. Free – live at BBC
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madeleine peyroux Free – live at BBC
(Universal)

The history of one of the greatest English rock blues band well documented in a complete and satisfactory run torugh of BBC live performances, some lost til now

Una delle più straordinarie band inglesi del proprio tempo Free lasciarono un segno sul pubblico che lì apprezzò, prima segretamente poi grazie al successo mondiale di”All Right Now” nel breve arco di tempo che li vide uniti, dall’Aprile 1968 al Luglio 1971.
Nata come Blues Band grazie agli incitamenti di Alexis Corner vate dell’English Blues, all’incitamento del produttore Mike Vernon e a un po’ di fortuna che permise ai quattro talenti – Paul Rodeger, Paul Kossoff, Andy Fraser e Simon Kirke – di trovarsi tutti insieme, liberi, arroganti, presuntuosi e determinati nella stessa dimensione e nello stesso momento, Free scrissero alcune delle pagine più belle della musica inglese fra i sessanta ed i settanta.
Senza mai dimenticare il Blues ed il Rythm & Blues cercarono subito un linguaggio personale, contemporaneo che mettesse in mostra i chiaro scuri di un gruppo dalla dinamica potente, capace di passare da un fortissimo ad un pianissimo in una sola battuta musicale.
Ad osservarli bene Free era una fucina di talenti. Tutti polistrumentisti, i quattro musicisti avevano competenze diverse: Kossoff, che si era fatto le ossa nei Black Cat Bones ( 2 album mai ristampati su Deram) poteva passare dal Chicago blues al Memphis sound attraverso fascinazioni americane o pastorali di ispirazione country e folk, Andy Fraser, appena sedicenne, pareva nato con il basso elettrico sulle spalle e non perdeva occasione per lanciarsi in sfacciati contrappunti che tendevano a pungere le melodie di Paul Rodgers quest’ultime dotate del dono naturale della contabilità mentre Simon Kirke aveva una metronomicità pesante che alternava a trovate originali, dal backbeat al double time. Nessuno in poche parole poteva sostituirli e Free seppe trovare il proprio segmento grazie alla moltiplicazioni dei propri talenti.
La loro fu una stagione fortunata: giusti al posto giusto si giocarono tutte le carte subito e bene. Al tempo della pubblicazione del primo album, “Tons of Sobs” del marzo 1969 nel loro set erano già presenti canzoni dal successivo “Free” come la bellissima “Broad daylight” in cui il gruppo si cimenta in harmony vocals mentre Andy Fraser passava alla chitarra ritmica e Paul Rodgers al basso.
Il doppio cd che documenta le numerose sedute presso la BBC del gruppo è una raccolta pregevole e una occasione importante per ripassare gli eventi, l’arte e il momento perfetto dei quattro. Nonostante la difficoltà a reperire le registrazioni dalle fonti ufficiali ( la BBC ha purtroppo smantellato numerose sedute dell’epoca ) ciò che resta – grazie ai collezionisti e alla collezione privata di Paul Kossoff messa a disposizione dal padre – si è fatto un ottimo lavoro per restituire in pieno la carezza e il pugno dei Free.
Ciò che viene subito alla luce è la maturazione dei quattro : la prima session. Luglio 1968 “Waitin’ for you “, risale a soli quattro mesi dalla formazione della band ( denotando il “fiuto” del produttore del programma Top Gear, Bo Andrews ). Mentre la seconda è del Novembre 1968 con l’inedito strumentale “ Sugar for Morrison “ in onda nel celebre World Service Rythm & Blues di Alexis Corner. In queste due sedute abbiamo un gruppo di solido English blues ( luglio 1968 ) che scala le vette della psichedelica ( Novembre 1968 ) grazie all’intrepido virtuosismo di Koss.
Le sedute successive, quelle del Marzo 1969, mostrano però il gruppo completamente rivoluzionato e maturato. Un miracolo di coesione e originalità si è compiuto in quei soli quattro mesi che distanziano la seconda seduta dal Top Gear del marzo 1969, stesso mese di pubblicazione del disco d’esordio. Impossibile spiegare se non ascoltando il cd : la scrittura si è lasciata dietro il blues classico, i quattro hanno imparato ad ascoltare ed ascoltarsi ed hanno scoperto il punto di non ritorno. Dall’attacco sentenzioso di “I’m Mover” con quel ”Listen” nell’incipit a richiamare l’attenzione all’apertura strumentale che divide le strofe i Free comunicano al proprio pubblico che hanno cambiato marcia.
