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Derek Trucks Band - Already free
(Legacy / SonyBmg)
www.derektrucks.com

Ci sono voluti tre anni per tornare a parlare di Derek Trucks, uno dei più promettenti chitarristi della attuale scena musicale, con il nuovo album “Already free”. A pensarci bene non mi sembra corretto considerare Derek un promettente chitarrista. Baciato dalla fortuna, il chitarrista americano ha vissuto sin dalla infanzia ai margini della Allman Brothers Band, gruppo del quale fa parte suo zio Butch Trucks, per poi farne parte dal 1999. “Annusare” il profumo della musica del gruppo dei fratelli Allman è stata una palestra utile per quello che sarebbe stato il suo modo di concepire un certo tipo di sound. In questo album, però, non c’è molto del rock-blues della Allman Brothers.
Il chitarrista di Jacksonville, ha sviluppato uno stile personale più scarno ed essenziale, senza trascurare quanto imparato dai suoi maestri, riuscendo a fondere quei tipici suoni seventies ad un linguaggio più attuale. Troviamo conferma di tutto questo nella iniziale “Down in the flood”, inserita nei “Basement tapes” di dylaniana memoria, che Mr. Zimmerman nel 1975 ha registrato con l’ausilio di The Band, qui eseguita con suoni più ruvidi rispetto all’originale e con il cantante Mike Mattison che sembra avere una maturità maggiore rispetto al precedente “Songlines”. Il chitarrista della Florida pesca anche nel vasto repertorio della musica nera proponendoci “I know” di Big Maybelle, in cui si risentono i suoni cari alla band di suo zio Butch e il classico soul “Sweet inspiration”, scritto da Lindon Spooner Oldham per le Sweet Inspirations, in cui ancora una volta la voce di Mattison riesce a farsi notare.
Davanti a queste storiche composizioni non sfigurano i nuovi pezzi proposti da Trucks e dalla sua band. Alla classica ballata “Days is almost gone” si contrappongono episodi come “Something to make you happy” e “Down don’t brother me” che possiedono il sacro fuoco dei grandi classici.
Ma se l’album riesce a raggiungere vette elevate lo si deve anche alla presenza di Doyle Bramhall II che ha parzialmente contribuito alla produzione e partecipato in qualità di chitarrista e cantato nella sinuosa “Maybe this time” e nella dolce “Our love”. Non poteva mancare il tocco femminile di Susan Tedeschi, moglie di Trucks, interprete dell’acustica “Back where i started”, scritta a quattro mani da Trucks e Warren Haynes, compagni nella Allman Brothers Band.
La compattezza del suono e l’affiatamento della band sono la principale caratteristica di questo album e “Don’t miss me” e “Get what you deserve” ne sono un classico esempio.
Il fruscio di un vecchio vinile introduce il brano che dà il titolo all’intero cd. “Already free” è un blues che ci riporta a tempi andati, il finale di un lavoro maturo che riesce a farsi apprezzare per la sua immediatezza e per quella voglia di rendere attuali quei suoni che sono dentro ognuno di noi da sempre e che Trucks rinvigorisce grazie alla sua voglia di rinnovamento.

Giuseppe Panella


Down in the Flood
Something to Make You Happy
Maybe This Time
Sweet Inspiration
Don’t Miss Me
Get What You Deserve
Our Love
Down Don’t Bother Me
Day Is Almost Gone
Back Where I Started
I Know
Already Free

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