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LIVE
Cowboy Junkies (feat. Ryan Adams)
Royal Albert Hall, Londra – 10 ottobre 2007

Late night atmosphere for Trinity Sessions revisited. Still glamorous after all these years




Quando le luci si chiudono, la scenografia naturale della Royal Albert Hall scompare e lo storico edificio si trasforma in un club. Non potrebbe essere altrimenti: sul palco ci sono i Cowboy Junkies che ripropongono le Trinity Sessions, un disco importante nella produzione della formazione canadese. Un lavoro che si appresta a compiere 20 anni e che fu registrato nella Holy Trinity Church di Toronto in presa diretta con l'ausilio di un registratore Dat e un solo microfono. Fu la nascita di un suono e di un'atmosfera particolare: i Cowboy Junkies si riproponevano da una parte di rileggere il folk americano, il rock e il blues seguendo le lezioni di grandi maestri come il conterraneo Neil Young, mentre dall'altra le Trinity rappresentavano una sorta di riflessione sulla musica che stava intorno a loro. Una riflessione cupa, fatta di tematiche forti ma anche di note che sapevano colpire al cuore. Un’atmosfera da tarda notte, come confermato dal chitarrista Mike Timmins nell’intervista precedente al concerto e sottolineata da Margo, cantante e sorella di Mike, sul palcoscenico. La loro vita musicale, come quella dell’altro fratello Peter (batterista) e del bassista Alan Anton non sarebbe stata più la stessa. Ed ecco dunque che due decenni dopo, le Trinity Sessions sono state recuperate nel più recente album Trinity Revisited (Cooking Vynil) festeggiato con un tour.
Si vede subito che Margo e Mike sono i direttori musicali della formazione: ma con loro c’è uno degli ospiti del disco che eccezionalmente è con il gruppo in questa occasione. E’ quel Ryan Adams considerato uno dei migliori songwriter attualmente in circolazione. Adams è il perfetto contraltare strumentale di Mike in uno stile complesso, dalle varie influenze. D’altra parte Trinity Sessions è un album prevalentemente di cover, a partire dalla tradizionale Mining for Gold che Margo interpreta con grande autorevolezza vocale. Ma tutti i brani sono scelti per descrivere un’atmosfera onirica, di riflessione, come se la chiesa dove l’album è stato registrato abbia condizionato il repertorio. Blue Moon Revisited (Song fo Elvis) diventa come una preghiera, mentre nella celeberrima Sweet Jane di Lou Reed si riescono a limare i momenti più duri. Belli e intensi anche i momenti blues come I’m So Lonesome I Could Cry e Working on a Building. Sono brani che riempiono in tutto un’ora e mezzo di concerto celebrativo, con il finale Walking After Midnight di grande intensità strumentale. Dopo tutto ciò è stato anche difficile scegliere i bis: uno è stato preso dal repertorio di Adams, un altro dall’album in studio At The End of Paths Taken del 2007. E l’atmosfera delle Trinity si era già un po’ perduta. D’altra parte il pubblico voleva assistere a un rito ben preciso, consumato in uno dei templi della musica.

Michele Manzotti

La recensione di Ernesto de Pascale

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