Casino Royale – Reale
(V2/ Edel)
www.casinoroyale.it

Son 7000 giorni che io vago qui dentro…

In verità sono meno di 7000 i giorni che separano dall’uscita dell’ultimo album inedito, ma si vede che l’esperienza live mancava al gruppo da parecchio, come descritto nella canzone anthem “ Royale Sound”.
CRX, appunto era uscito nel 1996, dopo che Giuliano Palma, voce soul del gruppo, decise di proseguire come solista per la via dello ska, mentre gli altri membri hanno fondato un’etichetta specializzata in musica elettronica, forse un po’ troppo sperimentale, la Royalaize.

Il 2007 è l’anno che ha visto il ritorno sul grande schermo di James Bond con un film dal titolo omonimo alla band, che guarda caso torna con un disco inedito e completo. Reale in tutti i sensi. Il gruppo ha fatto un passo indietro da CRX abbandonando suoni elettronici e ritornando a suonare gli strumenti. Alioscia sopperisce alla mancanza di Giuliano Palma, prendendo il coraggio a quattro mani e cantando melodie al di fuori di quel rap/non rap tipico del leader dei Casino. Il risultato non è affatto malvagio!

Un buon groove quello di Reale, un suono non molto italiano, affidato alle mani di Howie B che passa dalle atmosfere cupe come nel primo singolo “Prova” e in “Quello che ti do”, al tiro del rockreggaeska (sono sempre stati difficili da classificare i CR) di “Royale Sound” e “In my soul Kingdom” buono per ballare ai live dello stivale.

Anche i testi non sono tipici della canzone italiana, trasmettano sensazioni più che storie precise, dai culti costruiti di “Plastico Mistico”, alla Milano già descritta nel ’94 in “Sempre più vicino” (questa è la Milano che t’ingoia principessa della paranoia) che torna qua in “Milano Double Standard”.

Insomma se non cantassero in italiano sarebbero un gruppo inglese molto stiloso, le radio li passerebbe ogni dieci minuti e forse scelti come colonna sonora per gli spot dei videotelefonini.

Lasciamo stare. Andateli a vedere nei club piuttosto, qua le date www.myspace.com/casinoroyale1 penso che ne valga proprio la pena.

Marco Giani