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Come coltivare due passioni: la politica e la musica. Conversazione con il sindaco di Bologna Sergio Cofferati

Sergio Cofferati

BOLOGNA - Arrivo di lunedi mattina in una Bologna tranquilla (a parte che il lunedi mattina è dura uscire per i giusti e gli ingiusti) e mi inoltro per i portici che mi accompagnano verso Palazzo D'Accursio, sede del comune e ovviamente del sindaco. Faccio un pò il turista e visto che sono in anticipo scatto qualche foto. Colgo una città sì tranquilla ma come sempre molto indaffarata (anche solo a fare acquisti). Sono qui perchè il sindaco Sergio Cofferati è stato così gentile da concedere un'intervista al popolodelblues anche in virtù di una sua purtroppo trascorsa (per ora, speriamo) esperienza di conduttore radiofonico che ci vide insieme sul network Italia Radio diretto dal mai dimenticato Romeo Ripanti. Io conosco il sindaco ma, lo ammetto, conosco poco la città che amministra e vi assicuro che amerei conoscerla di più, ma forse in questo mi aiuterà proprio Cofferati dato che le prime domande non possono non puntare sulla situazione cittadina di cui tutti i media hanno parlato. Il sindaco è tranquillo come la città e mi riceve nel suo studio dove troneggiano due palloni da basket (e vorrei vedere!) ma anche una copia de "La Mano Rossa" primo volume del Tex formato albo ("solo una quarta ristampa...") che anche io mi pregio di possedere in originale insieme a tutti gli altri, ecco un'altra passione che ci vede in qualche modo complici, insieme, va detto, a molti.

D. Caro Sindaco, vuole esporci la posizione sua, della giunta e non ultima dei cittadini che lei amministra che le sono favorevoli a grande maggioranza, sulla questione della legalità?

R. "E' abbastanza semplice. Bologna come altre città italiane, il tema è diffuso e appartiene un pò a tutti gli agglomerati urbani, soffre di problemi che causano incertezza nei cittadini e questo è dato dalla mancanza di condizioni di normale legalità. La violazione della legge porta spesso a danni per i più poveri che sono i soggetti che ne soffrono maggiormente ed è per questo che l'amministrazione, la giunta e il sindaco intervengono con le politiche gli che sono proprie su alcuni temi specifici con l'obbiettivo di dare, nel rispetto della legge e della regola, il vantaggio più alto possibile alle persone maggiormente colpite che sono gli anziani o le donne, come le testimonianze di questi giorni ci ricordano. Il mio obbiettivo è quello di garantire la legalità, di aiutare i più deboli anche con azioni solidali che sono tali quando la legge viene rispettata. Gli argomenti specifici in cui siamo sinora intervenuti sono numerosi: abbiamo fatto sgomberare delle case occupate da persone che non avevano nemmeno esplicitamente il bisogno di un tetto ma lo facevano, come hanno detto più volte, per azione simbolica e come forma di battaglia politica. Queste case erano destinate a famiglie povere che sono in lista d'attesa da tanto tempo. Abbiamo aumentato nel corso dell'ultimo anno il ritmo delle assegnazioni volte anche agli immigrati, il venti per cento delle case spettano a famiglie di stranieri che vivono del tutto regolarmente a Bologna, e l'incremento è stato possibile anche perchè abbiamo liberato alloggi che erano ingiustamente occupati. Oppure abbiamo dato protezione a degli immigrati, gratis, che erano bambini, donne o adulti che ne avevano titolo, in alloggi che sono stati acquisiti a spese del comune. Abbiamo infatti acquistato una clinica mai utilizzata, nuova, che abbiamo attrezzato e dove abbiamo ospitato centinaia di persone che rispondevano ai requisiti che ti dicevo prima, spostandoli da un luogo fatiscente (un ex albergo delle ferrovie) che aveva anche problemi di stabilità, le uniche cose che mancavano erano acqua, gas e luce… Come è ovvio in questa operazione di trasferimento le persone trovate con carichi penali oppure che non avevano titolo per restare a Bologna sono state allontanate. Abbiamo utilizzato questi criteri, della legalità e della solidarietà, non nascondendoci dietro la finzione che alcuni pretendevano continuasse a restare in campo ovvero che tutti sono uguali quindi non si può intervenire. Tutto questo porta un danno rilevante verso i deboli e dà invece un grande vantaggio a chi è protervo o commette reati. Lo stesso criterio utilizzeremo per quanto concerne adesso un'azione di trasferimento di altri immigrati che sono accampati sulle sponde del fiume Reno. Siamo intervenuti l'altro giorno per spostare delle persone che dormivano sul greto e potevano essere travolte da una eventuale piena che vista la stagione potrebbe verificarsi. Daremo alloggio agli altri, donne, bambini e adulti in regola, e anche in questa circostanza allontaneremo coloro che sappiamo essere lì presenti con precedenti penali robusti e non in regola con le leggi italiane”.

