. John Martyn - at the BBC
DVD

John Martyn - at the BBC
(Universal)
www.johnmartyn.com

The outstanding geniality of John Martyn at work c/o BBC studios. Two dacades( seventies, eighties) of brave musical language in one dvd

La lunga carriera del cantautore inglese John Martyn è segnata da tanti meriti e altrettanti demeriti: John ha saputo trasformare il blue sin qualcosa di cantautorale e profondamente britannico, lo alzato dalla polvere e lo ha reso etereo, ha giocato con i ritmi e i suoni, con i temi e con la voce, ha proseguito il percorso di Nick Drake senza mia copiarlo. Allo stesso tempo ha sprecato buona parte di tutto ciò in alcol, droghe, fobie compulsive, ossessioni e repulsioni, si è fatta mezza industria discografica inglese nemica mentre l’altra metà lo osannava.
Grande talento naturale Martyn ha incontrato presto, forse troppo presto, il produttore Joe Boyd sul suo percorso e dei due - se non fosse stato per la presenza di Berverly, futura moglie di John per una breve stagione – solo uno sarebbe rimasto vivo dato l’astio. Martyn però aveva dalla sua una fusione di stili e di fraseggi, il blues di Davey Graham e l’esperienza prima di lui di Bert Jansch e dell’americano Jackson C. Franck che si rese fin da subito intoccabile.
“John Martyn at the BBC” è una carrellata della musicalità di John, cantautore e fine chitarrista acustico in grado di controllare le variabili elettriche del suo strumento, attraverso i settanta e i gli ottanta. Da due splendide esibizioni a Old Grey Whistle Test, una del 1973 e una del 1975, fino a quelle del 1982, in due ore di musica la magia e la follia convivono in una sola persona.
Oggi che Martyn, coraggioso capitano del suo solitario veliero ancora veleggia fra disgrazie, malanni e resurrezioni nel mare della sua geniale visione, c’è da chiedersi quanti hanno rischiato sulla propria pelle senza trascinarsi altri appresso.
Fra spontaneità ed innovazione, fra il blues di “I’d rather be the devil“ (13 marzo 1973), la pop song d’autore di “ Couldn’t love you more “ e il reggae di “one world “(1 Marzo 1977) trova posto tutta la genialità di John Martyn consapevoli di usare una parola abusata. Da ricordare e sottolineare nella esibizione del 1981 la presenza dl tastierista Tommy Eyre, uno dei grandi gregari d’eccezione della musica inglese, scomparso prematuramente nel 2001. L’interplay fra John e Tommy la dice lunga sulle spesso chiamate in causa “affinità elettive musicali”. E dove il Genio incontrava la visionaria follia chitarristica di Martyn, lì l’artista si sentiva davvero a casa. Guardare per credere.

Ernesto de Pascale

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