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Nickel Creek - Why Should the Fire Die?
(Sugar Hill/I.R.D.)
www.nickelcreek.com



Why Should the Fire Die? is Nickel Creek's first album without production of Alison Krauss. This trio is going away slowly from its bluegrass roots to explore the new influence like rock and pop music.

A cinque anni dal loro primo album e con ben tre dischi alle spalle, la band-fenomeno del nuovo bluegrass revival, torna con un nuovo disco dal titolo elequente, Why Should the Fire Die?. Il trio composto da Chris Thile (mandolino), Sara e Sean Watkins (rispettivamente violino e chitarre) con questo disco si lascia alle spalle ogni legame con la tradizione abbracciando influenze del tutto nuove come il rock e il pop. Se ciò sicuramente li ripagherà in termini di vendite, siamo sicuri che qualcuno dei puristi non si lascerà sfuggire qualche critica pungente. Tuttavia ascoltando il disco l’impressione che si ha è quella di aver di fronte un trio dalla geniale verve musicale come dimostrano sia i brani strumentali, in cui si apprezza un interplay comune a poche band della New Acoustic Music, sia i brani cantati, in cui la voce di Chris si impone tanto nelle ballate quanto nei brani più lenti. Il distacco dai primi tre album è senza dubbio segnato dal fatto che alla produzione non c’è più Alison Krauss ma il duo storico composto da Eric Valentine e Tony Berg, che ha puntato essenzialmente a mettere in luce tutta la capacità strumentale e vocale del trio. Si parte con un uno-due dalla carica irresistibile composto da When In Rome e Somebody More Like You, quest’ultima dodata di un ritornello ad uncino molto radio friendly. Nel corso del disco si incontra anche una collaborazione eccellente tra Chris Thile e Gary Louris (Jayhawks) che insieme hanno scritto la bellissima Jealous Of The Moon, che brilla senza dubbio per la portata poetica del testo. Notevolissimo è anche l’impatto degli strumentale come Scotch & Chocolate, che con la sua ondata emozionale ci porta dritti in Irlanda, e Stumpton che con il suo andamento country fa sobbalzare letteralmente l’ascoltatore. Particolarmente riuscite inoltre sono la splendida cover della dilaniana Tomorrow Is A Long Time, cantata in modo eccezionale da Sara Watkins, la ballad acustica Doubting Thomas, in cui dodici corde e violino duettano in modo eccellente e le conclusive Helena e la title track, quest’ultima davvero toccante nell’impatto vocale.

Salvatore Esposito

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