D. Qualcuno in città dice che lei esagera

R. “Queste sono azioni normali in comunità come le nostre e sono state contestate da una parte piccola, minoritaria di cittadini bolognesi mentre l'opinione pubblica nella sua maggioranza condivide queste azioni del comune ma chi le ostacola vuole mantenere queste persone nelle condizioni pessime nelle quali vivono per usarle poi nella lotta politica. Io trovo che ci sia in quest'atteggiamento un cinismo insopportabile. Penso invece sia giusto difendere i più deboli e che la loro difesa passi attraverso il rispetto e l'applicazione della legge".

D. La sua posizione sulla legalità ha scatenato una serie di reazioni sia nel centrosinistra che nel centrodestra. Alcuni d'accordo, altri tiepidi, forse troppo, o decisamente contrari a sinistra, entusiasmo (diciamolo un pò strumentale, a volte folcloristico) a destra. Vi sono stati incauti parallelismi tra la situazione di Bologna e quella delle periferie francesi ma anche le dichiarazioni di Romano Prodi sulle periferie e sul disagio che vi si vive. Cosa ne pensa?

R. "Mi sfugge la strumentalità di alcuni commenti del centrodestra. Io credo sia giusto agire come stiamo facendo nell'interesse delle cittadine e dei cittadini di Bologna e poi bisogna sempre stare al merito, io mi sforzo di farlo sia nell'argomentare le azioni sia nel commentare o nel rispondere a commenti di altri. Penso sia un atteggiamento da tenere sempre, evitando approssimazioni e non cadendo nella trappola di chi vuole utilizzare strumentalmente la tua posizione oppure la vuole contrastare con argomenti che non attengono al tema. Quello che stiamo facendo, io e la giunta, sono azioni che riguardano la città di Bologna. Stiamo cercando di risolvere problemi che abbiamo ereditato dalla giunta precedente e che i cittadini in campagna elettorale ci hanno indicato come questioni che vogliono vedere risolte".

Sergio cofferati e Alessandro Mannozzi

Il sindaco, come avrete capito, crede totalmente in quella che è la posizione sua e della giunta, direttamente ispirata dalla maggioranza dei cittadini bolognesi che chiede il rispetto delle regole per tutti. Lineare e deciso non si farà certo spaventare da nessuno...adesso, musica!

D. C'è una cosa che non le ho mai chiesto, neanche durante tutte le puntate della nostra trasmissione, con noi ricordiamolo c’era anche il collega Roberto Sasso, che mi ha sempre incuriosito: ha mai individuato nella musica, nell'opera, nelle canzoni, la direzione di un percorso politico partendo da quel quid che è proprio dell'ascolto appassionato?

R. "Credo che una parte consistente della musica americana, come in genere accade per la musica popolare di tutti i paesi, anche se io per generazione a quella sono legato, ebbene quella musica teneva insieme suggestioni letterarie e contemporaneamente dava, non solo a me, indicazioni di carattere politico. Woody Guthrie e poi suo figlio Arlo come tutti i folksingers di quegli anni dovevano molto e molto ricevevano dalla letteratura americana da Dos Passos a Faulkner o Hemingway (Bob Dylan poi scelse questo nome proprio per richiamarsi al poeta Dylan Thomas n.d.r.) e sono stati elementi importanti nella mia formazione. Quel filone vede poi dei continuatori ai nostri giorni di grande qualità e talento espressivo come Bruce Springsteen. I temi sociali affrontati anche attraverso la forma musicale, forse usare la parola "canzone" è riduttivo rispetto al significato che si dà alla parola, e il modo in cui venivano esplicitati per me è stato importante e certamente anche per tanti. Parlavamo prima di immigrazione e di povertà bè quello che hanno prodotto nella fantasia periodi come la grande depressione ad esempio (certamente Cofferati pensa a "Furore" di John Steinbeck e al magnifico disco del Boss "The ghost of Tom Joad" da esso ispirato n.d.r.) che hanno dato modo di raccontare non tanto le questioni economiche ma quelle sociali di quel periodo. Queste cose mi hanno arricchito e ancora lo fanno nel mio percorso culturale. Anche la musica colta,come viene chiamata, la musica sinfonica prima ancora che quella operistica svolge funzioni di stimolo e di conoscenza. Il melodramma è una parte importante della cultura europea, in particolare italiana. Ad esso si deve la diffusione di massa di grandi opere letterarie. Gli strati più popolari della società sono arrivati a conoscere testi importanti passando dal melodramma. Me lo sono sempre chiesto: per chi e per quanti l'Otello di Shakespeare sia arrivato prima del libretto di Boito e di Verdi, oppure se il Macbeth sempre di Verdi non abbia favorito tante persone qui da noi nella curiosità all’approcccio della produzione scespiriana. Dunque, oltre alla musica e al suo valore, c’è stata anche una capacità, una oggettiva possibilità di diffondere con la musica altre forme d’arte di meno facile approccio come potevano essere proprio certi generi letterari”.

