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Occhi blu, canto sottovoce: fra memoria e impegno il nuovo lavoro della Musa di Serge Gainsbourg

Jane Birkin - Enfants d’hiver
(Emi Music France)
www.janebirkin-lesite.com

Yeux bleu, chansons en murmures : le nouveau album écrit par la Muse de Gainsbourg entre memoire et engagement.

Torna Jane Birkin a quattro anni di distanza dall’ultimo lavoro, Fictions.
Il nuovo lavoro, Enfants d’Hiver (Bambini d’inverno) contiene dodici tracce scritte per la prima volta dalla cantante-attrice, che ha il cuore placato, ma militante e una valigia piena di ricordi da aprire per chi vuole ascoltarla.
Il disco, realizzato da Edith Fambuena (dell’ex duo Les Valentins), vede la partecipazione anche di Alain e Pierre Souchon e del canadese Hawksley Workman.
Dalla penna di Jane escono liriche dolci e intimistiche, riferimenti alla vita, agli amori che finiscono male ma non finiscono mai, agli amici, all’infanzia –in copertina c’è una fotografia dell’autrice a dodici anni all’Isola di Wight, in cui era solita andare in vacanza con gli amati genitori.
Le musiche sono strumentazioni semplici ma appassionate, spoglie come una backing band che accompagna la voce inconfondibile. Se con Serge Gainsbourg i brani seguivano gli sviluppi della musica contemporanea, in Enfant d’Hiver c’è un netto ritorno al passato della canzone francese.
Per la prima volta in 35 anni, Jane canta Jane e c’è da dire, sentito il disco, che è valsa la pena avere pazienza così a lungo. Lei dichiara: “Ho scritto i brani sulle dune della sabbia mentre camminavo col cane e ho visto quello che volevo vedere,guardando i ricordi, suppongo si tratti di memoria selettiva”.
La selezione è accurata e mai autoindulgente e soprattutto in uno dei brani il riferimento non e’ al passato ma al suo impegno, riferendosi nel titolo (Aung San Sun Kyi) all’oppositrice birmana, da anni agli arresti domiciliari, che lei appoggia apertamente, oltre a dar sostegno a numerose associazioni fra le quali InfoBirmanie.
Il disco si apre con Prends cette main, un brano molto francese cantato come un sussurro di domenica mattina; il tempo è stato clemente con la Birkin, sessantaduenne intensa che in Madame scherza sull’uso educato della parola signora e scrive “mi spacca il cuore come uno schiaffo in faccia“; in Les Boites
Le scatole sono quelle di ricordi che una signora con tre figlie (come lei) spacchetta mentre trasloca,memorie di un marito, di un padre (che Birkin perse tragicamente a due giorni di distanza uno dall’altro), di una bambina, brano che occhieggia ad uno del precedente album Fictions; in Pourquoi il tono si fa più intenso e drammatico e la voce più bassa e corposa; in 14 Fevrier, Jane guarda Serge e rilegge il brano Manon, quasi un omaggio all’uomo per il quale, dice, lei è qui ancora oggi, infine si chiude con Je suis au bord de ta fenetre, note al pianoforte che si rincorrono senza affanno, un ultimo racconto di una di queste dodici deliziose “scatole” della memoria che, come i cassetti di Dalì nelle sue sculture di busti femminili, si aprono su paesaggi fisici e metaforici apparentemente difficili da collocare e accettare pienamente, ma sempre pieni di fascino e un po’ di mistero in punta di piedi.

Roberta Guiducci

1-Prends cette main
2-Periode bleue
3-A la grace de toi
4-Madame
5-Oh comment ca va ?
6-Maison etoilée
7-14 fevrier
8-Enfant d’hiver
9-Il fait nuit
10-Pourquoi
11-Aung San Sun Kji
12-Je suis au bord de ta fenetre

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