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DANNY “MUDCAT” DUDECK: UN “PESCEGATTO” IN BLUES

Il nuovo tour europeo di Mudcat toccherà anche l'Italia: l'appuntamento è al Nidaba Theatre di Milano lunedì 12 novembre 2007!

Interprete coinvolgente e appassionato, Danny "Mudcat" Dudeck (www.mudcatblues.com)è un brillante chitarrista di Atlanta GA nel cui stile il blues del Delta del Mississippi e quello della Piedmont Area si amalgamano a elementi cajun, rockabilly e gospel, dando vita a una miscela musicale unica
ed esplosiva. Un grande talento, quello di Danny, a proprio agio tanto nei piccoli clubs quanto sui palchi dei Festivals di mezzo mondo, da solo o al fianco di personaggi come Taj Mahal, Dickey Betts o Derek Trucks, tanto per citarne alcuni. Ad accompagnarlo stavolta è una formazione "intercontinentale": Bika "Bika" Pierre al basso [Cameroon], Merlyn alla batteria [Francia] e Yoshito all'armonica [Giappone]. Da non perdere.


L’INTERVISTA

di Massimo Baraldi


Chi pensa al blues come ad un distillato di malinconie probabilmente non ha mai avuto occasione di vedere Danny “Mudcat” Dudeck e la sua chitarra in azione!

Nato tra le fanghiglie del Mississippi, il giovane “Pescegatto” ne ha disceso la corrente sino al Delta nutrendosi delle torbide note di cui il fondale è ricoperto, incalzato dai fantasmi di Robert Johnson e Son House, trovando ristoro negli sgangherati e fumosi “juke joint” in cui il blues si esprime nella sua forma più ruspante.

Stabilitosi ad Atlanta GA, nella sua tecnica chitarristica convivono le atmosfere rurali del “Piedmont style”, il gospel, il rockabilly e il cajun. Mudcat è un interprete appassionato la cui dimensione naturale è il palco, e dà l’impressione di trovarsi perfettamente a proprio agio sia nei fumosi clubs da lui tanto amati quanto all’interno degli importanti Festivals ai quali ha partecipato sia nel Nuovo che nel Vecchio Continente.

Quella che segue è la nostra chiacchierata fatta alla vigilia del tour europeo in compagnia di Bika “Bika” Pierre al basso e Julien Audigier alla batteria, gennaio 2007.


MB: Danny, in passato si diceva che un nero è nero, ma un nero che canta il blues lo è due volte. Che mi dici dell’essere un giovane chitarrista bianco con un anima “juke joint”?

DMD: La musica è antirazzista. “Blues” non è che una parola, utilizzata per esprimere la musica delle radici. Il blues è l’esperienza della vita.


MB: Il blues, da un punto di vista tecnico, ha una struttura molto semplice: a far la differenza tra gli artisti è il livello di magia che sanno evocare. Questa potrebbe essere la ragione per cui le registrazioni di personaggi come Sam “Lighting” Hopkins o Son House suonano tuttora come fossero fresche di stampa! Nel tuo lavoro si percepisce lo stesso sapore, è come essere trasportati di peso nell’ “Età dell’Oro” delle Leggende del Blues. Dov’è il trucco?

DMD: Questi artisti sono puri ed esprimono le proprie personalità. Quel che cerco di fare è rimanere onesto nei confronti di me stesso ed esprimermi partendo dalla mia esperienza.


MB: Sei un membro della “Music Maker Relief Foundation”, un’organizzazione no-profit che aiuta i pionieri e gli eroi dimenticati della musica del Sud ad ottenere un riconoscimento, oltre a supportare nei bisogni quotidiani quelli di loro che vivono in condizioni di estrema povertà. Recentemente la fondazione ha pubblicato il doppio CD “The last & lost blues survivors” nel quale suoni al fianco di Cootie Stark, Cora Mae Bryant e molti altri. Quanto importante è stata questa esperienza, per te e per loro?

DMD: Ogni persona che incontriamo ha un profondo effetto su di noi, e imparare da artisti così ricchi è per me una vera benedizione. Per i più anziani… bè, credo che simili esperienze debbano trasmettere loro un senso di valore.


MB: Molte bands preferiscono restare sul lato “mainstream” del blues e suonare i soliti standard, ma sembra che Mudcat si trovi più a suo agio sul lato “paludoso”: sei un grande conoscitore della musica tradizionale americana e nei tuoi concerti possiamo trovare perle del Delta Blues, tesori Cajun e Hillibilly… ti va di parlarne?

DMD: Nella mia testa si mischia tutto quanto! Sono stati i dirigenti discografici a frammentare tutto in categorie. Queste tradizioni sono citate al seguito di una regione, ma in tempi moderni è difficile restare isolati rispetto ai confini di altre aree. I musicisti sono vagabondi, e imparano sempre.


MB: Hai diversi album alle tue spalle, hai suonato ovunque in America e in Europa alternando clubs a festival prestigiosi. Anche se la tua connessione con la musica delle radici è molto forte, sembri viaggiare su un tuo personale binario e avere una chiara idea di dove andare. È appena uscito un tuo nuovo album “Get your house in order”. Lo consideri un punto di arrivo o di partenza?

DMD: Non è che tu possa davvero scindere le due cose. Suppongo che le nuove canzoni siano un po’ più mature rispetto alle precedenti. E trovo quest’ultimo lavoro più soddisfacente dal punto di vista musicale.


MB: Spesso hai accompagnato in tour Taj Mahal! Com’è andata?

DMD: È stata un’esperienza straordinaria dal punto di vista dell’apprendimento. Taj è una persona molto colta, curiosa e con un grande dono per la musica.


MB: Ho avuto modo di assistere alle tue esibizioni in diverse occasioni, sia da solo e in acustico che supportato da una potente band. Il tuo talento nel comunicare e coinvolgere il pubblico è stupefacente: appena fai il tuo ingresso sul palco tutti gli occhi convergono su di te, dopo poche canzoni nessuno fiata più. Pensi che ci sia ancora spazio per la “roots” music oggi?

DMD: Sì, sempre. Queste radici rappresentano la nostra storia.


MB: Cosa pensi dell’attuale scena musicale americana?

DMD: È ancora un calderone estremamente fertile! Sono molto ottimista riguardo le nuove generazioni: nutrono una passione per la musica “tradizionale” che non ha precedenti, combinata ad una possibilità di accesso a tutto ciò che sia mai stato registrato anch’essa senza precedenti!


MB: Parlando dell’interesse verso la “roots music”, vedi qualche differenza tra l’America e l’Europa?

DMD: Convincere molti europei ad alzare il culo dalle sedie era un’impresa dura, fino a dieci anni fa… oggi non riusciamo a tenerli giù dai tavoli!


Atlanta GA 29 gennaio 2007, © Massimo Baraldi

Sito ufficiale: www.mudcatblues.com

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