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SPECIAL

Joe Stilgoe
Underbelly Belly Laugh, 18 agosto 2011

Enjoy the powerful sound of piano with a taste of cabaret

Mettere  insieme un classico jazz con Hit the Road Jack, il tema dei telefilm di Benny Hill, l'Ouverture 1812 di Caikovskij oltre a qualche altro motivo sparso. Impossibile? Per Joe Stilgoe no.  Ma il pianista non si era preparato questo mix appositamente, aveva chiesto i temi direttamente al pubblico. One Hour è lo spettacolo che Stilgoe ha portato al Fringe e che viaggia su due binari paralleli: quello strettamente musicale e  quello dell'intrattenimento che sfocia nel cabaret. Tra i due preferiamo il primo, perché Stilgoe ha un talento immenso. Chino sul pianoforte dall'età di cinque anni ha fatto tutta la gavetta necessaria (navi e alberghi) per imparare e a suonare di tutto e di più. Per questo può permettersi di giocare e dialogare con il pubblico. Ma è anche vero che Stilgoe ha dimostrato di avere belle canzoni nel cassetto come la swingante I Like This One o come la ballata   ispirata al film The Apartment con Jack Lemmon, e a parer nostro può iniziare a seguire la strada di illustri connazionali, avendo dalla sua una grande comunicativa. Per quanto riguarda One Hour ricordiamo anche che Stilgoe si è esibito al contrabbasso ed è stato artefice di  un’interpretazione pianistica di Take the A Train come se l'avesse riletta Spike Jones, a tutta velocità. In Italia potrebbe funzionare.

Intervista a Joe Stilgoe

One Hour è uno spettacolo diverso da un normale show musicale, come mai questa scelta?

“Non volevo affrontare il pubblico con un programma totalmente incentrato sulle mie canzoni, lo vedevo come un fatto poco rispettoso nei confronti di chi mi viene ad ascoltare”.

Lei si esibisce generalmente da solo?

“Abitualmente lo faccio con un trio, insieme a contrabbasso e batteria, mentre a volte allargo la formazione a un quintetto”.

Jazz e cantautorato, qual è la sua formazione?

“Sono partito dall'amore per i grandi pianisti del jazz, assimilandone il loro stile, a partire da Fats Waller. Ma non posso non essere influenzato dai grandi pianisti e autori come Elton John e Billy Joel, che fanno parte dei miei ascolti”.

In questa epoca di suoni campionati, quanto conta ancora il suono del pianoforte?

“Tanto, anche se talvolta compongo i miei brani alla chitarra. Non c'è niente di più potente delle sonorità che possono nascere dallo strumento”.

Michele Manzotti    

Special Fringe Festival 2011

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