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Carrie Rodriguez- Seven Angels on a Bycycle
(Backporch record/EMI)
www.carrierodriguez.com

Serious contender for Norah Jones’s sceptre, Carrie has all the right tools to stand up by herself

L’idea che il cantautore o la cantautrice debbano essere eterei impalpabili oggi piace tanto: dopo Norah Jones le più recenti Heather Greene e l’ultima arrivata sui tavoli della redazione de Il Popolo del Blues, Carrie Rodriguez, ne stanno trovando in qualche modo giovamento.
La giovane Carrie, che ha un nome importante del folk americana come mentore, Chip Taylor, proviene dalla scuola delle Suzanne Vega e di quelle cantantesse che sanno maneggiare con la musica suonata da grandi musicisti come Bill Frisell (presente anche nel disco della Hether Greene), Greg Leisz, Victor Krauss, Kenny Wollesen
Il primo a metterci sul chi va là di tale e tanto talento è stato il chitarrista italo-americano Jim Campilongo che tre mesi fa la segnalò a questo recensore incondizionatamente. Basta ascoltare “Dirty Leather” per intuire cosa Campilongo abbia visto nella Rodriguez: una qualità cinematica di pensare la musica e la storia per immagini è sempre presente in tutte le 12 canzoni dell’album, molte scritte proprio da Taylor.
Carrie è una violinista che non ha bisogno di mostrare il suo virtuosismo ma la marcia in più a “Seven Angels on a Bycle” è senz’altro data dall’ensemble che l’accompagna, sia che lei affondi in coltello nella ferita (“never gonna be your bride”) sia che voli al di sopra del cielo, come nel brano che dà il titolo all’album, sia che mostri in pieno una vena pop di buon gusto che non sposta l’ago della contemporaneità oltre i limiti della canzone americana (“He ain’t Jesus”, uno dei brani migliori della raccolta dal tono intimo e spartano, antico e notturno, con la vibrante pedal di Leisz a fare da storyteller di un film mai girato).
Ogni tanto la Rodriguez si indispettisce e alza la testa con un suono più orgoglioso e saturo, ma sono solo momenti - oltretutto curiosi perché quando accade i brani in questione vedono sempre l’utilizzo di un sassofonista! - per tornare poi a un setting sonoro a lei più consono con le radici che affondano nel country di Alison Krauss sempre guardando oltre come nella bella e intensa “Big Kiss“ in cui spicca la chitarra di Frisell.
Immediatamente individuata dalla stampa britannica, la partita è ora aperta: sarà Carrie Rodriguez un’altra contendente al posto che Norah Jones con il nuovo, terzo, album pare tanto desiderar lasciare ad altre?

Ernesto de Pascale

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