Meravigliosamente scintillanti in una visione del Blue inglese che nessuno aveva Rodgers, Kossoff, Fraser, Kirke riuscirono a” doppiarsi”da soli prima che il grande pubblico li scoprisse, colpo di fortuna per il lavoro di qualsiasi addetto alla promozione !, evitando shock ai fans. Quando ( sempre nella seduta del marzo 1969), in una atmosfera surreale per il blues, Rodger e Kossoff intonano “Over the Green Hills” con il basso di Fraser che li segue armonicamente e le armonie tutte inglesi a fare da corona, è chiaro che i Free sono destinati ad altro che il blues il britannico. La “ Song of yesterday” buca gli speaker per ricordarci che, fra i quattro Free, soprattutto Rodgers, esiliato a Londra dall’industriale Middlesbrough nell’estate 1967 insieme all’amico batterista Pete Thomas ( Elvis Costello’s Attractions & Imposters, nei settanta Chili Whili ), non aveva nessuna intenzione di perdersi qualsiasi possibilità potenziale di scalare le classifiche inglesi ( come sarebbe successo nell’estate settanta con il massivo successo di “All Right now” ). Il brano conclusivo della seduta, “Broad daylight” , primo singolo del gruppo, suona a quel punto già come un piccolo inno di vittoria.
I Free hanno capito che si può essere giovani e sfacciati e fingere sulle proprie certezze. E’ questo il segreto che risiede nel secondo album, “Free” dell’ottobre 1969, quello che è il seme del grande “Fire and Water”, un disco che è molto più di “All Right Now “.
La seduta del dicembre 1969 è fra quelle presenti nel cd doppio ( il secondo è costituito da due “In concert2 del gennaio e Luglio 1970, quest’ultimo più vicino al celebre “Free live” pubblicato quando la band era ancora in attività.
“I’ll ba creepin’”,affrontata con la autorevolezza e la rilassatezza del gruppo competente è un piccolo gioiello di dinamica, la meno conosciuta”Double on Trouble Time”, un brano che non avrebbe sfigurato nel repertorio dei primi Led Zeppelin, oggi meno interessante di quando ascoltata la prima volta mentre “Mouthful of Grass” è la più importante fra le scoperte del cd. David Clayton, autore della biografia del gruppo “Heavy Load “( per contatti HYPERLINK "mailto:bookoffer@aol.com" bookoffer@aol.com) afferma che non esistono altre versione dal vivo di questo pastorale brano dal sapore inglese ma intriso di country-soul dilatato e disperso. Clayton afferma che nella registrazione il line è il seguente : Simon Kirke al basso, Andy Fraser alla chitarra acustica elettrificata, Paul Kossoff alla elettrica. Un esperimento ben riuscito che i Free dovettero eliminare dalla scaletta dei loro concerti a causa dell’intimità della performance, del successo della band e del rumoreggiare di un pubblico sempre più vasto, che accorreva per la hit numero uno dell’estate 1970, quella “All Right Now” che i quattro presentano per la prima volta dal vivo alla BBC nel Giugno 1970, insieme alla non meno convincente “Fire and Water”, con la freschezza di chi ha appena composto un nuovo brano per un disco non ancora pubblicato .
I Free torneranno una sola volta ancora negli studi della BBC nell’aprile 1971, a tre mesi dalla pubblicazione del sottovalutato “Highway”(Gennaio 1971) e a due mesi dal loro scioglimento, annunciato al termine della tournee australiana, nel maggio 1971.
Le droghe cominciano a farsi sentire su Paul Kossoff che suona sempre più contratto e su Paul Rodgers che virgola alla maniera dei soul men neri del tempo. Ma è una fine gloriosa, senza decadenza. “Be my friend” ( 2 take, il secondo lunghissimo con un feeling soul eccellente), “Ride on pony” ( 5 take per prenderla giusta ), e una inusuale “get where i belong” denotano un gruppo che avrebbe avuto molto altro da dire ma che preferì fermarsi lì nel nome dell’onestà. Una scelta che si sarebbe dimostrata vincente negli anni e che li avrebbe portati nell’olimpo delle grandi bad inglesi di sempre. La semplicità e l’urgenza di queste BBC session ne sono dimostrazione lampante.


Ernesto de Pascale

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