D. Non è paradossale che nella patria del melodramma l’insegnamento della musica nelle scuole sia assente, o quasi?

R. Noi soffriamo della non obbligatorietà all’insegnamento della musica nelle scuole perchè non viene considerata per quello che è, uno straordinario linguaggio di conoscenza e di diffusione. Questo non impedisce i ragazzi o li limita nella loro attività di apprendimento…”

D. È indubbio però che se ci fosse anche quella spinta, o comunque una maggiore conoscenza della musica più ragazzi non sarebbero portati a considerarla come un oggetto di consumo. Da ciò poi deriva una rappresentazione mediatica troppo omogenea, con rare punte di “esplorazione” o semplicemente di volontà di diversificare dai pezzi di consumo le programmazioni (non solo per ciò che riguarda la musica… n.d.r.)

R. “Il livello diffuso di consumo della musica è destinato a favorire una musica di poco contenuto, è sufficiente l’orecchiabilità della melodia oppure la reiterazione asfissiante del ritmo…”

D. …e poi sa meglio di me che la musica usa musemi che servono proprio a stimolare nell’ascoltatore determinate sensazioni, come avviene nelle musiche da film…

R. “Questo c’è sempre stato, quel che preoccupa è che ora sia un percorso quasi esclusivo. E’ difficile avere luoghi, momenti nei quali la musica d’autore, la musica di chi cerca attraverso il testo o anche la forma musicale, possa approfondire, dare messaggi. Mi rendo perfettamente conto che non deve essere la musica soltanto a produrre stimoli anche di carattere culturale ma non può neanche esserne estranea. Sarebbe bene che avesse il suo arco di produzione, così ampio, garantito anche all’ascolto e alla fruizione di tanti. Poi resto convinto che i media siano un falso problema, il mercato si crea. Basta vedere quel che succede a volte di fronte ad un’offerta di qualità che suscita curiosità ed apprezzamento di per se stessa, senza pubblicità o esposizione sui media. Certo se l’offerta è scarsa…”.

D. Magari chi lavora nell’industria della musica potrebbe andare di più in giro la sera e tornare al ruolo, negletto di questi tempi, del talent scout.

R. “Penso che la qualità sia fondamentale in ogni attività umana e nella musica, sia essa colta o di intrattenimento, quello che colpisce è spesso la sua mancanza perché la musica di consumo di un tempo era migliore. Penso al Festival di Sanremo e al livello di qualità degli inizi che era sicuramente maggiore di quello presente in tante edizioni più moderne. Anche in questa parte importante della produzione c’è il problema ed è altrettanto vero che questa parte non deve essere il tutto. I discografici e i media quindi si sforzino di diffondere quello che ora viene ignorato e costruire uno spirito critico nei fruitori di musica. Non succede spesso purtroppo”.

D. In conclusione vorrei chiedere al sindaco di Bologna se avrà possibilità e voglia di tornare a fare radio parlando di musica…

R. “A me piacerebbe molto, per ora mi manca il tempo e anche la radio (quella la troviamo… n.d.r.). Quando facevo quella trasmissione con voi la sentivo quasi come un gioco. Io sono una persona che ha passione e mi imbarazza anche un po’, confesso, renderla pubblica anche se poi alla fine lo ho fatto. Come dicevo più volte in quella trasmissione per me era importante aprire una finestra sull’opera, sul melodramma nell’ambito della vostra che era centrata sul blues e sul rock per cercare di stimolare la curiosità dei ragazzi che ci stavano a sentire. Mi sono sempre detto che se anche uno di loro alla fine dopo avermi ascoltato ma soprattutto dopo aver ascoltato le voci che gli proponevo o le opere che gli raccontavo fosse stato preso dalla curiosità di andare a vedere un’opera una volta, ecco, il mio scopo era già raggiunto. Quando, qualche volta capita, mi si chiede di parlare di musica o di opera, lo faccio con questo spirito”.


Alessandro Mannozzi

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