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Slim Harpo-the excello singles anthology
(Universal)


Mentre nella metà degli anni cinquanta il blues di Chicago educava il pubblico metropolitano ad un mercato, a un bacino da cui attingere, grazie alla lungimiranza dei fratelli Chess, alle grande canzoni, ai grandi interpreti e alla intuizione di Wilie Dixon di accettare molti compromessi, altrove esso non comprendeva in pieno la sua posizione all’interno della società. Quella del blues, nei cinquanta, era una posizione oramai radicata da decenni ma lì dove mancavano i consmi – e i cinquanta sono per l’America esplosione del consumismo – se ne perdevano nuove valenze e si tentava di raddrizzare altre usanze, forse vecchie, che in mancanza di meglio dessero ai fruitori una immagine “moderna” del blues. Il problema, nei cinquanta, era che il divario fra le città e le periferie non urbane aveva oramai creato una frattura incolmabile che sarebbe diventata presto pregiudizio. Questo andò a scapito di alcuni grandi artisti e autori, ne cito qui due a caso: Earl Hooker e Slim Harpo. Il primo avrebbe recuperato malamente nei sessanta – fa testo il bellsiimo libro di Sebastian Danchin “Earl Hooker,blues Master”(Mississippi University Press) – mentre il secondo avrebbe dovuto attendere almeno la nascita dei vari Rolling Stones, Kinks, Yardbirds e Them per un po’ di ( inutile) gloria con canzoni quali “I’m a King Bee” e “Got love if you want it” . Slim Harpo non aveva certo iniziato la sua attività professionale sotto una buona stella litigando sin dal primo giorno con quello che sarebbe poi stato il suo discografico per tutta la vita, Jay Millar della Excello, e scegliendosi troppi nomi di battaglia per poter essere poi serenamente riconosciuto dal pubblico. Harpo cambia pelle e diventa così, giorno dopo giorno, Lonesome Sundown,Lazy Lester, Guitar Gable, addirittura Lightinin’Slim (Slim aveva suonato con il vero Lightinin’!...), Harmonica Slim. Ad Harpo tutto questo doveva parere normale – tanto chi lo vedeva ? c’era solo la radio dalle sue parti ! – così come normale è che suoni un blues un po’ sbilenco, senza una forma stilistica precisa ( questa non forma diventerà poi con i molti e ripetuti ascolti dei giovani bianchi il “suo stile”!) con una voce un po’ dimessa che Al Wilson dei Canned Heat riproporrà poi pedissequamente e suonando l’armonica un po’ come viene, niente a che vedere con lo stile super carico dei chiacagoani in auge all’epoca. Quando le cose gli cominciano a girare con una certa normalità Harpo ne ha fatti di chilometri e ne ha presi di calci in culo, eccome.Quando ha un pò di successo con “Rainin’in my heart”(1961) litiga ancora con Millar per le royalties regresse non pagate e manda tutto, ancora un’altra volte, a puttane. Slim avrebbe dovuto attendere il 1965 per incidere un brano, “Baby Scratch My Back”che nell’anno successivo lo avrebbe tenuto 16 settimane nelle zone alte delle classifiche del Billboard ma che allo stesso tempo avrebbe permesso al presidente della Excello di vendere tutto, compreso il contratto di Slim, a una nuova società lascindo Millar a piedi e implementando fra i due una acrimonia che andò avanti per sempre. Per Slim si trattava di provarci ancora e ripartirà da zero. Nasce così un altro hit, pur minore, “ Tip on hit” mentre, in linea con i tempi, si tenta la strada della psichedelia ma con risultati scarsi la cui punta di diamante è il singolo “Mohair Sam”. Harpo le prova un pò di tute, ridotto come è alla disperazione, compresa una originalissima versione di “Folsom Prison Blues”.Poi, il 31 gennaio 1970 muore mentre la nuova Excello aveva già incaricato il produttore inglese della Blue Horizon a organizzare per lui una seduta di studio e una band inglese come già stava accadendo per Howling Wolf, Bo Diddley e Chuck Berry. Slim Harpo potremmo chiamarlo, dopo aver raccontato la sua sventurata vita ( sventurata ma mai abbastanza, questo fu il vero problema...), “il bluesman che non c’era”. Eppure la sua presenza si fa ancora sentirà, la sua ombra aleggia su mille piccoli gruppi, come un monito a coloro i quali vivono solo abbagliati dal successo del momento

Ernesto de Pascale

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