia ad utilizzare la musica come strumento per comunicare le sue idee politiche.

Il terzo album, emblematicamente intitolato con il nome della band, sterza verso un sound più morbido in contro tendenza con il successo che sta riscotendo l’hard rock, su cui vengono però cantati testi estremamente politicizzati. Questa scelta, se da un lato consegnerà la band alla storia come antesignana del punk, dall’altra, la allontanerà velocemente dalle chart e dalla notorietà conquistata. ‘Inside Out’ del 1972 e ‘Oora’ dell’anno successivo, passano inosservati e concludono il rapporto con la Harvest.

‘Bandages’, il loro nuovo Album, esce nel 1975 per l’etichetta NEMS e segna l’ abbandono del chitarrista Victor Unitt rimpiazzato da John Thomas. La band registra un live album - ‘Live Hits Harder!’ - l’anno successivo, e nel 1979 pubblica quella che a tutt’oggi è l’ultima testimonianza in studio della Edgar Broughton Band: ‘Parlez Vous English?’. Il disco esce a nome The Broughtons. Nel corso degli anni ’80 e ’90 la band continuerà a suonare nei circuiti minori inglesi recuperando a volte l’antico nome.

Le ultime notizie danno la band pronta a tornare on the road in coincidenza con la ristampa dell’intero catalogo ad opera della Emi per i primi cinque album e della Eclectic (www.eclecticdiscs.com) per gli ultimi tre dischi.

Jacopo Meille

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