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SPECIALE

Mina 70
di Rinaldo Prandoni

Lo ammetto, ci vuole un bel coraggio a scrivere un articolo su Mina.
Nel senso che di lei è stato ormai detto tutto e non si può che ripetere quello che centinaia di altre penne, più blasonate della mia, hanno già scritto.
Per dare un tocco di originalità potrei cominciare dicendo che anch'io, come lei, sono nato a Busto Arsizio: è l'unico aggancio che ho per avere l'alibi di stendere qualche appunto sull'artista che ha dominato un lungo periodo della scena musicale italiana e che in questi giorni compie 70 anni: auguri sinceri.
E' innegabile infatti che Mina sia stata la regina della nostra musica leggera a partire dall'inizio degli anni '60 fino ad oltre i '70.
Per le ragioni suesposte non starò a percorrere le tappe della sua incredibile carriera: ci vorrebbe troppo e, lo ripeto, non aggiungerebbe niente a quanto già si può trovare in una delle tante biografie reperibili su carta o sul web.
Mi limito, come esempio della sua forza interpretativa, a citare l'incisione di “E se domani” che, senza di lei, sarebbe diventato uno dei tanti brani partecipanti a Sanremo che vengono dimenticati la sera dopo essere stati eseguiti. La canzone, ripresa da Mina, diventa un evergreen stratosferico che dura ancora oggi, dopo quarantasei anni dall'incisione, e viene tuttora richiesto ed eseguito in centinaia di sale da ballo e pianobar della penisola.
Per arrivare ad un tale risultato occorre una grande voce, una grande intelligenza musicale ed un feeling che solo un vero artista possiede: Mina, appunto.
Non posso poi non ricordare almeno i duetti con Battisti, uno dei punti più alti nella storia della musica leggera italiana.
A questo proposito leggo che la moglie di Lucio, sempre attenta a far sì che l'immagine del marito non venga lesa, ha proibito di inserire il duetto di “Insieme” in un dvd dedicato a Mina.
Con tutto il rispetto, credo che non avrebbe dovuto, anzitutto per il rispetto dovuto agli appassionati, ma soprattutto per amore della musica, che diventa sublime proprio quando tocca vertici simili.
Da decenni Mina sforna dischi e, se il primo periodo ci ha regalato moltissime interpretazioni da tenere strette e riascoltare con piacere, recentemente non sono uscite cose esaltanti, vuoi per la mancanza di canzoni adatte (tra l'altro: gli autori che fine hanno fatto?), vuoi per scelte produttive non si sa se personali o dettate da consiglieri non eccessivamente oculati.
Nonostante ciò, resta intatta la bellezza della voce, pulita, intonata, ancora in grado di accarezzare o aggredire le note con assoluta padronanza.
Andando indietro nel tempo, se dovessi fare un paragone con altre grandi interpreti femminili, direi che l'unica che può reggere il confronto, fatte le debite proporzioni di periodo e genere musicale, è Nilla Pizzi.
Sembra una boutade, ma pensiamoci bene.
Le due sembrano e sono agli antipodi, ma chi ha avuto la ventura di assistere al breve intervento della Pizzi nel corso dell'ultimo Sanremo, quando ha finito di parlare a fatica, dato il precario stato di salute, si è ricordata anche di essere stata una cantante e ha intonato poche note di un suo successo, lo spettatore accorto, dicevo, si è sicuramente reso conto che la ragazza ha ancora la stessa voce di sessant'anni fa.
Ecco il punto: due regine ineguagliabili e indistruttibili, con il dono di una voce rimasta giovane e perfetta malgrado gli anni macinati.
E non regge dire che le canzoni di una sono l'antitesi di quelle dell'altra.
La conoscenza e la maturità musicale dovrebbero infatti portare il sincero appassionato a superare agevolmente gli steccati, così da metterlo in grado di gustare quanto di buono c'è in ogni genere musicale, si tratti di pop, di liscio o di rock.
Perciò, viva Nilla regina dei '50 e viva Mina regina dei '60 e '70 e lunga vita a tutti i grandi artisti come loro.

Rinaldo Prandoni

 

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