. Nina Nastasia – On leaving

Nina Nastasia – On leaving
(Fat cat/Audioglobe)
www.fat-cat.co.uk

Nina’s most intense and complete album ever

Nota bambina problematica di East Village, Nina Nastacia è un nome che si è fatto lentamente strada nel sottobosco della Grande Mela. Troppo avanti nei tardissimi anni novanta, troppo persa nei primi duemila questo “On Leaving” è il suo miglior album da sempre. Realizzato a Chicago e ancora sotto la direzione di Steve Albini, uno che davvero crede in lei, le 12 canzoni che compongono il cd – divise in due sequenza di sei l’uno – presentano una cantautrice inusuale, ancora persa nella sua svampita e annebbiata visione di un mondo incompleto e sfumato ma ricco di tutte quelle dinamiche della vita comune come in “Our day trip” dove il desiderio di evadere dalla quotidianità, corrisponde a quello di lasciare una prigione (vera o falsa che sia). Realizzato intorno alla sua scrittura per chitarra al pianoforte di Steven Beck e alla batteria di Jay Bellerose o di Jim White, “On leaving“ ha per caratteristica sonora a completa mancanza del basso, una scelta coraggiosa e qualificante, in una direzione piuttosto che in un'altra, ma che sulla lunga distanza paga grazie anche alle capacità produttive di Steve Albini, presente ma mai intrusivo (si ascolti come registra il pianoforte).
Nina Nastasia è un personaggio complesso che vorremmo vedere a fianco di personaggi come Leonard Cohen ma che ha molto più in comune con Kurt Cobain o Daniel Johnston. La ragazza possiede la naturale predisposizione naturale intellettuale degli abitanti di una certa Manhattan ma una deriva malata e tossica che trasforma anche una virginale ninna nanna in una canzone piena di asperità. Non che questo sia un male, a volte tutt’altro – come nella cantilenante “Dumb I Am“ in cui riafferma la sua totale indipendenza dal ognuno e ogni cosa. Posizione personale e sociale che sottolinea ancora nella toccante “Why don’t you stay home“ in cui suggerisce al compagno e padre dei suoi figli di andarsene in quanto “straniero”.
Un disco intenso e oscuro come Nina ma assai coraggioso che pur non tralasciando la buona scrittura originale cantautorale che si muove nel area più alternativa d’America pretende un ascolto intero, attento e condiviso. Segnaliamo “Lee” come il brano più completo dell’album.


Ernesto de Pascale

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