. Lucero - Rebels, Rogues & Sworn Brothers

madeleine peyroux Lucero - Rebels, Rogues & Sworn Brothers
(Liberty & Lament/ East West )
www.luceromusic.com

Honest, passionate, intense, epic, solid effort by a band with pride

Non pubblicano speso ma hanno un nome nel combat rock di matrice classic che in america esiste come in Europa. Lucero con “Rebels, Rogues & Sworn Brothers “presentano uno dei migliori album di rock ascoltato negli ultimi tempi: Hanno il piglio di Tom Petty & the Heartbreakers, Bruce Springsteen & the E Street Band, Bob Seger & the Silver Bullet Band ma anche qualcosa dei Mot The Hoople di “All the Young Dudes” . Molto è merito della voce e della chitarra di Ben Nichols; ben canta come Ian Hunter e suona come Petty ma nella sua personalità ci sono almeno 35 anni di rock stradaiolo e di autostrade, di camion, di macchine, di interstate e sogni ad occhi aperti. Non ci aspetterebbe mai David Lowery dei Camper Van beethoven a produrre ma un motivo c’è nella proposta veramente alternative di un gruppo che esiste solo se ha voglia di esistere e non per richiesta altrui.
Registrato e mixato in sole due settimane a Richmond, Virginia segnaliamo “I Can Get Us Out Of Here” che accende il disco dopo i primi tre brani che servono a “studiare” in che ambito si muove la formazione e la successiva “Nineteen Seventy Nine” un gioiellino di passione e commozione rock & roll mentre “The Mountain” potrebbe essere uscito dal repertorio dei primi 38 Special e “Sing me no hyms” una composizione che potrebbe far scambiare il gruppo per una jam band.
Ma è “the weight of guilt” che ha colpito l’attenzione del recensore: il brano, che ha per incipit un riff non dissimile da quello di uno dei più celebri brani dell’estate opera di un cantautore emiliano, mostra da subito, dalle prime sillabe della strofa, quale sia il vero the dictionary of rock: inutile spiegarlo qui, ascoltare per capire. E quando poi il ritornello si apre rovesciando il tempo è chiaro che il rock di casa nostra passi sempre dall’imbuto della commercialità anche non ricercata ma vera parte del nostro Dna. La canzone in un gioco di stop/start/stop arriva in coda con un organo Hammond distorto che cuoce la coda del brano come un roast beef a fuoco lento. Bello. E subito dopo Lucero si lanciano “She’s just that kind of girl “, in cui è l’attitudine che conta. E quando, a un brano dalla fine, piazzano la ballatona di rito, “ On the way back home ,“ con ben due minuti di crescendo rotatorio, non puoi che toglierti il cappello davanti a così tanta onestà mentre i titoli di coda scorrono sulle note atmosferiche di “She wakes when she dreams”.
Ignorati praticamente da chiunque per la discontinuità con cui si propongono, Lucero non è una proposta che cambia il mondo del rock ma fa stare bene e rafforza il credo tenendo accesa la fede. Non sono davvero nessuno nel vasto panorama del rock americano ma come band tipo Replacemnts, Gin Blossom, Blue Rodeo, Delgados prima di loro, sono i muri portanti di un genere che è parte integrante della nostra storia.

Ernesto de Pascale

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